Un’indagine condotta a milano ha portato alla luce un caso di violenza sessuale di gruppo ai danni di diverse ragazze. Due uomini, tra cui un medico radiologo in pensione di 71 anni, accusati di aver organizzato un falso centro medico per adescare giovani donne con la promessa di partecipare a video promozionali. Le cosiddette visite si trasformavano in abusi sessuali, spesso filmati di nascosto. Ecco i dettagli dell’inchiesta e della messinscena che ha ingannato molte vittime.
Le indagini scattate dopo la denuncia di una giovane donna
Nel giugno 2024 una ragazza ha denunciato ai carabinieri sospetti abusi subiti in una struttura che si presentava come una clinica medica. Scavando nelle comunicazioni del “Centro Clinica Italia”, i militari hanno riscontrato che almeno 135 ragazze avevano risposto agli annunci pubblicati online. L’offerta prevedeva un compenso in cambio della partecipazione a filmati sanitari promozionali. Di queste giovani, sei hanno subito le visite durante le quali sono avvenuti gli abusi, mentre tre hanno avuto incontri ripetuti nel tempo. Altre hanno capito subito il raggiro e si sono sottratte.
Le investigazioni hanno però evidenziato una possibile maggiore diffusione e altri contatti potrebbero essere passati attraverso canali non ancora tracciati. Il materiale sequestrato comprende decine di video girati all’insaputa delle vittime durante quegli incontri, confermando la natura criminale delle azioni. Gli accertamenti si sono concentrati anche sulle chat e sulle piattaforme usate per contattare le ragazze, per ricostruire la portata degli episodi.
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La finta clinica e la struttura dell’inganno
I due indagati hanno preso in affitto un immobile nel cuore di milano con l’intento di simulare una vera struttura sanitaria. L’ambiente era allestito per apparire credibile, con stanze adibite a visite mediche. Le vittime erano convinte di trovarsi in un centro serio, grazie a una messinscena accurata. I due uomini fingevano identità femminili nelle comunicazioni, rassicurando le ragazze sulla presenza di dottoresse durante i falsi appuntamenti. Questa strategia serviva a mettere le vittime a proprio agio e a rendere la truffa più credibile.
Il medico radiologo in pensione, spacciandosi per ginecologo, eseguiva le cosiddette visite, che finivano con abusi di natura sessuale. Il complice più giovane si occupava invece di registrare tutto via video. Queste immagini erano raccolte per scopi pornografici, secondo le accuse mosse dal giudice che ha disposto gli arresti domiciliari. L’intera attività è stata descritta come seriale e pianificata, con metodi studiati per ingannare e sfruttare le ragazze.
Le accuse e la misura cautelare eseguita
L’accusa principale nei confronti dei due uomini è violenza sessuale di gruppo. Entrambi sono finiti agli arresti domiciliari dopo che i carabinieri hanno riferito al giudice elementi che dimostrano un comportamento reiterato nel tempo e finalizzato a ottenere materiale video pornografico sotto falso pretesto. Il giudice ha sottolineato come i due avessero un modus operandi ben definito, di una certa durata, e come avessero scelto le vittime con metodi mirati, beneficiando di una struttura fittizia per attirarle.
Oltre alla violenza, ha pesato anche la circostanza delle registrazioni non autorizzate, che aggravano le accuse. Gli arrestati frequentavano chat con contenuti sessuali e gestivano la comunicazione con le vittime in modo da mantenere il controllo e la copertura. La condotta dei due è stata giudicata particolarmente grave dal punto di vista penale e sociale, viste le modalità e il numero di potenziali vittime coinvolte.
Riflessi sulla sicurezza e sulla tutela delle vittime
Il caso a milano richiama l’attenzione su come la promessa di guadagni facili possa attirare donne giovani in situazioni rischiose. La truffa della finta clinica dimostra come siano necessari strumenti efficaci per riconoscere e bloccare queste iniziative criminali. L’accertamento e il sequestro del materiale video fanno emergere anche la preoccupazione per la diffusione di immagini private senza consenso.
Le autorità hanno invitato a segnalare situazioni sospette e hanno ribadito l’importanza di verificare l’effettiva esistenza e la legalità delle strutture a cui ci si rivolge per visite o lavori. Sono allo studio iniziative per migliorare la prevenzione nei canali online dove tali offerte vengono pubblicizzate. Il fenomeno riguarda un aspetto delicato della sicurezza personale e della dimensione digitale, che resta al centro delle indagini.