In un giorno come tanti, una manciata di secondi è stata sufficiente per trasformare una lezione di formazione in una potenziale tragedia. Questo evento, accaduto il 23 gennaio 2018 in un istituto tecnico del Canavese, mette in luce cronicità e problematiche di sicurezza all’interno delle scuole professionali. Un giovane studente, mentre stava imparando ad utilizzare una fresatrice, si è trovato in una situazione di grave pericolo. Fortunatamente, il pronte reazione di un compagno gli ha salvato il braccio e, se non fosse stato per quell’atto immediato, le conseguenze sarebbero potute essere molto più gravi.
L’incidente: un dramma in aula di formazione
La giornata iniziò come una normale lezione pratica, dedicata all’uso delle macchine utensili. Lo studente stava operando attivamente su una fresatrice Rambaudi, uno strumento fondamentale per il suo percorso di studi. Durante il lavoro, un calibro è caduto a terra e, chinandosi per raccoglierlo, il giovane ha sottovalutato il rischio di rimanere impigliato. La sua maglia ha subito bloccato l’albero rotore della fresatrice, intrappolando il braccio all’interno del macchinario. Fortunatamente, un compagno ha agito rapidamente premendo il blocco d’emergenza. La fresatrice si è fermata e il ragazzo è stato in grado di uscire dall’incidente con il braccio, seppur gravemente ferito, salvato da un gesto che ha fatto la differenza.
Il giovane ha riportato un danno permanente pari al 6%, ma la possibilità di utilizzo del braccio è rimasta. L’episodio, però, ha lasciato ferite profonde, non solo fisiche. La gravità della situazione ha fatto emergere una serie di preoccupazioni relative alla sicurezza in ambiente scolastico.
Lacune nella sicurezza e responsabilitÃ
Un’inchiesta avviata a seguito dell’incidente ha rivelato gravi carenze in materia di sicurezza. La fresatrice, utilizzata per formare gli studenti, non era dotata di adeguate protezioni. La mancanza di un marchio CE e di un manuale tecnico conforme erano solo alcuni dei problemi riscontrati. L’ultimo adeguamento alla macchina era avvenuto nel 2008, quando l’azienda di Pasquale Capria, titolare della Falco Macchine Utensili, aveva emesso un certificato di conformità . Tuttavia, accertamenti successivi hanno confermato che la macchina presentava evidenti lacune in termini di sicurezza, lasciando scoperti gli organi in movimento e rendendo probabile il verificarsi di incidenti come quello accaduto allo studente.
Secondo lo SPRESAL, il Servizio di prevenzione degli infortuni sul lavoro, la fresatrice avrebbe potuto e dovuto essere messa in sicurezza. I componenti mobili dovevano essere protetti per prevenire contatti accidentali, una responsabilità che evidentemente non era stata rispettata dalla scuola. Invece di eseguire i necessari adeguamenti, la direzione ha preso la decisione di rottamare la fresatrice.
Il processo e le conseguenze legali
Dopo l’incidente, Pasquale Capria è stato chiamato a rispondere della sua responsabilità in aula. L’accusa ha sostenuto che il suo operato, certificando la fresatrice come sicura, fosse inadeguato. Secondo l’accusa, il rischio residuo doveva essere gestito in modo più accurato, piuttosto che affidandosi a una generica raccomandazione di “stare attenti”. In udienza, la PM Valentina Bossi ha chiarito che la questione non afferiva semplicemente alla vigilanza degli studenti, ma riguardava la necessità di un ambiente di lavoro sicuro.
Capria ha difeso la sua posizione, argomentando che proteggere completamente la macchina avrebbe impedito il suo utilizzo. Anche se ha menzionato di aver aggiunto protezioni e un fungo d’emergenza, le ramificazioni legali che ne sono scaturite riflettono la realtà delle normative. La legge italiana stabilisce chiaramente che non possono esistere organi in movimento privi di protezioni.
La giudice Stefania Cugge, dopo aver valutato gli elementi presentati, ha condannato Capria a tre mesi di reclusione con l’applicazione delle attenuanti generiche. Inoltre, l’azienda è stata obbligata a risarcire il danno subito dallo studente con un compenso di 25.800 euro. Al contempo, il responsabile dell’istituto scolastico ha chiuso la sua posizione accettando di scontare una pena attraverso lavori socialmente utili.
Un monito per la sicurezza nelle scuole professionali
Questo incidente non è solo una nota di cronaca, ma un richiamo forte e chiaro alle questioni di sicurezza all’interno delle scuole professionali. Sottolinea l’importanza di strutturare un ambiente di apprendimento che rispetti norme di sicurezza adeguate per proteggere studenti e lavoratori. Il caso mette in discussione il paradigma attuale che affida la responsabilità alla sola vigilanza degli allievi. Non è solo questione di attivare il buon senso, ma di garantire che gli strumenti utilizzati nella formazione siano conformi e sicuri.
L’incidente avvenuto nel Canavese funge pertanto da lezione per il sistema educativo, ricordando che la preparazione professionale deve necessariamente abbracciare la sicurezza come pilastro fondamentale. In un attimo, un’intera carriera può essere messa in discussione e, quando i macchinari non sono adeguatamente protetti, i rischi diventano inaccettabili.