Si prevede che la tassa di soggiorno in Italia raggiunga cifre senza precedenti nei prossimi anni, con stime che indicano un incasso complessivo di 976 milioni di euro nel 2024, seguito da un incremento a oltre 1 miliardo e 52 milioni nel 2025. Le proiezioni, elaborate da Jfc e pubblicate in anteprima dall’ANSA, offrono un quadro dettagliato di come questa impostazione economica stia diventando fondamentale per i Comuni italiani, evidenziando la tendenza a utilizzare queste risorse in vari interventi, non sempre legati al turismo.
Crescita esponenziale degli incassi della tassa di soggiorno
Secondo il CEO di Jfc, Massimo Feruzzi, gli incassi della tassa di soggiorno sono in costante crescita grazie a diversi fattori. A fine novembre, i dati nazionali mostrano un incasso di 945 milioni di euro, superando di circa 100 milioni le previsioni dell’Osservatorio Nazionale Jfc, che aveva stimato per il 2024 un potenziale incasso di 846 milioni di euro. Con le cifre attese per la fine dell’anno, si evidenzia un trend verso il superamento di 976 milioni, un traguardo che ha suscitato l’interesse di osservatori e amministratori locali.
Le ragioni di questo incremento sono legate principalmente all’adeguamento delle tariffe, all’introduzione della tassa in Comuni dove prima non esisteva, e all’estensione dei periodi di applicazione. Inoltre, il calo delle esenzioni e il continuo aumento dei flussi turistici, in particolare nelle principali città d’arte italiane, hanno avuto un impatto significativo sull’aumento degli incassi.
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Analisi delle regioni con gli incassi più elevati
Scomponendo i dati a livello regionale, il Lazio emerge come il campione principale, con un incasso totale previsto di oltre 295 milioni di euro. Seguono la Lombardia, con 108 milioni e 235 mila euro, e la Toscana, che si attesta sui 100 milioni e 360 mila euro. Il Veneto si colloca a un passo dal centinaio di milioni, con 98 milioni e 9 mila euro. Queste cifre monumentali non solo confermano l’impiego della tassa come fonte di reddito, ma anche il ruolo chiave che il turismo riveste nell’economia locale.
È interessante notare che già a fine novembre, alcune regioni presentano tassi di crescita impressionanti rispetto allo scorso anno. Ad esempio, in Trentino Alto Adige l’incremento è del +40,9%, mentre in Abruzzo si registra un +25,7%. La Puglia segna un +19,5%, a testimonianza di un trend che tocca anche Lombardia e Liguria, entrambe con aumenti attorno al 15%. L’Emilia Romagna si posiziona con un +10,3%, delineando un panorama in cui il Lazio spicca con un notevole +55,6%.
Implicazioni per l’economia locale e interventi non turistici
Nonostante la tassa di soggiorno sia generalmente associata alla promozione e al miglioramento delle infrastrutture turistiche, la realtà è che la maggior parte delle risorse raccolte dai Comuni viene utilizzata per progetti che non sono direttamente legati al turismo. Questo solleva interrogativi riguardo alla trasparenza e all’uso di questi fondi.
Le amministrazioni locali si trovano di fronte al compito di giustificare l’uso di incassi sempre più elevati, specialmente considerando la necessità di destinare parte di queste entrate verso altre aree di sviluppo urbano e sociale. La pressione per un utilizzo più mirato potrebbe diventare un tema di dibattito nei prossimi anni, in un contesto dove il turismo continua a rappresentare una delle principali fonti di indebitamento e di crescita economica per diverse regioni.
Le cifre record degli incassi della tassa di soggiorno non semplicemente segnano un successo per il settore turistico, ma pongono anche l’accento su una riflessione più ampia riguardo a come le città e i territori intendono utilizzare le risorse a loro disposizione per un benessere collettivo, oltre che per la crescita del settore stesso.