Stati e città sfidano l'ordine di Trump sulla cittadinanza: oltre 22 ricorsi legali in atto

Stati e città sfidano l’ordine di Trump sulla cittadinanza: oltre 22 ricorsi legali in atto

L’ordine esecutivo di Trump sulla sospensione del “birthright citizenship” ha scatenato oltre 22 Stati a impugnare la misura, considerata incostituzionale e contraria ai valori fondamentali americani.
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Stati e città sfidano l'ordine di Trump sulla cittadinanza: oltre 22 ricorsi legali in atto - Gaeta.it

Negli Stati Uniti, l’ordine esecutivo di Donald Trump riguardante la sospensione del “birthright citizenship” ha scatenato un’ondata di contestazioni legali. Sono oltre 22 gli Stati a guida democratica, insieme a Washington D.C. e San Francisco, che hanno deciso di impugnare questa decisione, considerata da molti come una violazione dei valori costituzionali. Questo diritto, che conferisce la cittadinanza ai bambini nati sul suolo americano, è una consolidata garanzia descritta nel 14esimo emendamento della Costituzione, in vigore da oltre 150 anni. Gli sviluppi legali richiedono un’analisi approfondita delle implicazioni di questo cambiamento.

La reazione all’ordine esecutivo

La American Civil Liberties Union è tra le organizzazioni che hanno presentato ricorso contro l’ordine esecutivo di Trump. Anthony Romero, direttore esecutivo dell’ACLU, ha ribadito l’incostituzionalità della misura, sottolineando che negare la cittadinanza a neonati nati nel Paese rappresenta un rifiuto dei principi fondamentali americani. Secondo Romero, il “birthright citizenship è ciò che distingue gli Stati Uniti, rendendola una nazione forte.” Il ricorso, presentato in un tribunale del New Hampshire, si basa sull’asserzione che questa nuova politica contravviene non solo al 14esimo emendamento, ma anche all’Administrative Procedures Act, che regola come le decisioni governative debbano essere implementate.

Il 14esimo emendamento stabilisce in modo chiaro che ogni persona nata negli Stati Uniti è cittadina di questo Paese, una protezione che si estende per garantire diritti e opportunità per tutti, indipendentemente dallo stato migratorio dei genitori. Nonostante ciò, l’ordine firmato da Trump reinterpreta questo articolo, affermando che non deve essere visto come un’estensione della cittadinanza a tutti i nuovi nati. Questo cambiamento, se attuato, avrà effetti significativi sulle vite di migliaia di neonati.

Il piano del governo Trump, sebbene presentato in modo deciso, riconosce implicitamente le sfide legali e i problemi pratici connessi. Nella comunicazione ufficiale, lo staff ha dichiarato che cercherà di non riconoscere la cittadinanza a figli di “stranieri illegali“, sottolineando un cambiamento rispetto alla politica preesistente. Queste affermazioni pongono interrogativi sul futuro della cittadinanza negli Stati Uniti e sulla protezione dei diritti dei più vulnerabili nella società.

L’approccio dell’amministrazione Trump all’immigrazione

Il governo Trump ha adottato un approccio aggressivo nei confronti dell’immigrazione, mirato non solo a rafforzare i confini, ma anche a monitorare e perseguire attivamente coloro che violano le leggi sull’immigrazione. Benjamine Huffman, segretario ad interim alla Sicurezza Interna, ha annunciato nuove misure che consentiranno alle autorità federali di effettuare arresti nelle scuole, nelle chiese e nelle aree circostanti, abolendo le misure che proteggevano questi luoghi da operazioni di polizia. Huffman ha dichiarato che “i criminali non potranno più trovare rifugio in luoghi considerati sensibili.”

Tali dichiarazioni esprimono un chiaro impegno dell’amministrazione a combattere l’immigrazione irregolare, ridefinendo l’ambito delle attività delle forze dell’ordine. L’idea di non limitare le operazioni al di fuori di certe aree potrebbe preoccupare molti, creando tensioni tra le comunità locali e le forze di sicurezza. Le ripercussioni di queste scelte influenzeranno in modo significativo anche la percezione che gli immigrati, regolari o irregolari, hanno della sicurezza e della protezione che possono ricevere.

Contestazioni legali contro il nuovo dipartimento “Doge”

Anche l’istituzione del Doge, il nuovo dipartimento per l’efficienza governativa con a capo Elon Musk, ha suscitato polemiche. Tre ricorsi legali sono stati presentati subito dopo l’insediamento di Trump, con l’accusa che la formazione di questo dipartimento viola le leggi federali. Le organizzazioni denuncianti, tra cui Public Citizen e l’American Public Health Association, hanno messo in evidenza la mancanza di trasparenza e l’assenza di una composizione equilibrata tra i membri. È stato osservato che la scelta dei componenti del Doge è dominata da un’unica visione politica, quella della riduzione della dimensione del governo.

Il ricorso presentato dai National Security Counselors enfatizza come la composizione attuale rifletta solo gli interessi di gruppi specifici con legami nel settore tecnologico o affiliazioni repubblicane. Queste azioni legali sembrano evidenziare una crescente preoccupazione sull’impatto delle decisioni di governo, in particolare quelle che riguardano il bilancio pubblico e le politiche sociali. Alcuni membri del sindacato dei dipendenti pubblici e degli insegnanti, colpiti dai tagli previsti nel piano di Musk, si sono uniti a queste contestazioni, sollevando interrogativi sulla governance e sull’operato dell’amministrazione.

Inoltre, il Center for Biological Diversity ha avviato un’azione legale separata per ottenere l’accesso ai documenti pubblici relativi all’attività del Doge e alle comunicazioni con la Casa Bianca. Questa richiesta sottolinea l’intenzione di mantenere la trasparenza e la responsabilità anche nei confronti di politiche che possono avere un impatto duraturo sulla società. La reazione a queste misure rappresenta un capitolo rilevante della battaglia legale in corso, segnando un momento cruciale nella storia recente degli Stati Uniti.

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