Un caso delicato di violenza sessuale a Torino ha riacceso i riflettori sulla questione del consenso. Una giovane, all’epoca dei fatti 17enne, ha raccontato di essere stata abusata dopo una serata trascorsa in compagnia di amici. Un pubblico ministero ha avanzato la richiesta di archiviazione pensando che il presunto aggressore, un uomo di 27 anni, non avesse percepito il dissenso della ragazza. Tuttavia, la situazione si complica poiché la vittima, supportata dalla sua avvocata, ha deciso di opporsi a tale richiesta, sostenendo che l’ebbrezza non possa giustificare un consenso non espresso.
I fatti risalgono all’estate del 2021
La vicenda ha avuto origine nei caldi mesi estivi del 2021, quando la giovane ragazza, insieme alle sue amiche, decide di trascorrere una serata in un locale di Torino. Nel corso della serata, i gruppi si mescolano e la giovane finisce con il recarsi a casa di un uomo più grande, il presunto aggressore. L’atmosfera è caratterizzata da bevute e svago, ma nel corso della serata le amiche della vittima incominciano ad allontanarsi. Due di loro si addormentano su un divano, mentre un’altra si ritira in bagno per motivi di salute. La giovane si sdraia infine sul letto, visibilmente ubriaca, momenti che il 27enne sfrutta per abusare di lei.
Solo dopo che l’uomo ha lasciato la casa, la ragazza si riprende e corre disperata dalle amiche, cercando conforto e spiegazioni su quanto appena accaduto. Le testimonianze delle amiche confermano la ricostruzione della ragazza, testimoniando l’incapacità di reazione della vittima dovuta allo stato di ebbrezza.
La denuncia e l’intervento dell’insegnante
La denuncia dell’episodio arriva con un considerevole ritardo, precisamente 8 mesi dopo la serata drammatica. La giovane, che ha visto un abbassamento delle sue prestazioni scolastiche, trova supporto in un’insegnante che la incoraggia ad aprirsi. È grazie a questo intervento che la ragazza riesce a denunciare il fatto nel marzo del 2022. Durante l’incontro con le autorità, conferma i dettagli dell’accaduto e riesce a identificare il presunto aggressore attraverso i social media. Anche le sue amiche contribuiscono a identificare il 27enne, una di esse raccontando di un incidente in cui il giovane aveva provato a toccarla, ma la giovane era riuscita a scansarsi.
L’avvocata ribadisce il principio del consenso
Dopo la richiesta di archiviazione del pubblico ministero, secondo cui il presunto aggressore non avrebbe percepito il dissenso della ragazza a causa del “contesto complessivo della vicenda”, l’avvocata della vittima è intervenuta con decisione. La legale ha sostenuto che lo stato di ebbrezza non possa mai legittimare un consenso che non è stato espresso. La questione del consenso resta centrale in questo caso e, come evidenziato dalla difesa, non si può considerare la condizione di ubriachezza come un fattore che giustifichi un abuso sessuale. Ora la parola spetta al giudice delle indagini preliminari, che dovrà esaminare la questione con attenzione.
L’esito di questo procedimento legale potrebbe avere ripercussioni significative sul dibattito riguardante il consenso e la riformulazione delle leggi inerenti alla violenza di genere nel contesto italiano. La speranza delle forze coinvolte è che il caso venga trattato con la massima serietà, dando così voce a chi ha subito esperienze traumatiche.