La guerra nella Striscia di Gaza continua a segnare profondamente le vite di chi l’ha vissuta in prima persona. Suor nabila saleh, religiosa egiziana appartenente alle Rosary Sisters, ha trascorso quindici anni a Gaza City, impegnata nell’educazione e nel sostegno agli sfollati. Nonostante si trovi ora fuori da Gaza, mantiene un legame stretto con la comunità della parrocchia della Sacra famiglia, teatro recente di un bombardamento che ha causato vittime tra i fedeli e i lavoratori della chiesa. La sua testimonianza accende i riflettori su un conflitto che continua a mietere vittime innocenti tra la popolazione civile.
La fede e l’impegno educativo di suor nabila a gaza
Suor nabila saleh ha diretto per anni una delle scuole private più grandi della Striscia di Gaza, affrontando una realtà complessa segnata dalla guerra e dalla precarietà. La missionaria ha svolto un ruolo fondamentale per la comunità locale, offrendo un punto di riferimento importante soprattutto per i giovani. Il suo lavoro si è concentrato non solo sull’istruzione, ma anche sulle attività di sostegno psicologico e spirituale per chi viveva in condizioni drammatiche.
La parrocchia latina della Sacra famiglia come rifugio
La sua presenza durante le fasi più difficili delle ostilità ha offerto rifugio e conforto a molte persone che si sono rivolte alla parrocchia latina della Sacra famiglia, considerata un luogo sicuro dove ricevere assistenza. Suor nabila ricorda con dolore le punte di sofferenza vissute dagli sfollati, tra cui anziani, malati e famiglie distrutte dal conflitto. La sua esperienza diretta le permette di descrivere con chiarezza l’atmosfera di paura e disperazione causata da bombardamenti e combattimenti incessanti.
Leggi anche:
Il bombardamento della parrocchia della Sacra famiglia e le vittime del conflitto
Il 17 luglio 2025 la parrocchia della Sacra famiglia ha subito un bombardamento israeliano che ha provocato la morte di almeno tre persone. Suor nabila, che ha mantenuto contatti con la comunità, ha raccolto informazioni sui feriti e i morti, confermando la tragedia in corso. Tra le vittime, figura foumia issa latif ayyad, direttrice delle scuole Unrwa a Gaza, conosciuta per la sua dedizione e per aver condiviso con altri la lettura del vangelo anche nei momenti difficili.
Volti di una fede quotidiana
Un’altra vittima è saad issa kostandi salameh, portinaio della chiesa, descritto dalla religiosa come una persona estremamente generosa e disponibile, sempre pronta ad aiutare chiunque si rivolgesse a lui. Suor nabila sottolinea come questi due volti rappresentino la vita quotidiana e la fede che animano quella realtà. La terza vittima è stata ferita in un attacco precedente e non ce l’ha fatta, una donna sopravvissuta al bombardamento della chiesa ortodossa, che aveva già vissuto l’assedio a un altro luogo di culto, san porfirio, colpito da raid militari due anni fa.
Le parole di suor nabila e la richiesta di pace ai governanti mondiali
Suor nabila saleh lancia un appello diretto ai governanti del mondo, chiedendo la fine delle violenze e la parola di pace per un popolo stremato dal conflitto. Il suo dolore personale si unisce a quello della comunità cristiana di Gaza, che continua a vivere tra bombardamenti e sfollamenti. La missionaria ricorda quella che considera un’esperienza di guerra insostenibile, rispetto alla quale la speranza sembra appesa a un filo.
Sofferenze e speranza nella testimonianza
La sua testimonianza mette in luce la persistenza delle sofferenze causate dalla guerra, in particolare per chi non ha scampo né protezione. Non a caso sottolinea la paura che accompagna ogni nuova offensiva e le difficoltà che anche i religiosi incontrano nel mantenere aperta la parrocchia e i servizi di accoglienza. Suor nabila esprime commozione per le vittime, ricordando la dedizione e la pace che animavano le persone colpite. Il suo messaggio è chiaro: serve una parola di giustizia e di pace, altrimenti il lungo calvario di Gazà rischia di continuare senza fine.