A Napoli don luigi merola denuncia l’abbandono familiare come terreno fertile per la camorra

A Napoli don luigi merola denuncia l’abbandono familiare come terreno fertile per la camorra

Don Luigi Merola denuncia come la fragilità delle famiglie a Napoli favorisca il reclutamento dei giovani nella camorra, sottolineando l’importanza di un nucleo familiare stabile per prevenire violenza e criminalità.
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Don Luigi Merola denuncia come la fragilità familiare nei quartieri difficili di Napoli favorisca il reclutamento giovanile nella camorra, sottolineando l’importanza di una famiglia stabile per prevenire violenza e criminalità. - Gaeta.it

La crisi delle famiglie a Napoli si riflette in modo drammatico sulla vita dei giovani dei quartieri più difficili. Don Luigi Merola, ex parroco di Forcella e fondatore dell’associazione “A voce d’e creature“, affronta da anni la realtà delle strade dove la criminalità organizzata trova terreno fertile. In questo contesto, emerge il legame stretto tra mancanza di un nucleo familiare stabile e la crescita della violenza giovanile. Le sue osservazioni sulla necessità di una famiglia che offra guida e affetto prendono spunto anche dalle parole di papa Leone XIV, rileggendo il tema sotto una luce attuale e urgente per Napoli.

Il legame tra famiglie fragili e reclutamento nella camorra

Don Luigi Merola conosce bene come la camorra e altre mafie puntino sui ragazzi senza un sostegno familiare vero. Lo ha spiegato chiaramente: i clan non cercano “adulti” ma “figli di nessuno”. Giovanissimi che non trovano una guida in casa diventano prede per le organizzazioni criminali. Se un padre è già coinvolto con la mafia, è quasi certa la continuazione di questa scelta nel figlio, che segue le orme del genitore senza alternative. Si tratta di un ciclo che si ripete di generazione in generazione, alimentato dalla mancanza di una figura di riferimento che insegni un percorso diverso. Nel quartiere di Forcella, don Merola ha visto come questo fenomeno si traduca in situazioni di violenza quotidiana, rapine e sparatorie tra adolescenti, spesso senza motivo. Il legame tra abbandono familiare e adesione alla criminalità si manifesta nella disperazione e nella ricerca di appartenenza laddove la famiglia non c’è.

La famiglia come base per valori e protezione

Secondo don Merola, la famiglia deve accogliere i ragazzi, controllarli e trasmettere valori solidi. Nei quartieri napoletani, molti adolescenti vivono in un vuoto affettivo che rischia di farli cadere nella violenza. Il sacerdote racconta di un giovane che gli ha confidato di non avere nessuno che si preoccupi davvero di lui. In assenza di questa presenza, la criminalità diventa quel sistema che “riempie” il vuoto. Non si tratta solo della presenza fisica di un padre e di una madre tradizionali. Merola evidenzia che anche famiglie con modelli tradizionali possono non trasmettere nulla se manca la coerenza educativa. I ragazzi sono attenti ai comportamenti reali di chi li circonda: se chi dovrebbe essere un punto di riferimento non è credibile, questi si allontanano dai valori che dovrebbe insegnare. Per questo il sacerdote sottolinea l’importanza di un’educazione genuina, che unisca amore e disciplina, per mettere un freno alla crescita della violenza e della criminalità.

Le istituzioni non possono sostituire il ruolo della famiglia

Don Merola ribadisce che scuole, comunità e assistenti sociali non bastano a colmare il ruolo centrale di una famiglia. Anche nei casi di ragazzi adottati, il bisogno di conoscere le proprie radici biologiche resta forte, pure se quei genitori non sono stati modelli positivi. La famiglia rappresenta, per un giovane, la propria identità e la base da cui trarre forza. Dunque, l’assenza o la fragilità di questo nucleo crea una ferita profonda. Le parole del papa Leone XIV, richiamate dal sacerdote, evidenziano come oggi più che mai serva un impegno concreto per sostenere e ricostruire famiglie che riconquistino quella stabilità capace di proteggere i giovani e guidarli nei momenti critici. A Napoli, questo fenomeno si combina con una realtà fatta di violenza e insicurezza che fa sentire i ragazzi soli, pronti ad essere assorbiti dal sistema mafioso.

Un appello per tornare al cuore della famiglia

Non si tratta solo di difendere una definizione tradizionale della famiglia ma di riscoprirne la funzione sociale e affettiva. Don Merola invita a guardare oltre le parole: si deve ritrovare la casa come luogo di accoglienza, il cuore che nutre e la verità che guida. In una città come Napoli, segnata da una lunga storia di criminalità organizzata, questa riflessione acquista un peso concreto. Solo tornando a investire nella famiglia si potrà, a suo parere, frenare la diffusione della camorra tra i più giovani. Nel frattempo, però, la mafia continua a muoversi tra i vicoli, pronta a raccogliere i ragazzi che non trovano altra protezione. L’allarme lanciato dai protagonisti di questa lotta rappresenta un dato di realtà da tenere presente.

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