Nel cuore del Napoletano, un’operazione antibracconaggio ha fatto luce su un vasto traffico illegale di cardellini. Questa azione, condotta dai Carabinieri della Tenenza di Sant’Antimo in collaborazione con la Polizia Metropolitana di Napoli, ha portato alla segnalazione di tre individui coinvolti in questo scambio illecito di fauna selvatica. L’operazione ha rivelato non solo un grave problema legato al bracconaggio, ma anche come il commercio di queste amate piccole creature stesse influenzando negativamente l’ecosistema locale.
L’operazione dei Carabinieri e le scoperte sul territorio
La scorsa domenica, i Carabinieri della Tenenza di Sant’Antimo, coordinati dal tenente Vincenzo Vacchiano, hanno lanciato un’operazione che ha coinvolto anche la Polizia Metropolitana, sotto la guida della comandante Lucia Rea, e il supporto delle guardie volontarie della Lipu. Questa operazione si è snodata tra Sant’Antimo e Villaricca, aree dove, come emerso da ulteriori indagini, il traffico di cardellini era diffuso.
Durante gli accertamenti, gli agenti hanno perquisito due abitazioni, conseguendo risultati significativi: dodici cardellini sono stati sequestrati, insieme a una rete da uccellagione utilizzata per catturare gli uccelli. La vendita illegale avveniva con grande disinvoltura; gli esemplari erano esposti in piccole gabbie collocate lungo le strade, rendendo palese l’immoralità e l’assenza di scrupoli di chi gestiva questo mercato clandestino. Alcuni cardellini erano addirittura imbracati con spago, trasformandoli in richiami viventi per attrarre altri uccelli, una pratica tanto crudele quanto sfruttatrice.
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Le conseguenze legali per i denunciati
I tre individui coinvolti nell’illecito dovranno affrontare l’autorità giudiziaria, rispondendo di diversi reati, tra cui la detenzione illegale di specie protette, la ricettazione di fauna selvatica e il maltrattamento di animali. L’accusa di detenzione illegale è particolarmente grave, visto che il cardellino è una specie tutelata, considerata patrimonio indisponibile dello Stato. Gli avvocati dei denunciati saranno chiamati a difendere i loro assistiti in un contesto legale molto rigido in materia di protezione delle specie animali.
La pratica del bracconaggio non ferisce solo gli animali catturati, ma danneggia l’intero ecosistema, minando la biodiversità. La crudeltà dei metodi impiegati dai bracconieri è sconcertante; alcuni uccelli vengono mutilati, accecati o feriti in modo tale da compromettere le loro possibilità di sopravvivere. Questi fatti pongono interrogativi su come proteggere in modo adeguato la fauna selvatica e su quali strategie adottare per prevenire simili crimini in futuro.
I danni causati dal traffico di cardellini e la loro cura
Il traffico di cardellini ha assunto proporzioni notevoli nel Napoletano, con un giro d’affari che si stima possa raggiungere migliaia di euro. Sant’Antimo, in particolare, era diventata una delle principali piazze di smercio per queste specie protette, attirando l’attenzione delle forze dell’ordine e delle associazioni ambientaliste. Gli uccelli sequestrati durante l’operazione sono ora sotto la supervisione dei veterinari del Centro Recupero dell’ASL Napoli 1, dove riceveranno le cure necessarie per rimettersi in salute.
Dopo il trattamento, gli esperti si prepareranno a reintrodurli nel loro habitat naturale, un passo fondamentale per restituire loro la libertà e garantire il ripristino di una popolazione sana. L’operazione ha rappresentato un significativo intervento contro il bracconaggio, ma sottolinea anche l’importanza di una tutela permanente della fauna selvatica in Italia, un tema che richiede attenzione continua e azioni coordinate per prevenire comportamenti illeciti che minacciano la nostra biodiversità.