Un gioco da tavolo per aiutare i neet a superare l’isolamento e ritrovare fiducia in se stessi in italia

Un gioco da tavolo per aiutare i neet a superare l’isolamento e ritrovare fiducia in se stessi in italia

Un gruppo di studenti dell’università di Milano-Bicocca lancia Wanderer’s Quest, un gioco da tavolo per supportare il benessere psicologico e le soft skill dei giovani Neet in Italia tramite crowdfunding su ideaginger.it.
Un Gioco Da Tavolo Per Aiutare Un Gioco Da Tavolo Per Aiutare
Un gruppo di studenti dell’Università di Milano-Bicocca ha creato "Wanderer’s Quest", un gioco da tavolo pensato per supportare il benessere psicologico e le competenze sociali dei giovani NEET, con una campagna di crowdfunding su ideaginger.it per svilupparlo e diffonderlo. - Gaeta.it

Un gruppo di studenti dell’università di milano-bicocca ha lanciato un’iniziativa concreta per intervenire sulla condizione dei giovani neet, cioè quelli che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione. Il progetto si fonda su un gioco da tavolo chiamato wanderer’s quest, creato per sostenere il benessere psicologico e le competenze relazionali di questo gruppo spesso invisibile. La campagna di crowdfunding aperta su ideaginger.it mira a raccogliere i fondi necessari per sviluppare e distribuire questo strumento, pensato per favorire l’uscita dall’isolamento e facilitare nuove opportunità di confronto e crescita personale.

La campagna di crowdfunding e gli sviluppi attesi

Il team di wanderer’s quest ha deciso di avviare una raccolta fondi su ideaginger.it, all’interno del progetto buni crowd dell’università di milano-bicocca. L’obiettivo è finanziare tutte le fasi che permettano di completare la produzione del gioco e di predisporre interventi mirati per giovani neet. I fondi raccolti serviranno a stampare copie del gioco da distribuire nelle associazioni che lavorano con questi ragazzi e a supportare la ricerca scientifica su come il gioco possa stimolare il cambiamento motivazionale.

Risultati e futuri utilizzi

In programma c’è anche la pubblicazione e la condivisione dei risultati, così da garantire che l’esperienza acquisita grazie a wanderer’s quest non resti isolata ma diventi facilmente applicabile in altre realtà. Il progetto si propone quindi di essere un esempio replicabile, qualcosa che possa continuare a crescere e migliorare sulla base di nuove esperienze. Il coinvolgimento diretto di giovani neet nelle sessioni di gioco è un punto chiave, per capire davvero come questa modalità possa incidere sulla loro capacità di uscire da situazioni difficili.

Una prospettiva psicologica dietro a wanderer’s quest

Al centro del progetto wanderer’s quest c’è un gioco narrativo e strategico che spinge ogni partecipante a costruire un personaggio con cui vivere avventure immaginate. Queste esperienze simulate sono studiate per preparare i giocatori ad affrontare situazioni della vita reale, esercitando abilità come la comunicazione, il problem-solving e la fiducia in sé stessi. Vittorio Guerrieri, studente di psicologia e leader del team, ha spiegato che il gioco vuole superare il semplice intrattenimento, diventando un vero e proprio strumento psicologico e relazionale. Chi gioca si trova in un ambiente sicuro che stimola il confronto con gli altri, un antidoto all’isolamento dei neet.

Il progetto non si limita a creare il gioco, ma punta a costruire un percorso di accompagnamento che utilizzi le dinamiche del gioco per aiutare giovani fuori dal circuito scolastico o lavorativo. Il team intende sviluppare avanti la ricerca scientifica che studia l’effetto motivazionale e terapeutico di questo tipo di attività, mettendo a disposizione gli strumenti anche per associazioni e comunità impegnate nel sociale. La campagna su ideaginger.it serve per realizzare copie del gioco e pubblicare i risultati, così da permettere la replicabilità del metodo su larga scala.

La situazione dei giovani neet in italia: numeri e difficoltà

Secondo i dati raccolti nel 2023, in italia circa il 16% delle persone sotto i 30 anni rientra nella categoria neet, ovvero giovani che non sono inseriti in percorsi educativi né svolgono un’attività lavorativa. Questo segmento è spesso vittima d’isolamento sociale e soffre di problemi psicologici legati alla mancanza di opportunità e sostegno. Le difficoltà comprendono anche l’incapacità di instaurare relazioni e la perdita di fiducia nelle proprie capacità. La situazione si aggrava perché la formazione disponibile non tiene abbastanza conto delle competenze tecniche e, soprattutto, di quelle trasversali, chiamate soft skill.

Le soft skill includono abilità come la gestione dello stress, la capacità di lavorare in gruppo e la flessibilità, tutte qualità richieste dal mercato del lavoro. Il problema di fondo è la carenza di offerte formative capaci di combinare questi aspetti, oltre alle tradizionali competenze accademiche. Molti giovani neet rischiano di rimanere fuori da qualsiasi circuito produttivo o sociale proprio per questa mancanza di strumenti e occasioni. Wanderer’s quest vuole contribuire a colmare questa lacuna, proponendo un modello che affronta le necessità mentali e relazionali di questi ragazzi.

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