Sindacati lombardi chiedono un’ordinanza per vietare lavori all’aperto nelle ore più calde estive

Sindacati lombardi chiedono un’ordinanza per vietare lavori all’aperto nelle ore più calde estive

I sindacati Cgil, Cisl e Uil chiedono alla Lombardia un’ordinanza per sospendere i lavori all’aperto tra le 12 e le 16 nelle giornate di rischio alto, seguendo l’esempio di altre regioni italiane.
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I sindacati lombardi chiedono un'ordinanza regionale per sospendere i lavori all’aperto nelle ore più calde, al fine di tutelare la salute dei lavoratori esposti a rischio di stress da calore. - Gaeta.it

La Lombardia si prepara a fronteggiare ondate di caldo intenso, con i sindacati Cgil, Cisl e Uil che hanno avanzato la richiesta di un’ordinanza regionale capace di sospendere le attività lavorative esposte al sole tra le 12 e le 16. La misura, pensata per le giornate con rischio “alto” di stress da calore, nasce dal confronto con Ats e associazioni datoriali, ma incontra resistenze nella cabina di regia regionale dedicata alla tutela della salute sul lavoro.

La proposta dei sindacati per limitare i lavori all’aperto nelle ore più calde

Per tutelare lavoratori esposti al sole e a sforzi fisici pesanti nelle giornate di caldo intenso i sindacati di categoria in Lombardia hanno sollevato la richiesta che la regione emani un’ordinanza specifica. Il provvedimento dovrebbe vietare lo svolgimento di attività lavorative all’aperto nelle ore centrali della giornata, quindi tra mezzogiorno e le 16, quando l’afa e l’irraggiamento sono più intensi.

La richiesta si basa sul sistema di allerta del sito Worklimate, che ogni giorno aggiorna la mappa del rischio calore suddivisa su scala regionale e provinciale. Nei luoghi dove il rischio viene indicato come “alto”, l’ordinanza interromperebbe le attività all’aperto più a rischio, in modo da prevenire colpi di calore e malori. Il problema riguarda soprattutto i lavoratori dell’edilizia, dell’agricoltura e dei cantieri, settori in cui l’esposizione al sole è prolungata e la fatica fisica elevata. Questa condizione può incidere molto sulla salute, portando a incidenti sul lavoro e malattie legate al calore.

L’incontro della cabina di regia e le posizioni divergenti di sindacati e ats

La richiesta è stata avanzata nel corso della riunione della cabina di regia per la salute e sicurezza sul lavoro, alla quale partecipano rappresentanti sindacali, Ats — le ex Asl lombarde — e i rappresentanti delle associazioni datoriali. Nel corso dell’incontro, i sindacati hanno sollecitato una posizione comune da inviare alla regione, per sostenere con più forza la necessità di un’ordinanza.

Le Ats hanno invece sottolineato l’importanza di misure più ampie, basate sulle linee guida nazionali, che contemplano piani di prevenzione mirati, attività di vigilanza e una valutazione del rischio attenta. Ritengono che questi strumenti siano prioritari per affrontare il problema del caldo sul lavoro. Nonostante ciò, i sindacati mantengono la convinzione che senza un’ordinanza regionale la protezione della salute rimarrebbe insufficiente, soprattutto perché un provvedimento di quel tipo produrrebbe effetti immediati e certi per la sicurezza dei lavoratori.

La richiesta diretta all’assessore bertolaso e le regioni italiane che hanno già emesso ordinanze simili

Cgil, Cisl e Uil hanno espresso forte disappunto per il rifiuto di convergere in un fronte unico nel coordinamento regionale. Hanno ribadito la necessità che l’assessore Guido Bertolaso intervenga con un’ordinanza urgente prima che l’estate raggiunga i picchi di calore più pericolosi.

Non a caso diverse regioni italiane hanno adottato misure simili per affrontare l’emergenza caldo sul lavoro. Campania, Lazio, Umbria, Sicilia, Calabria, Puglia e Toscana hanno già imposto divieti temporanei per lavori esposti al sole durante le ore critiche. Questi provvedimenti hanno la funzione di limitare i disagi e i rischi ai quali sono sottoposti i lavoratori esposti a temperature elevate per lunghi periodi. La richiesta della Lombardia si inserisce in questo contesto nazionale, puntando a tutelare più lavoratori possibili nel corso dei mesi estivi più torridi.

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