La settimana che si è aperta promette di tracciare il futuro dell’ex Ilva a Taranto. Dal 14 al 17 luglio si susseguono appuntamenti chiave con istituzioni, sindacati e ministeri coinvolti nel destino dello stabilimento siderurgico. La posta in gioco riguarda la possibile cassa integrazione, la scelta di collocare una nave rigassificatrice nel porto di Taranto e l’approvazione dell’Autorizzazione integrata ambientale . Intanto si lavora anche alla revisione della gara per la vendita degli asset dell’ex Ilva, un nodo cruciale per attrarre investitori e garantire la continuità produttiva.
Incontri tra governo e sindacati al ministero delle imprese
Il 14 luglio il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato i sindacati per affrontare la delicata questione occupazionale legata all’ex Ilva. Al centro del confronto c’è l’ipotesi di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per tutelare i lavoratori in un momento di incertezza produttiva. I rappresentanti sindacali hanno ottenuto di partecipare attivamente alle trattative sull’accordo di programma in modo da poterne valutare le ricadute su posti di lavoro e produzione.
La volontà delle parti è quella di definire un quadro chiaro e condiviso entro breve. Al ministero si ragiona anche sulle condizioni per adeguare la gara per la cessione degli asset siderurgici, in vista di nuove opportunità legate alla presenza o meno di impianti di preridotto a Taranto. I sindacati rimangono vigili su ogni possibile impatto sulle tutele occupazionali e sulla garanzia di continuità produttiva dell’impianto.
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Il ruolo degli enti locali e la proposta della nave rigassificatrice
Il giorno seguente, martedì 15 luglio, tocca agli enti locali esprimere la loro posizione. Comune di Taranto e Regione Puglia sono chiamati a valutare la proposta di posizionare nel porto una nave rigassificatrice, strumento necessario per fornire gas naturale al sito produttivo. Questo passaggio è cruciale perché la disponibilità del gas determina la fattibilità tecnica e l’attrattività dell’impianto verso nuovi investitori.
I vertici locali dovranno confrontarsi non solo sulle implicazioni ambientali ma anche su aspetti logistici e di sicurezza connessi all’arrivo e al funzionamento della nave. L’eventuale via libera aprirebbe la strada alla realizzazione degli impianti per il Dri , ovvero il preridotto di ferro, che richiedono un consistente approvvigionamento di gas per alimentare i forni elettrici.
Non a caso il governo ha sottolineato più volte l’importanza di questi impianti per rendere più competitiva l’offerta e favorire l’ingresso di investitori. Sul tavolo ci sono valutazioni tecniche e ambientali che dovranno completarsi prima della Conferenza dei servizi.
Ipotesi di accordo e tempi per la decarbonizzazione dello stabilimento
Le trattative procedono su due ipotesi distinte ma con un obiettivo comune: accelerare il processo di decarbonizzazione dello stabilimento passando da un orizzonte di 12 anni a uno compreso tra 7 e 8 anni. La prima ipotesi prevede la realizzazione a Taranto di tre forni elettrici e tre impianti Dri che utilizzano gas fornito dalla nave rigassificatrice ormeggiata nel porto.
Alternativa produttiva e ruolo della società dri italia
In alternativa, la seconda ipotesi immagina che i forni elettrici restino a Taranto ma il preridotto venga prodotto altrove nel Sud Italia, in una località più facilmente rifornita di gas a costi più contenuti. Questa opzione prevede che la società Dri Italia gestisca la produzione del preridotto fuori dal sito tarantino ma garantendo comunque un contratto di servizio che ne assicuri la continuità.
Entrambe le soluzioni si basano comunque sull’impegno del governo a mantenere operativa l’attività produttiva nel sito di Taranto, con un occhio anche alle garanzie ambientali e all’impatto economico sul territorio.
Conferenza dei servizi e autorizzazione integrata ambientale
Giovedì 17 luglio si terrà la Conferenza dei servizi convocata dal ministero dell’Ambiente che assume una rilevanza centrale nell’iter di ammodernamento dell’ex Ilva. L’obiettivo è ottenere il via libera all’accordo di programma con gli enti locali e soprattutto all’Autorizzazione integrata ambientale , documento fondamentale per definire i limiti e le regole della produzione industriale in chiave sostenibile.
L’approvazione dell’Aia rappresenta un passaggio obbligato per poter proseguire verso la gara di vendita degli asset secondo nuove condizioni che tengano conto degli investimenti necessari per la riconversione ecologica. La complessità della Conferenza deriva dall’esigenza di bilanciare le esigenze produttive, occupazionali e ambientali in un contesto storico importante per il territorio.
Il lavoro delle istituzioni e ministeri coinvolti è concentrato nel definire regole precise che diano certezza operativa alle parti coinvolte, nel rispetto delle normative ambientali. In quella sede sarà possibile chiarire molte delle incognite ancora aperte sul futuro dell’ex Ilva a Taranto.