Una giovane mamma di 35 anni, reduce da un delicato intervento chirurgico, ha affrontato una situazione poco comune e seriamente complessa. La paziente, che ha un bambino di 10 anni, ha subito l’asportazione di una grande massa tumorale al Policlinico Gemelli di Roma. Quest’articolo esplora la storia della giovane donna, dalla diagnosi alla convalescenza, raccontando in dettaglio le fasi di un intervento che ha cambiato la sua vita.
La diagnosi e le prime avvisaglie
La storia di questa giovane donna inizia con la contrazione del Covid-19, un evento che ha accentuato i suoi problemi respiratori. Dopo aver notato una crescente difficoltà a respirare, accompagnata da tosse persistente e dolori al torace, decide di consultare un medico. Questo le consiglia di eseguire una radiografia toracica, un esame che rivela la presenza di una massa di dimensioni ingenti.
Maria Letizia Vita, dirigente di Chirurgia toracica del Policlinico Gemelli, ha indicato che il referto della radiografia non lasciava margini per l’ottimismo. La massa tumorale era molto voluminosa. Con l’indicazione di un approfondimento tramite tomografia assiale computerizzata , viene sospettata la presenza di una neoplasia tima. Questo sospetto si concretizza ulteriormente con una biopsia che conferma la diagnosi di timoma, una patologia rara e solitamente diagnosticata in soggetti tra i 40 e i 70 anni.
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Il percorso di cura e le difficoltà affrontate
Dopo la diagnosi, la giovane donna viene presa in carico dai medici oncologi. Tuttavia, viene escluso l’intervento chirurgico immediato, lasciando spazio a cicli di chemioterapia e radioterapia. Malgrado gli sforzi, non si riscontra nessun miglioramento significativo. Sentendosi in una situazione di stallo, decide di consultare il Policlinico Gemelli dove la sua condizione viene riesaminata.
L’approccio adottato dai medici del Gemelli si sarebbe poi rivelato cruciale. Considerando la giovane età della paziente e le circostanze aggravanti della malattia, i chirurghi decidono di valutare la possibilità di un intervento chirurgico. Il timoma, ormai esteso, aveva invaso tutta la parte sinistra del torace, arrivando persino a coinvolgere il cuore e i vasi sanguigni circostanti. Questo contesto ha reso la decisione di operare ancor più complessa e delicata.
L’intervento e la sua svolta decisiva
Il giorno dell’intervento, l’équipe chirurgica al completo ha preparato la paziente. A causa della vastità e della complessità del tumore, è stato necessario adottare un approccio chirurgico comune negli interventi di cardiochirurgia maggiore. Questo ha comportato una sterno-toracotomia sinistra, un intervento di grande impegno che ha avuto una durata di oltre sei ore.
Secondo i chirurghi, il recupero post-operatorio della paziente è stato sorprendentemente positivo. I medici stessi hanno definito il caso come ‘un intervento di ultima spiaggia’, considerando che era stato eseguito all’indomani della conclusione delle terapie oncologiche non efficaci. Con il passare del tempo e gli accertamenti post-intervento, la giovane donna ha commentato di sentirsi rinata, avendo ‘nato due volte’: la prima 35 anni fa in quel stesso ospedale, la seconda al termine di questa esperienza medica.
Questa operazione rappresenta non solo una speranza per pazienti con diagnosi simili, ma anche una dimostrazione delle capacità eccellenti della chirurgia toracica e cardiochirurgica nel gestire casi tanto complessi.