La strage di Ustica continua a sollevare interrogativi e controversie a quasi quarant’anni dall’incidente aereo che costò la vita a 81 persone. Recenti ricerche e testimonianze hanno riaperto il dibattito, ponendo in discussione la narrazione ufficiale. Emilio Carelli, direttore dell’Espresso, ha presentato nel numero in edicola un’analisi approfondita che propugna la tesi secondo cui il DC-9 non sarebbe stato vittima di un attentato né di un missile, ma piuttosto colpito da un caccia americano.
La ricostruzione dell’incidente
Secondo l’editoriale di Carelli, tutti i segni lasciati dal velivolo prima del disastro portano a valutare che un caccia americano avrebbe urtato il DC-9 in volo. La perizia tecnica e le testimonianze raccolte confermano che non ci siano tracce di esplosioni, né interne né esterne all’aereo. Questo suggerisce una dinamica completamente differente rispetto a quanto formulato in precedenza. Carelli sottolinea che l’inchiesta condotta da Paolo Biondani rappresenta un’inversione di rotta significativa nel modo in cui si percepisce l’incidente di Ustica e la responsabilità degli eventi di quel fatidico 27 giugno 1980.
L’omertà delle informazioni
Un aspetto centrale dell’inchiesta è l’evidente insabbiamento di informazioni vitali. Carelli afferma che documenti e registrazioni cruciali sono stati rimossi o occultati. Questa mancanza di trasparenza ha generato un contesto in cui la verità rimane sfuggente. La facilità con cui sono spariti dati raccolti durante le indagini è emblematica di un tentativo deliberato di mantenere il silenzio. L’editoriale descrive la situazione come un “silenzio assordante”, evidenziando che è fondamentale esaminare ciò che è veramente accaduto per restituire una giustizia a chi ha perso la vita e a chi ancora cerca risposte.
Dettagli allarmanti e nuovi indizi
Un elemento di particolare rilievo emerso dall’inchiesta è la punta deformata dell’ala destra del DC-9, segno di un impatto con un oggetto solido. In aggiunta, è stato scoperto un contenitore di carburante vicino al relitto, contenitore caratterizzato dalla punta azzurra utilizzata dai caccia della portaerei Saratoga, schierati nel Tirreno quel giorno. Questi dettagli sollevano interrogativi sulla narrazione prevalente e suggeriscono la necessità di rivedere le conclusioni precedentemente accettate riguardo alla strage.
Riabilitazione di Itavia
Carelli esprime l’intenzione di rendere omaggio alle vittime e di ripristinare l’immagine di Itavia, la compagnia aerea coinvolta nell’incidente. Inizialmente screditata con l’ipotesi di un “cedimento strutturale” – che risulta ora infondata – l’azienda richiede una rivalutazione del ruolo avuto nell’intera vicenda. L’editoriale chiama a riconoscere la gravità della situazione e l’importanza di una narrazione più accurata e onesta per i familiari delle vittime e per la storia italiana.
Con il nuovo sviluppo, l’incidente di Ustica torna a essere al centro del dibattito pubblico, fornendo uno spunto per riflessioni importanti sulla trasparenza e sulla verità all’interno delle istituzioni.