Un caso inquietante di stalking sta attirando l’attenzione a Aosta, dove il procuratore Luca Ceccanti ha richiesto una pena di un anno e dieci mesi di reclusione per un ventenne valdostano. Il giovane è accusato di comportamenti minacciosi nei confronti della sua ex fidanzata, una situazione che ha suscitato molta preoccupazione tra la comunità e richiamato l’attenzione su temi rilevanti come la violenza di genere. Le presunte minacce si sarebbero verificate nell’autunno 2023, periodo in cui la ragazza era ancora minorenne. In particolare, il giovane avrebbe pronunciato una frase inquietante che richiamava l’omicidio di Giulia Cecchettin.
Le accuse e le testimonianze nel processo
Durante le fasi del processo, il procuratore ha evidenziato la gravità delle condotte attribuite all’imputato. Nella sua dichiarazione, Ceccanti ha affermato che “da questo processo emerge la conferma delle condotte contestate all’imputato”. Le prove che riguardano il timore espresso dalla giovane e la sua sofferenza sono state presentate da diversi testimoni. In particolare, nel corso di un incidente probatorio, la ragazza ha descritto con grande difficoltà il comportamento possessivo del ragazzo. Ha rivelato che il giovane cercava di interferire con la sua libertà, affermando frasi come “se fai così non mi ami”, che rivelano un chiaro tentativo di controllo sulla sua vita.
I docenti del quartiere sono stati allertati dalla giovane, che ha condiviso con loro le sue paure e le minacce ricevute dal suo ex. Queste testimonianze hanno contribuito a dipingere un quadro di una relazione caratterizzata da comportamenti inquietanti, che il pubblico ministero ha ritenuto frutto di un’ossessione da parte del giovane nei confronti della sua ex.
La difesa dell’imputato e i dubbi sollevati
La difesa del giovane ha contestato le accuse, sostenendo che non ci sarebbero prove sufficienti per supportare l’accusa di stalking. Gli avvocati hanno messo in discussione l’asserzione secondo cui il ragazzo avesse avuto un atteggiamento di possesso e controllo, chiedendo se ci fossero realmente evidenze di tali comportamenti. Inoltre, per quanto riguarda la frase minacciosa, la difesa ha presentato un argomento tecnico. Hanno sostenuto che, nella mattina in cui si sarebbe verificata la minaccia, il telefonino dell’imputato non ha agganciato alcuna cella nella zona in cui la ragazza ha riferito di averla ricevuta, segnalando che il giovane vive a una certa distanza. Questo elemento potrebbe costituire un punto cruciale nel dibattito sull’accusa.
Con le posizioni chiare sia dell’accusa che della difesa, il processo prosegue, con l’interesse del pubblico sempre crescente per sviluppi futuri. La questione dello stalking e delle minacce resta di grande rilevanza nella società, sollecitando un’interazione costante tra giustizia e sensibilizzazione del pubblico riguardo questi temi delicati.