Rivolta al carcere di Pescara: sovraffollamento e carenza di personale al centro della protesta

Rivolta al carcere di Pescara: sovraffollamento e carenza di personale al centro della protesta

Rivolta nel carcere di Pescara a causa di sovraffollamento al 180% e carenza del 30% di personale, scatenata dal suicidio di un detenuto. Urgente necessità di riforme nel sistema penitenziario italiano.
Rivolta Al Carcere Di Pescara3A Rivolta Al Carcere Di Pescara3A
Rivolta al carcere di Pescara: sovraffollamento e carenza di personale al centro della protesta - Gaeta.it

La situazione nel carcere di Pescara ha raggiunto livelli preoccupanti, con una denuncia che giunge nuovamente dal sindacato. Il sovraffollamento ha superato il 180%, mentre la carenza di personale penitenziario tocca il 30%. Questi fattori si sono rivelati esplosivi, culminando in una violenta rivolta. Il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, si è espresso riguardo a questi eventi in una nota ufficiale.

Le cause della rivolta

Nella mattinata di ieri, un tragico evento ha innescato la protesta. Un detenuto originario del Nord Africa ha tragicamente deciso di togliersi la vita dopo un incontro con il personale medico. La notizia ha immediatamente scatenato la reazione degli altri detenuti. Inizialmente, i connazionali del defunto hanno manifestato il proprio sconcerto, ma la situazione è rapidamente degenerata. I detenuti di tutta la sezione, circa 250, hanno cominciato a danneggiare le apparecchiature di videosorveglianza e a lanciare oggetti contro gli agenti di polizia penitenziaria.

La reazione violenta non si è limitata al lancio di oggetti. I detenuti hanno sradicato impianti idrici e porte, devastando anche gli impianti elettrici. L’atmosfera è diventata caotica, con alcuni detenuti che hanno dato fuoco ai materassi e altri oggetti all’interno delle celle. La situazione di anarchia ha preso piede, e un detenuto è riuscito addirittura a raggiungere il tetto della struttura, mentre altri tentavano di superare i controlli per raggiungere il muro di cinta.

Le conseguenze della protesta

Il caos ha portato a un imponente dispiegamento di forze nel pomeriggio. Solo nel tardo pomeriggio, è arrivato personale del Gio, il Gruppo di Intervento Operativo, per supportare gli agenti già presenti. Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine, la devastazione subita dal carcere è stata significativa. La sezione penale del carcere è stata praticamente distrutta, e il peso delle conseguenze è ricaduto non solo sui detenuti ma anche sulle guardie. Otto agenti penitenziari sono stati intossicati durante i disordini e hanno dovuto ricevere assistenza medica, mentre un altro è stato colpito da una frattura al braccio e un terzo si trova in osservazione per una presunta lesione muscolare.

Situazione futura e interventi necessari

Il giorno seguente ai disordini, si è diffusa la voce di possibili cambiamenti ai vertici del carcere, notizia non ufficialmente confermata. Se si rivelasse vera, potrebbe riflettere l’incapacità della dirigenza del Dap di affrontare le questioni persevere nel sistema penitenziario. L’Osapp ha sottolineato che queste misure sembrano essere solo tentativi superficiali di gestire una problematica ben più profonda e strutturale.

Il sovraffollamento e l’insufficienza di personale continuano a essere temi caldi nel dibattito sulla situazione carceraria in Italia. La necessità di ripensare il sistema penitenziario è ora più urgente che mai, non solo per garantire la sicurezza all’interno delle strutture, ma anche per tutelare i diritti e la salute dei detenuti e del personale che opera in condizioni sempre più precarie.

Questa rivolta è solo l’ultima manifestazione di un problema che si profila lungo tutto il sistema carcerario italiano e mette in evidenza la necessità di riforme profonde e immediate.

Change privacy settings
×