Un grave episodio di violenza ha scosso il pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria di Torino nelle prime ore tra il primo e il 2 luglio 2025. Cinque infermieri sono stati aggrediti da un gruppo di persone coinvolte in una faida familiare, all’interno stesso della struttura sanitaria. Tra urla, inseguimenti e momenti di caos, il personale sanitario ha dovuto fronteggiare una situazione fuori controllo tra i corridoi del reparto.
I fatti della notte: come è iniziato il caos al pronto soccorso
Tutto è cominciato quando un giovane rom è arrivato al pronto soccorso accompagnato dalla madre, portando una ferita alla testa. Da subito è emersa la tensione: l’infermiere di turno ha riferito che probabilmente il ragazzo era stato colpito con una bottiglia. Pochi minuti dopo, un altro gruppo si è presentato trascinando un uomo ferito e sanguinante, vittima di un incidente stradale avvenuto poco prima su corso Grosseto: un furgone lo aveva investito e scaraventato contro il muro dell’ospedale.
L’uomo, in condizioni gravissime, mostrava segni evidenti di sofferenza e difficoltà respiratorie. Le infermiere, impegnate a prestare soccorso, sono state però bloccate dall’aggressività crescente di chi accompagnava i feriti. In particolare, la madre del primo giovane ferito – che è anche la moglie dell’uomo investito – ha aggredito fisicamente una delle infermiere impedendo di effettuare le operazioni necessarie in sicurezza.
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Da questo momento la situazione è degenerata dentro il pronto soccorso. Una faida tra clan rom torinesi, iniziata qualche ora prima in strada con inseguimenti e bottigliate, ha trovato terreno dentro l’ospedale stesso, trasformando le corsie in una zona di guerra.
Violenza e tensione in corsia: infermieri aggrediti e medici barricati
Il personale sanitario è stato preso di mira ripetutamente mentre cercava di prestare soccorso. Una infermiera ha raccontato che una collega ha ricevuto uno schiaffo in faccia senza alcuna spiegazione. Nel frattempo, le persone coinvolte nella faida spingevano selvaggiamente la barella dove si trovava l’uomo ferito, danneggiando apparecchiature e mettendo a rischio le cure.
I medici hanno fatto del loro meglio per stabilizzare l’uomo, ma la situazione sfuggiva al controllo: le urla, le azioni aggressive e il clima di tensione impedivano la piena efficacia delle cure. Solo l’arrivo della polizia è riuscito a riportare una parvenza di ordine, permettendo ai sanitari di intubare il paziente e completare le procedure mediche urgenti.
Anche durante il trasferimento dell’uomo, verso la sala TAC, la violenza è esplosa ancora: la moglie è salita sulla barella urlando, istigando gli altri a seguirla, dando così il via a un inseguimento tra i corridoi dell’ospedale. Solo chiudendo a chiave la porta della radiologia una infermiera è riuscita a bloccare l’accesso, impedendo ulteriori aggressioni.
I danni subiti dal personale e il lavoro rimasto scoperto
L’aggressione ha lasciato cinque infermieri con traumi e contusioni, costretti ad assentarsi dal lavoro per più giorni. A notte fonda, il pronto soccorso si è trovato in difficoltà per i turni scoperti e per il caos diffuso tra i reparti. La caposala ha dovuto intervenire personalmente per garantire la continuità assistenziale, cercando di ricomporre una situazione critica.
Malgrado il disordine, nessun paziente è rimasto senza assistenza. Il personale ha continuato a svolgere il proprio lavoro, anche con la paura e la tensione addosso. I danni materiali all’interno del pronto soccorso sono stati significativi, con apparecchiature danneggiate e arredi distrutti.
Le indagini e il contesto di una violenza sempre più frequente negli ospedali
La polizia ha avviato le indagini affidandole al commissariato Madonna di Campagna, con l’obiettivo di ricostruire i fatti e identificare i responsabili. Le autorità monitorano da tempo l’incremento di episodi violenti all’interno delle strutture sanitarie cittadine.
Il caso di Maria Vittoria non è isolato: gli operatori sanitari, che garantiscono la salute pubblica, spesso subiscono aggressioni fisiche e verbali. I motivi possono essere molteplici, ma in questo caso si tratta di una faida familiare che ha trasferito la sua violenza dentro una sede dove normalmente regnano cura e assistenza.
Ospedali trasformati in luoghi pericolosi per chi ci lavora segnano una drammatica realtà per molte città italiane. Negli ultimi mesi sono aumentate le segnalazioni di episodi simili, chiedendo attenzione urgente delle autorità per la sicurezza del personale sanitario e per mantenere la funzionalità delle strutture.