Le trattative tra Unione europea e Stati Uniti stanno puntando a stabilire un accordo sui dazi doganali, fissando una tariffa uniforme del 15%. L’ipotesi prende forma sulla base di uno schema già adottato dall’amministrazione Trump nell’intesa con il Giappone, e coinvolge principalmente settori strategici come quello dell’automotive che finora hanno visto applicazioni tariffarie più elevate.
Il contesto delle negoziazioni tra ue e usa sui dazi
Dietro le quinte delle relazioni commerciali transatlantiche, Ue e Usa stanno cercando di ridurre le tensioni provocate dalle dispute tariffarie che negli ultimi anni hanno complicato i rapporti economici tra i due blocchi. Dopo una lunga fase di scontri e ritorsioni reciproche, la proposta di una tariffa uniforme del 15% si presenta come un tentativo per semplificare i costi commerciali e rendere più prevedibili le relazioni economiche bilaterali.
Ispirazione dal modello Usa-giappone
Lo schema si ispira all’accordo siglato nel 2019 dall’amministrazione Trump con il Giappone, in cui sono stati fissati dazi ridotti ed uniformi su una serie di prodotti industriali. Questa formula mirava a eliminare alcuni ostacoli tariffari, facilitando lo scambio tra le due economie e limitando i conflitti commerciali. Le delegazioni europee ed americane, secondo quanto raccolto da fonti europee contattate dall’ANSA, stanno quindi lavorando su una versione di questo modello, declinata sulle caratteristiche e gli interessi delle rispettive economie.
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La tariffa uniforme del 15%: implicazioni e settori coinvolti
Con una tariffa unica del 15%, l’intesa dovrebbe sostituire i dazi elevati finora applicati su determinati prodotti, in particolare nell’automotive. Questo settore è tra i più colpiti dai dazi vigenti, con tariffe che superano frequentemente il 20%, penalizzando le esportazioni dei produttori europei verso il mercato Usa e viceversa.
La tariffa ridotta promette di alleggerire i costi per le industrie, facilitando l’import-export di componenti e veicoli finiti. Il settore automotive non è però l’unico coinvolto. Anche altri segmenti industriali, caratterizzati da dazi particolarmente alti, potranno beneficiare di una regolazione unica che limiti gli oneri doganali e promuova un flusso commerciale più stabile.
Condizioni contro future controversie
In questo quadro, un elemento chiave riguarda la volontà di stabilire condizioni chiare e definite per evitare che, in futuro, tornino ad emergere ostacoli tariffari che rallentino gli scambi. La tariffa unica serve anche a mettere un limite alle controversie commerciali, che in passato avevano portato a contenziosi e ritorsioni tra Ue e Usa.
I possibili sviluppi e le prossime fasi dell’accordo
Le fonti europee che hanno rilasciato informazioni all’ANSA indicano che le discussioni sono ancora in corso e non si è raggiunta una formalizzazione dell’intesa. Diverse questioni tecniche e politiche saranno oggetto di confronto, inclusi i meccanismi per l’applicazione e il controllo della tariffa uniforme.
L’accordo, una volta definito, potrebbe rappresentare un passo avanti nell’amministrazione Biden rispetto alle tensioni con l’Europa, anche se sarà necessario vedere come verrà accolto da vari attori economici e politici su entrambi i lati dell’Atlantico. Le lobby industriali potrebbero esercitare pressioni su dettagli dell’intesa per tutelare interessi specifici.
In attesa di conferme ufficiali, l’ipotesi di una tariffa standard al 15% resta un elemento di grande rilievo per il commercio transatlantico del 2025. Il mercato dell’automotive, in particolare, osserva con attenzione ogni evoluzione, dato il peso economico del settore e le implicazioni dirette sugli scambi di merci tra Europa e Stati Uniti.