Nella cornice prestigiosa della Mostra del Cinema di Venezia, “Campo di Battaglia” del regista Gianni Amelio offre uno sguardo profondo e inquietante sulla Grande Guerra e le sue ripercussioni non solo sui combattenti, ma sull’intera società. Attraverso la figura di Stefano, un ufficiale medico interpretato da Gabriel Montesi, il film esplora la psicologia dei soldati, i loro sforzi disperati per evitare il fronte e le condizioni drammatiche che affrontarono.
Il coraggio e la vigliaccheria da una nuova prospettiva
L’interpretazione di Stefano e la percezione del soldato
Le parole di Stefano, l’ufficiale medico, rivelano un’idea radicata durante il conflitto: chi cerca di auto-infliggersi ferite per evitare il combattimento è da considerarsi un vigliacco. Questa visione, ne “Campo di Battaglia“, si scontra con la durezza della realtà. Molti soldati, spinti dalla paura e dalla disperazione, cercarono metodi estremi per sottrarsi agli orrori della guerra.
Eugenia Tognotti, storica della medicina, fornisce un’illuminante analisi di questo fenomeno. “Le stime indicano che le condanne per autolesionismo pronunciate dai tribunali militari ammontarono a circa diecimila,” spiega. Un dato che mette in evidenza la disperazione di molti giovani uomini, disposti a mutilarsi pur di evitare il fronte. Dopo la seconda battaglia dell’Isonzo, il numero di questi atti autolesivi aumentò notevolmente. I medici militari, lentamente, si accorsero dell’origine di queste ferite, imparando a riconoscere le malattie e le mutilazioni causate da iniezioni per creare finte patologie, come l’uso di olio di vaselina e sostanze nocive.
I travestimenti come metodo di fuga
Tra le strategie di evasione, non sorprende scoprire che alcuni soldati adottarono il travestitismo, un escamotage che affonda le sue radici nelle storie mitologiche, come quella di Achille, che si travestì da donna per sfuggire alla guerra di Troia. Tognotti rivela che durante la Grande Guerra, non pochi giovani uomini ricorsero a questa pratica per sfuggire al loro destino, dimostrando un ingegno sorprendente di fronte alla morte.
Il costo umano della guerra
Un bilancio drammatico
La Grande Guerra ha lasciato un’eredità dolorosa. Mediamente, i caduti italiani amaramente superavano i 650mila, un numero che testimonia le strazianti perdite subite. Tra i sopravvissuti, circa 40mila uomini vennero ricoverati in manicomi statali, a causa di malattie psichiche dovute al conflitto. Questi soldati erano etichettati come “scemi di guerra”, e la loro sofferenza ha rappresentato un momento cruciale per lo sviluppo della psichiatria moderna. La consapevolezza che il trauma della guerra potesse provocare disturbi mentali, ora noti come disturbi da stress post-traumatico, ha gettato luce su una questione fondamentale del dopoguerra.
L’influenza spagnola: un nemico invisibile
Un altro tema centrale di “Campo di Battaglia” è l’influenza spagnola, una pandemia che colpì duramente gli eserciti e la popolazione civile durante gli anni del conflitto. Tognotti spiega come l’Italia, con il suo ritardo nella comunicazione dell’emergenza, abbia contribuito alla diffusione del virus. Le difficoltà nella trasparenza e la censura sulla stampa, insieme all’incertezza governativa, hanno amplificato l’impatto della malattia, creando una situazione di crisi sanitaria in un periodo già drammatico.
Nemmeno le potenze mondiali scampano a questi gravi eventi. L’ex presidente americano Thomas Woodrow Wilson, mentre negoziava il trattato di Versailles, fu colpito dall’influenza, e alcuni storici sostengono che questo abbia avuto ripercussioni sul successo delle trattative, contribuendo a condizioni draconiane per la Germania che, a lungo termine, influenzarono pesantemente il corso della storia.
Un’opera significativa nella cinematografia attuale
“Campo di Battaglia“, oltre a esplorare queste tematiche cruciali, presenta un cast di talenti, tra cui Alessandro Borghi e Federica Rossellini. Questo film, prodotto da Kavac Film, IBC Movie e Rai Cinema, in collaborazione con la Regione Friuli-Venezia Giulia e le film commission regionali, rappresenta un’opera significativa non solo per il suo valore artistico, ma per l’importante messaggio storico e sociale che trasmette. Un’esperienza cinematografica che invita alla riflessione sugli effetti della guerra sulla psiche umana e sull’influenza di eventi storici sulle generazioni future.
Ultimo aggiornamento il 8 Settembre 2024 da Sara Gatti