San benedetto dei marsi, riaperto il processo sulla morte di collinzio d’orazio dopo sentenza cassazione

San benedetto dei marsi, riaperto il processo sulla morte di collinzio d’orazio dopo sentenza cassazione

La corte di cassazione annulla la condanna per fabio sante mostacci e mirko caniglia nel caso della morte di collinzio d’orazio a san benedetto dei marsi, disponendo un nuovo processo a perugia.
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La Corte di Cassazione ha annullato la condanna per la morte di Collinzio D’Orazio, disponendo un nuovo processo a Perugia, riaprendo così un caso che ha profondamente colpito la comunità di San Benedetto dei Marsi. - Gaeta.it

La vicenda giudiziaria legata alla tragica morte di collinzio d’orazio, 51enne di san benedetto dei marsi trovato senza vita nel febbraio 2019, subisce un nuovo sviluppo. La corte di cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado che aveva confermato la condanna di due imputati, disponendo un nuovo processo davanti alla corte d’assise d’appello di perugia. Questo colpo di scena riporta al centro dell’attenzione il caso che aveva commosso la comunità locale e riapre interrogativi sulla vicenda.

Dalla morte di collinzio d’orazio ai primi sviluppi giudiziari

Il 23 febbraio 2019, il corpo di collinzio d’orazio fu rinvenuto sulle rive del fiume giovenco, a san benedetto dei marsi. L’uomo, affetto da alcune patologie e in cura con una terapia incompatibile con l’assunzione di alcol, era stato visto l’ultima volta il 2 febbraio in un bar del paese. Quella sera aveva consumato bevande alcoliche, nonostante il suo stato di salute. Due uomini, fabio sante mostacci e mirko caniglia, entrambi originari di san benedetto dei marsi, erano accusati di averlo accompagnato nei pressi di casa sua ma di averlo poi abbandonato in una zona isolata, impervia e paludosa del paese.

Le accuse principali

Questa azione, secondo i giudici di merito, avrebbe determinato l’abbandono di un incapace, con la morte di d’orazio come conseguenza di un altro reato. L’omissione delle cure necessarie e il luogo dove era stato lasciato costituirono il fulcro dell’accusa. Dopo giorni di ricerche, l’uomo venne ritrovato senza vita nel fiume giovenco, e da quel momento si aprì un procedimento penale che ha attraversato vari gradi di giudizio.

La sentenza di secondo grado e le reazioni legali

La corte d’assise d’appello dell’aquila confermò la condanna nei confronti di mostacci e caniglia, assegnando loro una pena di tre anni di reclusione per abbandono di incapace con esito mortale. Le difese, affidate agli avvocati mario flammini e franco colucci per mostacci, e ad antonio milo per caniglia, hanno sempre sostenuto l’innocenza dei loro assistiti, puntando su una ricostruzione differente dei fatti. Il legale antonio milo è venuto a mancare recentemente, ma la battaglia giudiziaria è proseguita con determinazione.

Le reazioni delle parti coinvolte

Dopo la sentenza d’appello, gli avvocati annunciarono il ricorso alla cassazione, in attesa di leggere le motivazioni, con la ferma convinzione che i loro assistiti fossero estranei ai fatti contestati. Dall’altra parte, la famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato stefano guanciale per conto della madre di collinzio, teresa di nicola, ha seguito il procedimento con dolore e attenzione, chiedendo verità e giustizia. Teresa di nicola ha sempre sostenuto che suo figlio avesse bisogno di assistenza ma sia stato lasciato solo in un momento critico.

La decisione della cassazione e le prospettive del nuovo processo

Il 2025 ha segnato una svolta con la decisione della quinta sezione penale della corte di cassazione, che ha annullato con rinvio la sentenza di secondo grado e ha ordinato un nuovo giudizio davanti alla corte d’assise d’appello di perugia. Questa scelta riapre il processo, ormai vicino a una chiusura definitiva, e sottolinea la complessità del caso.

Cosa comporta la sentenza

Le motivazioni della cassazione saranno decisive per delineare i contorni del nuovo procedimento. La corte dovrà riesaminare le contestazioni relative al comportamento degli imputati e gli elementi di prova che hanno portato alle condanne. L’intervento della cassazione lascia spazio a nuove valutazioni e a revisioni degli atti, con l’obiettivo di chiarire la responsabilità nel decesso di collinzio d’orazio.

La comunità di san benedetto dei marsi segue con attenzione e speranza questo risvolto, che riporta il caso in primo piano. Resta aperto il nodo su quanto accadde quella sera del febbraio 2019 e sulle responsabilità degli imputati, mentre le famiglie coinvolte attendono sviluppi con una tensione palpabile.

Impatto sulla comunità e attese per le prossime udienze

Il caso di collinzio d’orazio ha segnato san benedetto dei marsi, lasciando un segno profondo tra gli abitanti. La morte dell’uomo, in circostanze controverse, ha sollevato interrogativi sulla gestione delle cure e sulla responsabilità di chi ha avuto contatti con lui. La riapertura del processo provoca un richiamo alla memoria di quella vicenda dolorosa e stimola un confronto sul tema dell’assistenza a persone fragili.

Le famiglie coinvolte, le difese e la parte civile attendono ora le prossime udienze che si terranno a perugia. La corte d’assise d’appello dovrà valutare nuovamente ogni elemento, ascoltare le parti e rivalutare i motivi che portarono alle condanne. Le aspettative si concentrano soprattutto sulle motivazioni che saranno rese pubbliche dalla cassazione, che serviranno a indirizzare il nuovo giudizio.

San benedetto dei marsi resta in uno stato di attesa, mentre la vicenda continua a intrecciare aspetti giudiziari, umani e sociali. Anche alla luce delle difficoltà evidenziate già in passato, si porrà l’attenzione sulla necessità di garantire una tutela adeguata a chi si trova in condizioni di fragilità.

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