Il viaggio della memoria offre agli studenti un’opportunità unica di confrontarsi con la storia dell’Olocausto. Recentemente, il sindaco Roberto Gualtieri ha guidato un gruppo di 142 ragazzi romani ad Auschwitz, il noto campo di concentramento, per un’importante esperienza educativa e riflessiva. La visita si è conclusa con una cerimonia commemorativa al muro della morte, dove migliaia di persone hanno trovato la fine della loro vita. Gli studenti, circondati da storie di sofferenza, si sono trovati a combattere con le contraddizioni tra il sacro e il profano che circondano il sito Unesco.
Il significato della Judenrampe
La Judenrampe è il luogo dove i deportati arrivavano tramite treni, affrontando una selezione crudele da parte dei nazisti. Questa fase del viaggio di Gualtieri è stata un momento di profonda riflessione, poiché il sindaco ha descritto l’orrore di quel periodo. Con un vagone storico riprodotto nel campo, i ragazzi hanno potuto toccare con mano un pezzo della memoria dell’Olocausto. La macchina della morte nazista viene presentata attraverso racconti e testimonianze, che hanno colpito profondamente i giovani visitatori, costretti a esplorare il significato di tali eventi tragici che ripetutamente sembrano attuali.
Oswiecim, cittadina polacca con circa 35.000 abitanti, ospita i resti assustanti di Auschwitz, Birkenau e altri lager. Gli studenti si sono resi conto che la storia può essere disturbante, e la scelta di visitare questi luoghi rappresenta un impegno per la memoria e la sensibilizzazione. La parte più inquietante della visita è stata affrontare la complessità della memoria storica in un contesto dove una normale vita quotidiana si intreccia con tali atrocità.
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La lotta per la memoria: villette vicino al lager
L’area vicino ad Auschwitz è diventata oggetto di dibattito pubblico per la costruzione di villette residenziali. Questi edifici, autorizzati e approvati, sorgono a pochi passi dal campo di concentramento, sollevando interrogativi sul rispetto della memoria storica. Gualtieri ha evidenziato l’urgenza di proteggere il sito come un luogo di commemorazione, in netto contrasto con questa modernità inopportuna. La realizzazione delle villette è stata considerata una profanazione, sollevando preoccupazioni su come il passato possa essere manipolato a fini commerciali.
Lo storico Marcello Pezzetti ha commentato sull’apparente normalità in cui è immerso il territorio attorno ad Auschwitz, ricordando che in passato l’orrore si svolgeva mentre la vita continuava normalmente. Oggi, a pochi passi dal campo, si possono trovare negozi di souvenir che offrono gadget turistici che banalizzano un passato doloroso. Le calamite raffiguranti il tristemente noto cartello “Arbeit Macht Frei” e altri simboli inquietanti rappresentano un uso commerciale della memoria. La vendita di questi oggetti, senza condanne esplicite, riflette una distorsione del significato di ciò che è accaduto in quegli anni.
Le emozioni degli studenti di fronte all’orrore
La visita ai campi di sterminio ha avuto un impatto profondo sugli studenti, che hanno assistito a testimonianze visive e storiche. In particolare, la camera a gas ha suscitato forti reazioni tra i ragazzi, testimoniando l’intensità e l’assurdità delle atrocità avvenute in quel luogo. Alcuni di loro, come Alessia, hanno notato i segni di graffi sui muri, segni indelebili di una storia che molti vorrebbero dimenticare. Altri, come Angelica, hanno trovato difficile accettare la visione di oggetti personali accatastati, simbolo della devastazione inflitta alle vittime.
Anche Anna, una studentessa polacca con una storia familiare legata all’Olocausto, ha sottolineato l’importanza di riconnettersi con le proprie radici. I ragazzi hanno affrontato una realtà dura non solo parlando di storia, ma anche esplorando il presente chiaro di sentimenti di antisemitismo che permeano ancora oggi. La visita ai campi ha rappresentato non solo un momento educativo, ma anche un’opportunità per riflettere su come la memoria storica possa illuminare il presente e riguardare il futuro.