La dermatite nodulare contagiosa , malattia virale che colpisce i bovini, continua a diffondersi in sardegna. In poco più di un mese la patologia ha raggiunto 26 focolai confermati sull’isola, secondo gli aggiornamenti forniti dalla rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani. Questa malattia, assente in italia fino al giugno 2025, ha generato preoccupazioni sia per la salute degli animali sia per le ripercussioni economiche legate agli allevamenti. Le autorità veterinarie e sanitarie hanno avviato misure di contenimento, mentre si prepara una campagna vaccinale per arginare il diffondersi dell’infezione.
Diffusione rapida e contesto internazionale della lsd in italia
La dermatite nodulare contagiosa, originaria dell’africa, è una malattia virale che ha interessato sempre di più aree geografiche diverse negli ultimi decenni. La prima comparsa del virus risale agli anni Venti in zambia, da dove si è diffuso in molte regioni dell’africa sub-sahariana, arrivando in Medio Oriente, asia e poi in europa dell’est. L’italia aveva mantenuto lo status di paese libero da lsd fino al 21 giugno 2025, quando il primo focolaio è stato segnalato in provincia di nuoro, sardegna. Poco tempo dopo, un secondo focolaio è emerso in un allevamento di mantova, in lombardia. In quel caso, l’intervento tempestivo ha portato all’abbattimento dei bovini colpiti, contenendo rapidamente il contagio.
Situazione complessa in sardegna
La situazione in sardegna, però, si è rivelata più complessa. La malattia ha avuto una diffusione veloce, raggiungendo 26 focolai confermati nel giro di un mese. Il virus fa parte della famiglia dei poxvirus e, pur non essendo trasmissibile all’uomo, rappresenta una minaccia significativa per il settore zootecnico. Le autorità veterinarie italiane e le istituzioni regionali lavorano fianco a fianco per identificare ogni possibile focolaio e limitare la propagazione su un territorio dove l’allevamento bovino riveste un ruolo economico importante per molte comunità.
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Interventi e strategie adottate per il controllo della malattia
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, in collaborazione con quello di teramo, centro di referenza nazionale per le malattie esotiche dal 1991, ha assunto un ruolo centrale nelle attività di monitoraggio e controllo della lsd. La priorità fin dal primo caso è stata circoscrivere l’espansione della malattia. Insieme alle autorità sanitarie regionali e ai organismi nazionali, è stata definita una strategia che prevede un mix di sorveglianza, abbattimento selettivo, quarantena e vaccinazione.
Simonetta Cherchi, direttrice generale dell’Izs della sardegna, ha spiegato come “in questa fase il sostegno degli allevatori risulti vitale.” La campagna di vaccinazione è prevista per i prossimi giorni e punta a coprire rapidamente il maggior numero possibile di bovini, per ridurre le occasioni di contagio. La vaccinazione rappresenta la misura più efficace per ridurre l’incidenza della malattia, evitare nuove infezioni e limitare l’impatto sui capi già presenti negli allevamenti.
Raccomandazioni sulle misure di biosicurezza
Le autorità hanno inoltre raccomandato di rispettare rigorosamente biosicurezza e isolamento delle aree infette, per evitare spostamenti incontrollati dei capi. Questi interventi si basano sulle norme europee che disciplinano le emergenze sanitarie animali, garantendo un approccio coordinato a livello comunitario.
Conseguenze sanitarie ed economiche della dermatite nodulare contagiosa
La dermatite nodulare contagiosa non provoca malattie nell’uomo ma colpisce direttamente il benessere e la produttività degli animali. Tra i sintomi principali si osservano noduli cutanei, febbre, perdita di appetito e debolezza. L’infezione compromette la produzione di latte e può causare aborti, compromettendo l’efficienza produttiva delle aziende agricole.
Gli allevatori registrano perdite economiche significative soprattutto per la riduzione della qualità delle carni e delle pelli, prodotti strettamente collegati al valore commerciale dei bovini. Le restrizioni imposte per contenere l’infezione incidono sulle attività di scambio e trasporto degli animali, provocando ulteriori difficoltà e danni economici. L’adozione di misure di prevenzione e controllo è l’unica via per evitare che la malattia si radichi ulteriormente e aggravi la situazione.
Simonetta Cherchi ha sottolineato “l’impegno dell’intera rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali nel fornire supporto tecnico e diagnostico costante.” Le strutture coinvolte si occupano di analizzare campioni, monitorare l’evoluzione dell’epidemia e aggiornare in tempo reale i dati agli enti preposti alle decisioni sanitarie. Questa rete è considerata uno strumento imprescindibile per la gestione della crisi sanitaria veterinaria.
Ruolo della rete degli istituti zooprofilattici sperimentali nella gestione dell’emergenza
La rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani svolge un’attività di sorveglianza sistematica sulle malattie infettive animali. Grazie alla preparazione tecnica del personale e alle dotazioni di laboratorio, riesce a individuare rapidamente ogni focolaio e a fornire informazioni precise ai decisori politici e sanitari. L’Izs della sardegna e quello di teramo sono in prima linea nel coordinare le analisi sulla diffusione della lsd in sardegna e nella definizione delle strategie operative.
Esperienza e collaborazione
L’esperienza maturata in precedenti emergenze sanitarie ha permesso di strutturare interventi mirati e veloci. L’istituto di teramo ha la qualifica di centro di riferimento nazionale per le malattie esotiche, compito che implica un impegno costante per individuare malattie raramente presenti in italia e a rischio di introdursi da altri territori. Il monitoraggio accurato consente di rilevare cambiamenti epidemiologici e sostenere campagne di vaccinazione mirate.
La collaborazione con le autorità regionali e ministeriali consente un coordinamento che minimizza i ritardi e rende possibile adottare misure per contenere il virus prima che si diffonda oltre il controllo. L’attenzione continua al territorio è fondamentale per mantenere la salute degli allevamenti e, di riflesso, tutelare l’economia agricola locale.