La città di Milano accoglie una nuova scultura monumentale in cartapesta, che sostituisce la balenottera azzurra distrutta qualche settimana fa. L’installazione, realizzata dall’artista Jacopo Allegrucci, rappresenta un elefante della Namibia, uno degli animali più minacciati. L’opera anticipa altre due sculture della stessa serie, accomunate dal tema della fragilità delle specie animali e delle diseguaglianze globali, esposte negli spazi esterni di Triennale Milano nei prossimi mesi.
La scultura dell’elefante come simbolo di vulnerabilità ambientale
Il 14 luglio scorso, una balenottera azzurra in cartapesta, parte della serie “La fragilità del futuro” di Jacopo Allegrucci, è stata danneggiata da un atto vandalico davanti a Triennale Milano. Questa scultura aveva già attratto l’attenzione per la sua enorme dimensione e per il messaggio sull’estinzione delle specie marine. Ora, al suo posto, è stata collocata l’elefante della Namibia, un’altra figura significativa che richiama la fragilità degli animali minacciati. La scelta di quest’animale non è casuale: questi elefanti sono considerati vulnerabili a causa del bracconaggio e della perdita dell’habitat naturale.
Il valore simbolico della cartapesta
Il materiale, la cartapesta, evidenzia la delicatezza dell’opera e ne rafforza la funzione simbolica. La natura effimera della cartapesta si sposa con il tema centrale dell’esposizione, che punta a mettere in luce i rischi di un futuro in cui molte specie potrebbero scomparire. L’opera è riuscita a richiamare l’attenzione tanto dei passanti quanto di esperti di ambiente e cultura, collocandosi in un luogo pubblico molto frequentato come Triennale Milano.
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Il ruolo di triennale milano nella promozione della mostra sulle diseguaglianze
Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, ha espresso in una nota il valore simbolico dell’elefante della Namibia. Boeri ha sottolineato il forte legame tra la fragilità di queste creature e il tema della grande esposizione internazionale che Triennale ospita. L’esposizione intitolata “Inequalities” si concentra sulle disuguaglianze in ambito sociale, economico e ambientale, evidenziando come queste disparità si ripercuotano spesso sugli ecosistemi e sulle specie animali.
Una fusione tra arte e riflessione sociale
Collocare opere d’arte che rappresentano animali a rischio estinzione all’ingresso di Triennale crea un ponte diretto tra arte e riflessione sociale. In questo modo, visitatori e passanti si confrontano con un messaggio immediato, che anticipa i contenuti della mostra e invita a una riflessione attiva sul futuro del pianeta. Il motto del progetto di Allegrucci, “la fragilità del futuro”, diventa così un richiamo concreto per chi frequenta gli spazi milanesi.
Il programma delle prossime installazioni e il progetto artistico di allegrucci
L’elefante della Namibia è la prima di quattro creature animate dalla mano dell’artista Jacopo Allegrucci destinate a comparire davanti a Triennale Milano nei prossimi mesi. A partire dal 3 settembre, sarà la giraffa di Rothschild a prendere il posto dell’elefante, rimanendo in esposizione fino al 5 ottobre. Successivamente, dal 6 ottobre al 9 novembre, sarà possibile ammirare l’ippopotamo, sempre realizzato in cartapesta.
Un messaggio di tutela e delicatezza
Questa serie racconta la vulnerabilità di specie diverse e mette in luce l’importanza di tutelare il patrimonio naturale a rischio. Allegrucci ha scelto la cartapesta per trasmettere un senso di delicatezza e provvisorietà, che ben si lega al tema della mostra ospitata da Triennale. L’esposizione “Inequalities” rappresenta una piattaforma dove arte e temi ambientali si incontrano per stimolare l’interesse pubblico sulla crisi ecologica e sociale odierna.
Triennale Milano conferma così la sua vocazione a promuovere iniziative culturali che coinvolgono la comunità, aprendo spazi di dialogo e sensibilizzazione in luoghi urbani accessibili. Le sculture monumentali di Allegrucci diventano tappe di un percorso visivo e riflessivo sui pericoli che incombono su specie animali e, più in generale, sul pianeta.