Rivolta nel carcere di Rieti: cinque agenti intossicati da fumo e un'aggressione durante l'incendio in cella

Rivolta nel carcere di Rieti: cinque agenti intossicati da fumo e un’aggressione durante l’incendio in cella

Nella casa circondariale di Rieti una rivolta con incendio e aggressioni ha evidenziato gravi problemi di sovraffollamento e carenza di polizia penitenziaria, con sindacati che chiedono interventi urgenti.
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Nella casa circondariale di Rieti è scoppiata una rivolta con incendio e aggressioni, evidenziando gravi problemi di sovraffollamento e carenza di personale tra gli agenti di polizia penitenziaria. - Gaeta.it

Nella casa circondariale di Rieti si è verificata una rivolta che ha causato l’incendio della sala ricreativa e ha portato al ricovero di cinque agenti di polizia penitenziaria per intossicazione da fumo. Un altro agente ha subito un’aggressione da parte di detenuti. Questo episodio mette in luce le difficili condizioni all’interno dell’istituto e sottolinea le criticità legate a sovraffollamento e carenza di personale.

Incendio e propagazione del fumo all’interno del carcere di Rieti

La rivolta è scoppiata nella sala ricreativa della casa circondariale di Rieti, dove alcuni detenuti hanno appiccato il fuoco, facendo sprigionare fumo denso che si è diffuso in più sezioni dell’istituto. Le fiamme hanno provocato condizioni di pericolo per la sicurezza di detenuti e agenti. Le testimonianze raccolte indicano che cinque agenti sono stati trasportati subito in ospedale per intossicazione da fumo, una conseguenza diretta dell’incendio.

La situazione si è aggravata quando alcuni reclusi hanno aggredito un agente, colpendolo con una testata al volto. Questo episodio dimostra la tensione altissima tra il personale e i detenuti durante la rivolta, complicando la gestione dell’ordine pubblico all’interno della struttura. I vigili del fuoco e le forze dell’ordine sono intervenuti prontamente per spegnere le fiamme e ristabilire la calma.

Sovraffollamento e carenza di personale nella casa circondariale

Attualmente, nel carcere di Rieti sono detenute 493 persone a fronte di una capienza regolamentare fissata a 295 posti. Questo sovraffollamento rappresenta una criticità grave, in grado di alimentare disordini e tensioni interne. Il numero elevato di reclusi, superiore alla capienza prevista, aumenta il rischio di incidenti e rende più complicata l’attività quotidiana di vigilanza e controllo.

L’istituto sconta, inoltre, una significativa carenza di personale di polizia penitenziaria. Mancano 56 agenti sui 176 previsti, un taglio che corrisponde al 32% in meno rispetto all’organico necessario. Questa situazione limita la capacità del personale di intervenire efficacemente, espone gli agenti a rischi più alti e rende più difficile mantenere la sicurezza all’interno della struttura.

Reazioni della Fns Cisl Lazio e condizioni degli agenti coinvolti

La federazione sindacale di polizia penitenziaria Fns Cisl Lazio ha denunciato i fatti e ha espresso solidarietà verso gli agenti rimasti coinvolti nella rivolta. Il sindacato ha sottolineato come gli uomini e le donne della polizia penitenziaria abbiano sempre svolto il loro lavoro con dedizione, anche in condizioni difficili come quelle di Rieti.

La Fns Cisl ha chiesto misure urgenti per garantire la sicurezza e la protezione del personale, ribadendo che un rafforzamento dell’organico e una migliore gestione della struttura sono necessari per evitare altri episodi di violenza. Il sindacato invita le autorità competenti a intervenire per tutelare chi lavora dentro le carceri, non solo per preservare la sicurezza delle istituzioni penitenziarie ma anche per proteggere l’intera comunità.

Contesto e criticità del sistema penitenziario nel Lazio

Il caso di Rieti s’inserisce in un quadro più ampio di difficoltà che coinvolgono numerose carceri italiane, soprattutto nel Lazio. La combinazione tra sovraffollamento e carenza di personale alimenta unrest e aumenta la possibilità di rivolte o episodi di violenza. Spesso gli istituti devono affrontare condizioni difficili con risorse limitate, mentre la domanda di sicurezza cresce.

Queste tensioni si riflettono non solo nelle strutture ma anche nella vita quotidiana dei detenuti e di chi deve garantirne il controllo. Diversi sindacati e operatori carcerari segnalano la necessità di interventi strutturali per migliorare le condizioni di lavoro degli agenti e affrontare il problema del sovraffollamento attraverso politiche alternative al carcere o una migliore gestione dei flussi detentivi.

Nel caso di Rieti, la rivolta evidenzia la fragilità del sistema, in cui piccoli episodi possono degenerare rapidamente se non si interviene con un’attenzione specifica alle condizioni interne e agli strumenti a disposizione del personale penitenziario.

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