The End, musical che racconta la vita dopo una catastrofe globale, arriva nelle sale italiane dando voce a una famiglia confinata in un bunker sotterraneo. Il film di Joshua Oppenheimer offre uno sguardo intenso su una nuova forma di quotidianità in un mondo segnato dal collasso e dal silenzio d’esterna.
L’arrivo che rompe l’equilibrio
Dopo due decenni di isolamento arriva una ragazza dall’esterno, interpretata da Moses Ingram, il cui ingresso provoca una svolta nella fragile routine dei sopravvissuti. La giovane porta con sé il mondo fuori, segnato da pericoli e verità negate, che si riflettono nei conflitti emotivi della famiglia. Il peso dei sensi di colpa e le ombre del passato qui trovano spazio e iniziano a incrinare la pacata convivenza.
Il racconto si sviluppa attorno all’idea di autoinganno e menzogna a cui gli uomini ricorrono per proteggersi da una realtà troppo dura da accettare. La casa sotto sale diventa così un microcosmo di tensioni e verità taciute, un luogo in cui le bugie creano una realtà fittizia che però rischia di sgretolarsi. Le deviazioni dalla verità, accumulate nel tempo, aprono crepe profonde nella relazione tra i personaggi e nella percezione stessa del loro mondo sotterraneo.
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Un mondo chiuso dentro una cava di sale
Il film ambienta la sua storia in una cava dismessa piena di sale, trasformata in un rifugio sotterraneo dove si nasconde una famiglia per sfuggire alla fine del mondo. Madre, Padre e Figlio, interpretati rispettivamente da Tilda Swinton, Michael Shannon e George MacKay, vivono circondati da oggetti e opere d’arte che rendono lo spazio simile a un museo o una wunderkammer. Questo ambiente ricco di preziosità contrasta con la desolazione esterna punteggiata da incendi e distruzione. Da almeno vent’anni si aggrappano a un’esistenza fatta di piccole abitudini e rituali, strumenti fragili per creare ordine nel caos che li sovrasta.
La quiete del bunker, impenetrabile al mondo che è cambiato fuori, custodisce però segreti e rancori. I personaggi sembrano chiusi in una gabbia dorata, dove ogni gesto assume peso e significato. Il silenzio degli esterni si fa sempre più intenso, mentre la famiglia fatica a mantenere le apparenze di una vita normale, evidente riflesso di una realtà ormai spezzata.
Un esordio nella fiction per il regista oscarizzato
Joshua Oppenheimer ha scelto di spostare la sua attenzione dai documentari ai materiali di finzione con The End. Il regista, noto per i suoi lavori dedicati al genocidio indonesiano come The Act of Killing e The Look of Silence , porta nel film molto della sua riflessione sulla realtà e sulla narrazione. Entrambi i documentari hanno indagato l’abisso delle menzogne collettive che accompagnano crimini terribili, lanciano un messaggio simile anche in questo nuovo progetto.
Oppenheimer parla di un’esistenza già “dopo la fine”, un bunker metaforico fatto di bugie e illusioni. Il suo interesse si concentra sulla capacità umana di creare storie per negare la verità, un meccanismo che rischia però di condurre alla rovina. Il soggetto del film, pur inserito in un contesto fantascientifico, richiama una riflessione attuale sul presente, come se l’apocalisse fosse già avvenuta sotto altre forme, nel modo in cui viviamo e nascondiamo i nostri errori.
Il valore artistico di the end nel 2025
The End, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection con il sostegno del ministero della Cultura, rappresenta un percorso cinematografico insolito. Il film mette al centro non solo la fine del mondo in senso letterale, ma soprattutto l’idea che la vera catastrofe sia la menzogna a cui ci rifugiamo per sopravvivere. In un’epoca in cui la crisi climatica, sociale e politica si fa ogni giorno più evidente, questo racconto sottolinea i rischi di negare la realtà.
Il titolo si apre a molteplici interpretazioni, diventando uno specchio per il pubblico chiamato a riflettere sul proprio rapporto con la verità e con le storie che costruisce per vivere. Quella di Oppenheimer è una riflessione che attraversa generazioni e paesi, offrendo una testimonianza potente fra la finzione e la realtà. The End non è un semplice film post-apocalittico ma un’indagine sulle dinamiche familiari e sociali strette in una morsa di silenzi e segreti.
La trama solleva interrogativi su come ciascuno si rapporta al cambiamento estremo, come si costruiscono e si distruggono le identità dentro uno spazio chiuso e segnato dalla memoria e dalla paura. La kermesse cinematografica di questo 2025 vede in The End un racconto che sfida a guardare oltre il visibile, mantenendo vivo il dialogo con un presente che non smette di cambiare.