La situazione dello Scolmatore del Bisagno rappresenta un caso emblematico del modo in cui il centrodestra ha affrontato le opere pubbliche, anche quando queste sono state finanziate adeguatamente. L’infrastruttura, essenziale per contrastare il dissesto idrogeologico, ha ricevuto fondi dal governo del Partito Democratico, con un decreto del 15 settembre 2015. Sebbene l’appalto fosse stato assegnato nel maggio 2020, i lavori sembrano essere bloccati in un imbarazzante stallo che solleva interrogativi su responsabilità e gestione.
Storia e finanziamenti dell’opera
Lo Scolmatore è un’opera che ha iniziato a essere discussa anni fa, come risposta a problemi di allagamenti e dissesto idrogeologico che affliggono Genova. A guidare il progetto fu individuato il Commissario Toti, il quale è stato recentemente sostituito dall’assessore Giampedrone. Il progetto ha ricevuto finalmente l’appalto nel maggio 2020, con un valore complessivo di 204 milioni di euro, con la promessa che i lavori sarebbero stati conclusi entro quest’anno, ossia nel 2024. L’interesse pubblico era alto, ma le aspettative si sono rapidamente scontrate con la realtà dei fatti.
Sin dal principio, ci sono stati segnali di difficoltà. I lavoratori hanno lamentato stipendi non pagati e sono emerse due interdittive antimafia a carico delle imprese coinvolte. Anche se queste ultime furono poi revocate dai tribunali amministrativi, è chiaro che già i primi passi del progetto non sono stati solidi. La questione principale rimane che i lavori non hanno mai avviato veramente a causa della mancanza di una talpa meccanica, fondamentale per la realizzazione dell’opera.
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Ritardi e promesse non mantenute
La talpa meccanica, che doveva essere ordinata in Cina, ha rappresentato un problema notevole per l’avanzamento del progetto. Inizialmente si prevedeva la sua consegna a luglio 2023, ma questa tempistica è poi slittata a gennaio 2024 e successivamente ad aprile 2024. Le promesse da parte di Giampedrone si sono susseguite: ora dichiara che la talpa dovrebbe finalmente arrivare a dicembre di quest’anno. Questi continui rinvii hanno fatto crescere i dubbi tra i genovesi riguardo alla veridicità delle informazioni fornite dagli amministratori.
A preoccupare sarebbe anche la questione dei pagamenti; difatti, sembra esserci stata una difficoltà nel corrispondere i giusti compensi all’impresa incaricata. A ottobre 2023, il commissario Toti ha concesso una maxi-variante di ben 27 milioni di euro al contratto, una mossa pensata per superare il blocco attuale. Tuttavia, essendo la talpa non arrivata ancora, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: i lavori risultano in netto ritardo, con circa quattro anni di attesa e senza che nessuno dei responsabili si sia preso la briga di spiegare la situazione ai cittadini.
La critica del PD e le ripercussioni politiche
Simone D’Angelo, segretario metropolitano del PD di Genova, ha denunciato le difficoltà del progetto e del suo avanzamento, sottolineando come la gestione del centrodestra abbia portato a questa situazione di stallo. L’assenza di chiarezza e le promesse non mantenute contribuiscono a un crescente malcontento tra la popolazione, accresciuta dalla consapevolezza che si tratta di un’infrastruttura vitale per la città e per la sicurezza dei suoi abitanti. Le contestazioni non riguardano solo la lentezza dei lavori, ma anche la mancanza di comunicazione e di trasparenza nella gestione dell’opera.
I riflessi politici di questa situazione sono evidenti. Le forze di opposizione stanno cavalcando questa frustrazione popolare per criticare l’attuale amministrazione e, in generale, la gestione delle opere pubbliche da parte del centrodestra. La responsabilità politica non può essere ignorata, date le cifre, gli investimenti e le risorse allocate per lo Scolmatore del Bisagno. La situazione attuale fa sorgere interrogativi su come il governo locale potrà affrontare questioni importanti come la sicurezza idrogeologica in futuro senza un cambio di rotta e una maggiore responsabilità.