Le indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia hanno portato a una clamorosa sentenza nei confronti dei membri del clan Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata, che vede coinvolti leader e gregari dell’organizzazione. I giudici hanno inflitto pene severe che, sommandosi, superano il secolo di carcere, in un contesto caratterizzato da estorsioni sistematiche ai danni di commercianti e imprenditori, anche durante l’emergenza sanitaria. Il clan ha operato con metodologie violente e intimidatorie, imponendo il pagamento del pizzo in occasioni festive e persino su servizi funebri, allargando così il raggio d’azione delle proprie attività illecite.
Le condanne
La recente udienza si è tenuta davanti al gup di Napoli, Fabio Lombardo, il quale ha emesso sentenze esemplari nei confronti dei vertici del clan. In particolare, Salvatore Gallo ha ricevuto una condanna a 16 anni di reclusione, consolidando la sua posizione di rilievo all’interno dell’organizzazione, mentre altri membri di spicco come Salvatore Abbellito, Gennaro Battipaglia Gallo e Giuseppe Colonia hanno visto le loro pene variare dai 13 ai 15 anni e otto mesi. La gravità delle condanne rispecchia la pervasività delle attività criminali e la determinazione della magistratura di combattere il fenomeno mafioso nella regione.
In un interessante risvolto del processo, è emerso anche il significato della definizione “il processo delle donne”, utilizzata dall’accusa per sottolineare il ruolo attivo di alcune donne legate al clan, in particolare Liberata Colonia, moglie del boss Francesco Gallo. Questa sfumatura evidenzia l’intreccio di generi all’interno delle organizzazioni mafiose, dove le donne non sono più semplici spettatrici, ma partecipano attivamente alle dinamiche criminali.
Ulteriori dettagli emersi nel corso del processo hanno svelato che il clan Gallo-Cavalieri aveva stretto alleanze strategiche con i Gionta, suoi rivali storici, per dividere i proventi delle estorsioni. Tale alleanza aveva l’obiettivo di contrastare la crescita di nuove realtà mafiose, come il Quarto Sistema, dimostrando quanto le dinamiche di potere e controllo siano complesse e articolate nel panorama criminale della zona.
I nomi e le pene inflitte
Le condanne in dettaglio ritraggono uno spaccato drammatico di un’organizzazione radicata nel territorio e particolarmente attiva. Salvatore Gallo, a capo del clan, è stato condannato a 16 anni di reclusione, con la pena che si cumula a una precedente. Salvatore Abbellito ha ricevuto 15 anni e 8 mesi, mentre Gennaro Battipaglia Gallo è stato condannato a 15 anni in contesto di continuazione.
Giuseppe Colonia, altro esponente di primo piano, ha visto la sua pena fissata a 13 anni e 6 mesi. Carmine De Rosa e Luigi Visciano, anch’essi membri del clan, sono stati condannati rispettivamente a 8 anni e 8 mesi e 8 anni e 4 mesi, in un segnale chiaro di fermezza da parte della giustizia.
Altri nomi sulla lista includono Francesco Gallo, che ha ricevuto una pena di 6 anni, e Lucia Gallo, con 5 anni e 8 mesi. Un caso particolare riguarda Liberata Colonia, per la quale la procura aveva inizialmente chiesto una pena di 15 anni, ma che alla fine è stata condannata a soli 2 anni, con la decisione di scarcerazione prontamente eseguita.
Questo quadro complesso non solo mette in luce la rete di connivenze e protezioni all’interno del clan ma evidenzia anche i tentativi della magistratura di smantellare le strutture mafiose con pene esemplari e una strategia coordinata di indagine e repressione.
Ultimo aggiornamento il 28 Settembre 2024 da Laura Rossi