Trump non esclude l'uso della forza per la groenlandia ma prende le distanze dal canada in un’intervista

Trump non esclude l’uso della forza per la groenlandia ma prende le distanze dal canada in un’intervista

Donald Trump esprime scetticismo sulla pace tra Russia e Ucraina, ipotizza un intervento militare per la Groenlandia e critica il Canada per la scarsa partecipazione alla difesa nordamericana.
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Donald Trump, in un’intervista del 2025, ha espresso scetticismo sulla pace tra Russia e Ucraina e ha rilanciato l’ipotesi di un intervento militare per la Groenlandia, criticando al contempo il Canada sulla gestione della sicurezza nordamericana. - Gaeta.it

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato a lungo di politica estera in un’intervista rilasciata a Nbc News nel 2025. Durante il confronto con i giornalisti, ha affrontato temi caldi come il conflitto tra Russia e Ucraina e la questione della Groenlandia, aprendo scenari che riaccendono il dibattito internazionale. Trump ha espresso dubbi sulla possibilità di un accordo di pace tra Mosca e Kiev, e al tempo stesso non ha escluso l’ipotesi di intervenire militarmente per prendere il controllo della Groenlandia. Su questo ultimo punto ha però chiarito la sua posizione riguardo al Canada, paese vicino e coinvolto indirettamente nella questione.

Lo scontro russo-ucraino: un conflitto difficile da sanare

Nel corso dell’intervista, Trump ha commentato la situazione tra Russia e Ucraina, che prosegue nel 2025 senza una soluzione definitiva. Ha parlato di un “odio tremendo” che caratterizza i rapporti tra i leader dei due paesi in guerra, senza nominare direttamente Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, ma lasciando intendere chiaramente a chi si riferisse.

Un conflitto radicato in ogni livello

Non solo la leadership, ma anche i militari sul campo sono coinvolti in questo odio profondo. Trump ha parlato di un conflitto che dura da oltre tre anni e che ha visto scontri durissimi. Secondo lui, questa ostilità crescente rende molto difficile arrivare a un accordo di pace stabile. Il riferimento a “generali” e “soldati” indica come l’antagonismo sia diffuso e radicato lungo tutta la catena di comando.

Queste parole evidenziano la complessità del conflitto e la vicenda continua a essere un elemento di forte tensione nelle relazioni internazionali. Trump, pur interpellato su eventuali iniziative di mediazione, appare scettico sulla possibilità di ricomporre la frattura attuale, e questo resta un punto cruciale per la politica estera americana e globale.

La groenlandia nel mirino: ipotesi di un intervento militare

Nel cuore dell’intervista emerge un tema che ha creato già controversie in passato: la Groenlandia. Trump ha confermato quanto detto negli anni precedenti, cioè di non aver mai escluso l’uso della forza per annettere l’isola, un territorio strategico nell’Artico che ricopre un ruolo chiave per le rotte marittime e le risorse naturali.

Questa dichiarazione ha suscitato attenzione perché rimette al centro la questione nordica ed espande la discussione sulle ambizioni americane. Trump non ha fornito dettagli su come e quando potrebbe agire, ma il fatto che abbia apertamente considerato il ricorso alla forza militare segnala una tensione che resta viva nelle politiche targate Stati Uniti.

La Groenlandia ha un’amministrazione autonoma e resta sotto la sovranità danese, ma è un’area di interesse strategico e militare crescente. La superficie enorme ed il posizionamento geografico la rendono un punto chiave per il controllo dell’Artico, e la competizione con altre potenze come la Russia cresce nel tempo.

Strategia e geopolitica nell’artico

La posizione nei confronti del canada: fra protezione e critiche

Trump ha distinto nettamente la questione della Groenlandia da quella del Canada, paese confinante con gli Stati Uniti con cui ha rapporti più stabili. Ha escluso, per ora, l’ipotesi di usare la forza per spingere il Canada a diventare il 51esimo stato americano, definendo la situazione molto diversa.

Il presidente ha affermato che i canadesi si aspettano dagli Stati Uniti una protezione militare, che effettivamente arriva, ma secondo lui il Canada non si assume completamente le proprie responsabilità sulla sicurezza territoriale. Questo comportamento sarebbe, agli occhi di Trump, ingiusto verso il governo americano e i contribuenti statunitensi, che finanziano ampiamente queste difese.

Le parole suonano come una critica netta all’atteggiamento canadese, denunciato come troppo passivo rispetto agli impegni di difesa comune. Non ci sono minacce o allusioni a un intervento militare, ma la richiesta implicita è di una maggiore partecipazione e impegno da parte del governo di Ottawa.

Implicazioni sulla politica internazionale e future tensioni

Le affermazioni di Trump riaprono un dibattito già noto in politica estera. La Groenlandia rappresenta un nodo chiave nelle strategie militari e economiche americane, e l’ombra di un intervento diretto, anche se solo ipotizzato, alimenta preoccupazioni nei paesi alleati e concorrenti.

La critica al Canada, pur più moderata, mette in luce la delicatezza dei rapporti bilaterali tra Washington e Ottawa. La gestione della sicurezza nordamericana resta un tema cruciale, che coinvolge anche la Nato e alleanze multilaterali.

A pochi mesi dal 2025, queste dichiarazioni indicano una possibile recrudescenza delle tensioni su questioni territoriali e di sicurezza, elementi che potrebbero incidere sui futuri scenari geopolitici. Il dialogo fra grandi potenze appare sempre più complicato, mentre fronti come l’Artico si confermano zone di interesse strategico sempre più contese.

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