L’attività di controllo ambientale in Abruzzo ha portato all’intervento dei carabinieri del Nipaaf di Pescara nel comune di città sant’angelo. L’area interessata, lungo il fiume Fino, mostrava segni di movimenti di terreno e disboscamento di specie arboree senza le necessarie autorizzazioni. Il sequestro del terreno è frutto di un’indagine coordinata dalla procura di Pescara su presunte attività abusive legate anche al deposito irregolare di rifiuti non pericolosi. Il caso mette in luce le tensioni tra l’utilizzo del territorio e la tutela degli ecosistemi locali.
Intervento dei carabinieri del nipaaf nel contesto delle verifiche ambientali
Nel febbraio 2025, militari del nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale di Pescara si sono concentrati su un’area lungo il fiume Fino, nel territorio di città sant’angelo, dopo segnalazioni di movimenti terra sospetti. La zona faceva parte di una più vasta campagna di controlli sulle attività estrattive poste in essere in Abruzzo, istituita tramite una convenzione tra l’arma dei carabinieri e la regione Abruzzo. L’obiettivo era verificare la conformità delle attività al quadro normativo ambientale e paesaggistico, in particolare per prevenire danni causati da prelievi abusivi di materiale inerte e attività di trasformazione del territorio non autorizzate.
Durante i sopralluoghi sono emerse irregolarità legate a interventi di disboscamento e scavi, oltre a un deposito incontrollato di materiali di risulta come residui vegetali e scarti di demolizioni edili. Questi elementi hanno fatto partire una serie di accertamenti più approfonditi, con rilievi fotografici e raccolta di testimonianze, per delineare la portata delle violazioni e raccogliere elementi da sottoporre all’attenzione della procura. Il successo dell’azione deriva anche da un coordinamento efficace tra enti territoriali e forze dell’ordine, importante per monitorare aree sensibili come quella in esame.
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Dettagli delle irregolarità riscontrate e implicazioni ambientali
Le indagini hanno rivelato che un imprenditore proprietario dell’area aveva proceduto, o aveva consentito a terzi, movimenti di terreno e disboscamento in un’area di due ettari adiacente al corso d’acqua senza ottenere l’autorizzazione paesaggistica obbligatoria prevista dalla normativa ambientale. Tali interventi, non dichiarati alle autorità competenti, hanno alterato un ambiente che rientra in una zona protetta, aumentando il rischio di erosione del suolo e danneggiando la biodiversità vegetale tipica dell’area fluviale.
Inoltre, su un terreno confinante, sempre riconducibile allo stesso imprenditore, è stato accertato un deposito di centinaia di metri cubi di rifiuti non pericolosi. Tra questi, materiale vegetale e detriti provenienti da demolizioni e attività di costruzione. Il cumulo di rifiuti è risultato sprovvisto delle autorizzazioni necessarie per lo stoccaggio e rappresenta una potenziale fonte di contaminazione per il terreno e falde acquifere vicine. Queste irregolarità evidenziano comportamenti non conformi alle norme ambientali, che il tribunale di Pescara ha affrontato con il sequestro preventivo dell’intera area per bloccare eventuali ulteriori azioni dannose.
Azioni giudiziarie e conseguenze legali per il proprietario
Il gip del tribunale di Pescara, su richiesta della procura e sulla base delle prove raccolte dai carabinieri, ha disposto il sequestro preventivo di due ettari di terreno nel comune di città sant’angelo. Il provvedimento mira a cessare ogni attività abusiva in corso, tutelare il paesaggio e favorire un’indagine più ampia sulla responsabilità dell’imprenditore coinvolto. L’azione giudiziaria rappresenta una misura cautelare forte, indispensabile per preservare l’integrità ambientale e scongiurare danni irrimediabili.
La procura pescarese, con al vertice il sostituto procuratore Anna Benigni, monitora attentamente l’evoluzione del caso per verificare eventuali ulteriori abusi o la presenza di altri soggetti coinvolti. Le normative violante riguardano principalmente la legge paesaggistica e le disposizioni che regolamentano la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, con sanzioni che possono prevedere multe significative e, in situazioni gravi, anche reati penali. L’operazione si inserisce in un contesto di maggior controllo sulle attività estrattive e sul rispetto dell’ambiente nella regione Abruzzo, voluto dalle istituzioni per limitare gli impatti delle attività umane su ecosistemi fragili.
Difesa del territorio e tutela degli ecosistemi locali
L’episodio di città sant’angelo resta un esempio concreto di intervento delle forze dell’ordine sul territorio per difendere gli spazi verdi da pratiche scorrette, evidenziando gli effetti di un’azione combinata tra indagine ambientale e procedura penale. Il sequestro di questi due ettari testimonia la volontà di fermare sia i danni immediati al paesaggio sia l’accumulo non autorizzato di rifiuti, riaffermando così le regole da rispettare per salvaguardare il patrimonio naturale locale.