Un’organizzazione criminale radicata nel territorio di reggio calabria ha definito una struttura stabile e condivisa tra i mandamenti locali, capace di gestire traffici di droga su scala internazionale. L’operazione “Millennium” ha portato all’arresto di 97 persone coinvolte in questa rete, che disponeva di contatti diretti con i paesi produttori di sostanze stupefacenti in sudamerica e di un sistema ben collaudato per distribuire la cocaina in tutta italia. I carabinieri hanno condotto le indagini a partire dal 2018, confermando il peso determinante di questa rete criminale nel controllo delle attività illecite nel reggino e oltre.
Organizzazione e struttura sovraordinata dei mandamenti
L’inchiesta ha messo in luce una struttura organizzativa che supera i confini dei singoli mandamenti della ‘ndrangheta di reggio calabria, creando un unico corpo in cui le cosche lavorano in sinergia. Questa alleanza, che abbraccia i mandamenti centro, jonico e tirrenico, si occupava principalmente della gestione dei traffici di stupefacenti. Ogni mandamento manteneva il proprio ruolo territoriale, ma la gestione della droga e delle decisioni strategiche era affidata a un organismo centrale che coordinava le attività criminali.
La “provincia” come organo collegiale
La “provincia“, come viene definita dagli investigatori, fungeva da organo collegiale che non solo univa le differenti articolazioni locali, ma dettava regole precise per la costituzione di nuove cellule e per la nomina delle cariche. Venivano regolate controversie interne e garantito il rispetto delle norme dell’associazione criminale. Questa struttura non è nuova alla storia della ‘ndrangheta, ma le indagini hanno confermato la sua attualità e l’adattamento a nuovi equilibri criminali, anche con ramificazioni in altre regioni d’italia e all’estero.
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Traffico internazionale di cocaina e ruolo del porto di gioia tauro
Il cuore dell’attività criminale emerso nella indagine riguarda l’importazione di grandi quantitativi di cocaina dai principali paesi di produzione in sudamerica, come colombia, brasile e panama. Le sostanze venivano nascoste in container imbarcati su navi dirette al porto di gioia tauro. L’efficacia del sistema era rafforzata dalla complicità di gruppi di operatori portuali, che agevolavano l’ingresso della droga senza destare sospetti.
Smistamento e monopolio
Il recupero della droga veniva poi effettuato dalle cosche, pronte a smistare lo stupefacente verso altre regioni d’italia. Questo meccanismo garantiva un sostanziale monopolio nella distribuzione della cocaina appunto, sia nelle province calabresi che in altre aree del paese. La rete di trasporto e distribuzione era sostenuta da una struttura consolidata, in cui ogni livello dell’organizzazione aveva compiti specifici e coordinati.
Attività estorsive e infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche
Oltre al traffico di droga, le cosche investigati dimostrano capacità di controllo su attività illegali di vario tipo. In particolare, risulta chiara un’estesa attività estorsiva per imporre il proprio potere sui territori. Le organizzazioni criminali riuscivano inoltre a infiltrarsi nelle amministrazioni pubbliche locali per ottenere informazioni sulle procedure di appalto e sugli stati dei pagamenti che riguardano imprese colluse.
Un esempio concreto riguarda la vendita di prodotti sanitari come mascherine e guanti all’asp di reggio calabria, dove imprenditori vicini alla ‘ndrangheta riuscivano ottenere commesse pubbliche. Questo tipo di infiltrazione consentiva alle cosche di influenzare le politiche economiche locali, mantenendo un controllo serrato sui vari fronti produttivi ed economici.
Ingerenze nei processi elettorali e pratiche di procacciamento voti
L’inchiesta ha inoltre scoperto tentativi di interferire nelle consultazioni elettorali. In particolare, durante le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale della calabria, una candidata non eletta sarebbe stata favorita attraverso il procacciamento illecito di voti, orchestrato dalle cosche. “Questo comportamento conferma la volontà dei gruppi criminali di condizionare la politica locale, garantendosi interlocutori disposti a favorire gli interessi delle organizzazioni.”
L’attività di condizionamento elettorale costituisce un ulteriore elemento della capacità espansiva e di controllo che la ‘ndrangheta esercita all’interno del sistema regionale, con effetti che si riverberano sia sulle decisioni politiche che su quelle economiche. L’indagine dimostra come questa forma di ingerenza sia una componente fondamentale della strategia criminale perseguendo potere e protezione.
L’operazione che ha portato agli arresti di stamattina è frutto di un lavoro durato anni, che ha coinvolto più reparti dei carabinieri e la direzione distrettuale antimafia di reggio calabria, confermando la complessità e la profondità delle reti criminali attive nella provincia e nella regione calabria. Anche la presenza di locali in Piemonte e Lombardia, come a volpiano e buccinasco, evidenzia la diffusione territoriale delle attività criminali. La lotta alla ‘ndrangheta rimane una sfida aperta per le autorità italiane, chiamate a monitorare e contrastare un sistema che continua a trovare nuove forme di potere e controllo.