La guardia di finanza e l’agenzia delle dogane di savona hanno bloccato tre jet privati all’aeroporto di villanova d’albenga, rivelando una frode fiscale da 6 milioni di euro sull’iva all’importazione. I velivoli erano rimasti oltre il tempo consentito senza sdoganamento e risultavano intestati a società estere per mascherare la proprietà reale. Le indagini hanno portato a pagamenti dell’iva evasa e all’archiviazione delle accuse penali per i coinvolti.
Dettagli del sequestro e valori dei jet coinvolti
L’operazione, denominata hidden flights, ha portato al blocco di tre aeromobili di proprietà privata, parcheggiati nell’aeroporto di villanova d’albenga, in provincia di savona. I mezzi sequestrati sono un cessna, un eclipse e un mooney, tutti immatricolati negli stati uniti. Il valore complessivo stimato dei velivoli supera i 13 milioni di euro, una cifra significativa che conferma la portata dell’indagine.
Gli aerei si trovavano nell’aeroporto savonese da un periodo superiore ai sei mesi. Questo dato è cruciale dato che la normativa prevede un massimo di sei mesi per lo sdoganamento e il pagamento dell’iva e dei diritti doganali. Il superamento di questa soglia qualificava i mezzi come beni in contrabbando e soggetti a evasione fiscale.
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Le autorità hanno accertato che i proprietari avevano omesso i pagamenti previsti, tentando così di eludere la normativa fiscale italiana e le procedure doganali. La presenza prolungata degli aerei in territorio italiano senza sdoganamento ha attirato l’attenzione degli investigatori, portando al sequestro preventivo dei velivoli.
La struttura societaria e la titolarità reale dei jet
L’indagine ha evidenziato che i jet erano formalmente intestati a società trust registrate in delaware, uno stato americano noto per la sua legislazione societaria particolare e la riservatezza. Questo stratagemma ha permesso ai proprietari reali di mantenere l’anonimato e mascherare la reale titolarità degli aeromobili.
Dietro le società fiduciarie, gli investigatori hanno individuato tre imprenditori con cittadinanze differenti: francese, monegasca e svizzera. Queste persone avevano istituito una rete societaria per celare la loro proprietà, frapponendo entità legali con sede in paesi caratterizzati da regimi fiscali più favorevoli.
Lo scopo evidente era ottenere vantaggi fiscali non dovuti in italia, evitando il pagamento dell’iva all’importazione sui jet di lusso. L’uso di trust e società offshore è una tecnica nota per dissimulare asset di valore alto e drenare risorse all’erario di paesi con regole più rigide.
Risvolti giudiziari e recupero dei fondi evasi
Gli imprenditori coinvolti, dopo la scoperta della frode, hanno regolarizzato la loro posizione versando all’agenzia delle dogane e dei monopoli di savona l’importo dovuto per l’iva evasa. Questa operazione ha avuto un impatto diretto sulle decisioni della procura locale.
In seguito al pagamento, il tribunale ha disposto lo stralcio delle imputazioni penali nei loro confronti, procedendo con l’archiviazione del procedimento. La restituzione delle somme ha quindi consentito di evitare un processo che avrebbe potuto dilungarsi per mesi.
Il caso rappresenta un esempio di come truffe fiscali legate a beni di lusso importati illegalmente possano essere contrastate dalle forze dell’ordine. Le misure adottate hanno permesso di recuperare risorse significative per lo stato italiano, oltre a porre un freno a comportamenti illeciti nel settore dell’avioluxury.
Le attività di controllo e controllo doganale negli aeroporti italiani assumono così un ruolo centrale nella tutela delle finanze pubbliche e nella prevenzione delle evasioni. L’attenzione verso procedure di sdoganamento corrette si conferma fondamentale, soprattutto quando coinvolge beni di alto valore come i jet privati.