Un clima di insoddisfazione pervade l’Università Statale di Milano, dove studenti e ricercatori precari hanno sollevato voce e preoccupazioni in occasione della cerimonia di inizio del nuovo anno accademico. Mentre le autorità locali, tra cui il sindaco Beppe Sala e il governatore Attilio Fontana, sono presenti per celebrare l’evento, il collettivo Cambiare Rotta ha deciso di far sentire il proprio dissenso con uno striscione eloquente: “L’Università affonda: Bernini taglia la scialuppe.” Le loro parole evidenziano una situazione critica nel sistema universitario pubblico, caratterizzata da tagli e precarietà.
Le ragioni della protesta
Al centro delle lamentele degli studenti c’è la crescente precarietà della vita universitaria. Attraverso megafoni, hanno messo in luce le difficoltà crescenti che il mondo accademico sta affrontando. “Assistiamo a un progressivo smantellamento dell’università pubblica e del diritto allo studio,” hanno dichiarato con fermezza. Le problematiche evidenziate includono l’aumento delle tasse universitarie e i tagli alla didattica e alla ricerca, che stanno minando le basi stesse dell’istruzione superiore.
Gli studenti sottolineano che i tagli e le misure restrittive non sono simili a decisioni isolate, ma piuttosto a una strategia della classe dominante. Questi elementi sono percepiti come mezzi per trasformare le università in luoghi sotto l’influenza di ideologie politiche e interessi economici, allontanando così le istituzioni dalla loro funzione fondamentale di emancipazione sociale.
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Le sfide della salute mentale e dell’abbandono universitario
Con il progressivo aumento dell’abbandono universitario, gli studenti hanno espresso preoccupazione per il deterioramento della salute mentale dei giovani universitari. “C’è poco da festeggiare – hanno puntualizzato gli attivisti – di fronte a una crescente insoddisfazione e alla crisi psicologica che colpisce molti di noi.” Questa situazione è aggravata da una generale atmosfera di instabilità e incertezza, che influisce su ogni aspetto della vita accademica e sociale.
Le affermazioni degli studenti non si limitano solo ai problemi interni, ma estendono il loro sguardo anche alle politiche esterne dell’università. Sono stati menzionati accordi tra l’ateneo e Israele, nonché collaborazioni con l’industria bellica, che alimentano ulteriormente il malcontento tra gli studenti. Tali legami sono visti come una contraddizione rispetto ai principi di inclusione e giustizia che dovrebbero guidare le istituzioni accademiche.
La manifestazione e il messaggio finale
Durante le manifestazioni, il gruppo studentesco ha esposto un altro striscione significativo: “Basta precarietà in Università. No ddl Bernini.” Questa frase rappresenta una netta opposizione alle riforme proposte dalla ministra dell’Università, che sono interpretate come un ulteriore passo verso il deterioramento dei diritti degli studenti e dei lavoratori del mondo accademico.
Il messaggio è chiaro: gli studenti non intendono subire passivamente le difficoltà, ma si mobilitano per rivendicare un futuro migliore per tutti coloro che partecipano alla vita universitaria. Questa protesta evidenzia una crisi di fiducia nell’operato delle attuali gerarchie accademiche e chiede un ripensamento delle politiche e delle pratiche attuate all’interno delle università italiane, con l’auspicio che possano tornare a essere luoghi di apprendimento, crescita e emancipazione collettiva.