Un caso di presunto peculato ha colpito il piccolo comune di Borutta, in provincia di Sassari, dove la responsabile dell’ufficio finanziario e tributi è stata sospesa dalla pubblica amministrazione per sei mesi. L’indagine ha portato al sequestro di beni personali e immobiliari per un valore significativo, dopo aver ricostruito ammanchi per circa 360mila euro negli ultimi due decenni.
Le accuse e la misura interdittiva
La dipendente comunale, che gestiva i conti finanziari e i tributi dal 2001 a oggi, è stata raggiunta da un provvedimento di sospensione temporanea. La decisione è arrivata su disposizione del gip, ed è stata eseguita dalla Guardia di finanza di Sassari. L’accusa principale riguarda la sottrazione di denaro pubblico per un ammontare complessivo di 360mila euro nel corso di oltre vent’anni. La sospensione impedisce alla persona coinvolta di svolgere qualsiasi incarico nella pubblica amministrazione per sei mesi, in attesa di sviluppi giudiziari.
Il piccolo centro di Borutta conta circa 250 abitanti, una comunità dove certe vicende toccano da vicino cittadini e istituzioni. La vicenda ha avuto risalto per l’entità dei fondi sottratti e per gli elementi raccolti dagli investigatori nel corso delle indagini.
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I beni sequestrati dalla guardia di finanza
L’indagine ha portato al sequestro cautelare di vari beni riconducibili alla dipendente del comune. Tra questi figurano due conti correnti bancari, un’automobile, e un immobile situato nella città di Sassari. Ulteriori sequestri hanno riguardato 52 borse e accessori di moda firmati da marchi di lusso, più oggetti d’arredo in argento che complessivamente pesano circa 13,5 chili.
Questi beni sono stati sottoposti a sequestro in vista di un possibile recupero delle somme sottratte e come garanzia nei confronti dell’accusa contestata. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata anche su oggetti di gran valore, che potrebbero aver rappresentato forme di investimento o reimpiego delle somme sottratte.
L’indagine e le anomalie bancarie alla base dell’accusa
Le indagini sono partite dalle segnalazioni della banca, che ha rilevato movimenti sospetti su due conti correnti intestati alla dipendente comunale. Il sindaco di Borutta ha poi formalizzato una denuncia, dando avvio agli accertamenti da parte della Guardia di finanza. L’analisi dettagliata delle operazioni bancarie ha permesso di identificare il meccanismo di appropriazione indebita.
Secondo l’accusa, la dipendente avrebbe giustificato pagamenti irregolari con mandati falsificati, risultanti apparentemente in regola con causali variate e documentazioni alterate. Una parte fondamentale della truffa sarebbe stata la modifica fraudolenta delle buste paga, con aumento degli emolumenti riportati per nascondere i prelievi illegali. Questo sistema ha funzionato per anni, finché le discrepanze non hanno sollevato sospetti basati su dati finanziari concreti.
Implicazioni per la pubblica amministrazione locale
La vicenda di Borutta rappresenta un caso di rilievo per la gestione economica degli enti locali in Sardegna. La sottrazione di fondi pubblici mina la fiducia nella trasparenza e nella correttezza delle amministrazioni, specialmente in contesti di piccole comunità dove l’impatto può essere immediato e tangibile. Le autorità ora dovranno affrontare la ricostruzione delle somme sottratte e procedere con ulteriori verifiche interne.
L’azione tempestiva della Guardia di finanza e l’intervento del gip hanno bloccato la possibilità di continuare con le attività sospette, ma resta da chiarire la dinamica completa dei fatti e la responsabilità eventualmente condivisa. Al momento, la posizione della dipendente è al centro di un’indagine che proseguirà nei prossimi mesi.