Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: confessione choc della psicologa

Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: confessione choc della psicologa

La psicologa Maria Affinito testimonia sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, rivelando un sistema di copertura e violazioni dei diritti dei detenuti, sollevando interrogativi sul sistema penitenziario italiano.
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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: confessione choc della psicologa - Gaeta.it

La testimonianza di Maria Affinito, psicologa del carcere di Santa Maria Capua Vetere, arrebba alla luce dettagli inquietanti riguardo alle violenze subite dai detenuti nel penitenziario casertano. Durante il processo riguardante gli eventi del 6 aprile 2020, in cui oltre cento tra agenti e funzionari sono accusati di gravi reati, Affinito ha ammesso di aver firmato un verbale che conteneva affermazioni false, svelando un sistema che ha cercato di nascondere la verità.

La testimonianza cruciale di Maria Affinito

Maria Affinito, che all’epoca lavorava nel carcere con un contratto a convenzione, è stata sentita come testimone in un processo che ha suscitato forti polemiche in tutta Italia. Il suo ruolo era fondamentale, poiché aveva in carico il detenuto Hakimi Lamine, un uomo finito in isolamento dopo le violenze che hanno segnato il penitenziario. La psicologa ha ammesso di aver firmato un verbale che riportava “cose non vere”, mettendo in discussione l’integrità delle procedure adottate nel carcere.

Hakimi Lamine, dopo l’isolamento, è morto il 4 maggio 2020. La sua morte è stata attribuita a 12 tra gli imputati coinvolti nel processo, accusati di aver causato la sua scomparsa attraverso le torture. La confessione di Affinito è particolarmente significativa poiché getta un’ombra su come le informazioni siano state gestite e manipolate dalle autorità carcerarie per sviarsi dalle responsabilità.

L’isolamento e le violazioni procedurali

Un aspetto centrale delle dichiarazioni di Affinito riguarda il modo in cui è stato gestito l’isolamento di Hakimi e di altri detenuti. Secondo la testimonianza, dopo le violenze del sei aprile, la direzione del carcere decise di isolare tre detenuti, tra cui Lamine. Nonostante la necessità di applicare un regime di isolamento per un periodo limitato, Affinito ha rivelato che i vertici del carcere giustificarono un prolungamento dell’isolamento a causa della mancanza di posti in celle singole, affermazione contestata dagli atti.

Le regole prevedono che i detenuti sottoposti a isolamento abbiano il diritto di essere trasferiti in celle comuni dopo quindici giorni. Tuttavia, in questo caso, il periodo di isolamento è stato esteso senza giustificazioni credibili, scadendo il 21 aprile. La testimonianza di Affinito contribuisce a delineare un quadro allarmante, in cui le procedure legali e la protezione dei diritti dei detenuti sembrano essere state sistematicamente ignorate.

Il ruolo del sistema penitenziario

La questione delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere non è un caso isolato; solleva interrogativi sull’intero sistema penitenziario italiano. Le rivelazioni emerse durante il processo indicano un ambiente dove le violazioni sembrano avvenire in un contesto di impunità, dove le voci dei detenuti non vengono ascoltate e le pratiche scorrette vengono coperte con la complicità di figure professionali come psicologi e medici.

In questo scenario, è chiaro che il sistema penitenziario richiede una revisione urgente. È fondamentale che le testimonianze dei professionisti coinvolti siano ascoltate e che le violazioni di diritti umani vengano affrontate con serietà. La fiducia nel sistema giuridico è minacciata da queste rivelazioni, chiamando in causa la responsabilità di tutti gli attori coinvolti nel mantenimento della legalità e del rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti.

Le parole di Maria Affinito rappresentano un importante passo verso la verità e la giustizia per Hakimi e per gli altri detenuti coinvolti. La società attende ora risposte chiare e azioni concrete per evitare che simili abusi possano ripetersi in futuro.

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