Un batterio patogeno in viaggio verso la stazione spaziale per studiare la resistenza agli antibiotici

Un batterio patogeno in viaggio verso la stazione spaziale per studiare la resistenza agli antibiotici

L’equipaggio della missione Crew-11 della NASA studia sulla Stazione Spaziale Internazionale come la microgravità influisce su Escherichia coli e Salmonella, per comprendere resistenza agli antibiotici e migliorare la salute pubblica.
Un Batterio Patogeno In Viaggi Un Batterio Patogeno In Viaggi
La missione Crew-11 ha portato sulla Stazione Spaziale Internazionale ceppi batterici per studiare come la microgravità influenzi la loro crescita e resistenza agli antibiotici, con l’obiettivo di migliorare la prevenzione delle infezioni sia nello spazio sia sulla Terra. - Gaeta.it

L’equipaggio della missione Crew-11 della NASA ha portato sulla Stazione Spaziale Internazionale alcuni ceppi batterici per analizzare come la microgravità influisca sulla loro crescita e sul loro comportamento genetico. Questa ricerca nasce dalla collaborazione tra lo Sheba Medical Center di Tel Aviv e l’azienda americana SpaceTango. L’obiettivo è comprendere meglio la diffusione delle infezioni e la resistenza agli antibiotici, fenomeni che rappresentano una sfida cruciale per la salute pubblica anche a Terra.

I ceppi batterici lanciati verso la stazione spaziale internazionale

Lanciati il primo agosto 2025 con SpaceX, i batteri studiati includono varie specie patogene. In particolare, si tratta di Escherichia coli, Salmonella bongori e Salmonella typhimurium, tutte note per causare infezioni intestinali nell’uomo. Prima della partenza, i batteri sono stati preparati in laboratorio dallo Sheba Medical Center, dove sono stati coltivati e poi confezionati per il viaggio che li porterà ad orbitare a circa 400 chilometri sopra la Terra. A bordo della ISS, i microrganismi cresceranno in condizioni di microgravità, un ambiente differente da quello terrestre e che potrebbe influenzare il loro sviluppo genetico e la loro capacità di diffondersi.

Questi campioni saranno congelati a -80 gradi Celsius e riportati a Terra dopo un determinato periodo. Questo passaggio è fondamentale per consentire ai ricercatori di confrontare le modifiche che si verificano nello spazio e di studiare eventuali variazioni nel comportamento dei batteri, in particolare per quanto riguarda la resistenza agli antibiotici. Avere una mappa dettagliata dell’espressione genetica in queste condizioni aiuterà la comunità scientifica a sviluppare strategie più mirate per affrontare le infezioni causate da questi microrganismi.

Come la microgravità può influenzare i batteri patogeni

L’ambiente di microgravità, come quello presente sulla ISS, modifica vari aspetti biologici di cellule e organismi. Nel caso degli esseri umani, ad esempio, si osservano cambiamenti nell’espressione dei geni legati a diversi processi fisiologici, con effetti evidenti sulla massa muscolare e sul sistema immunitario. Per i batteri, questo tipo di ambiente può alterare la loro crescita, la formazione di biofilm e la capacità di resistere a trattamenti farmacologici.

Gli scienziati sono interessati a scoprire come i batteri adattino il loro patrimonio genetico in assenza di gravità normale. Questo aiuta a capire se la microgravità agevoli la diffusione dei patogeni o se modifichi la loro virulenza. Nel caso di batteri come E. coli o Salmonella, che possono dare infezioni gravi, un cambio nel loro comportamento potrebbe spiegare come alcune infezioni diventano più difficili da trattare o perché aumentano le probabilità di sviluppare resistenza.

Ad esempio, l’espressione di geni coinvolti nella resistenza agli antibiotici potrebbe essere incrementata in microgravità. Entrando più in dettaglio, il progetto studierà quali geni si attivano o si spengono durante la permanenza nello spazio, offrendo dati preziosi anche per fronteggiare la diffusione di malattie infettive sulla Terra. Questa ricerca rappresenta un passaggio importante per migliorare la prevenzione e le cure, soprattutto se si considera che l’uso eccessivo di antibiotici è una delle cause principali della crescita della resistenza batterica.

Le possibili ricadute sulla salute pubblica e sull’esplorazione spaziale

La missione Crew-11, oltre a portare avanti la presenza umana nello spazio, punta a fornire risultati utili anche nei laboratori terrestri. La comprensione di come i batteri cambiano in ambienti estremi, come quello della ISS, potrebbe cambiare il modo in cui si affrontano alcune malattie infettive. Ad esempio, potrebbe emergere come bloccare la formazione di biofilm, strutture batteriche che proteggono i patogeni dagli antibiotici.

Questa ricerca aiuterà anche a prevenire problemi durante le missioni spaziali di lunga durata. Gli astronauti sono esposti a rischi maggiori di infezioni a causa dei cambiamenti del loro sistema immunitario e delle condizioni ambientali a bordo. Comprendere i meccanismi di adattamento batterico e l’interazione con l’organismo umano in microgravità è fondamentale per garantire la loro sicurezza in futuro, specialmente in vista di missioni verso la Luna o Marte.

Sulla Terra, i dati ricavati potrebbero servire a identificare nuove strategie per il contrasto alle malattie infettive, riducendo la diffusione di ceppi resistenti e migliorando la gestione degli antibiotici. L’esperimento si configura come un esempio concreto di come la ricerca spaziale possa offrire soluzioni a problemi che affliggono la salute globale.

Esperimenti e progetti futuri

Gli esperimenti proseguiranno nei prossimi mesi e il ritorno dei campioni è previsto entro la fine del 2025. I risultati verranno analizzati con tecniche di sequenziamento genetico per definire con precisione cambiamenti cellulari e molecolari. Questa iniziativa conferma come la collaborazione tra medicina e tecnologia spaziale contribuisce a migliorare la conoscenza scientifica, aprendo nuove possibilità per la salute pubblica.

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