Un ex ufficiale delle forze strategiche russe ha rivelato in un’intervista esclusiva che, all’atto di inizio dell’invasione dell’Ucraina, le installazioni nucleari russe sono state messe in stato di allerta, una manovra mai avvenuta prima in assenza di esercitazioni. Queste affermazioni richiamano l’attenzione sulla preparazione militare della Russia e sull’implicazione etica di ordini impartiti alle forze armate.
Stato di allerta e prontezza per l’attacco
Il giorno dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina, si sono attivate le procedure di allerta per le basi delle forze strategiche russe, un episodio senza precedenti che ha sorpreso gli stessi militari coinvolti. Anton, questo il nome scelto dal testimone, ha servito in una di queste basi e ha spiegato che l’allerta è durata da due a tre settimane. La preparazione includeva la possibilità di operazioni nucleari, con i sistemi missilistici pronti a essere lanciati sia dal mare che dall’aria.
Anton ha sottolineato che prima dell’invasione, le esercitazioni erano l’unica circostanza in cui venivano attuate misure simili. Una volta che le ostilità sono cominciate, però, le armi furono rese operative immediatamente, generando una situazione di tensione e paura tra truppe e comandi. Tre giorni dopo l’inizio del conflitto, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che le forze di deterrenza nucleare erano state messe in “modalità speciale di combattimento”, appuntamento cruciale che ha segnato una fase di grande allerta.
Ordini contraddittori e sensi di colpa
Nel corso delle prime settimane, Anton ha ricevuto ordini che jugavano sull’uso della forza contro i civili ucraini, descritti in un documento militare come “combattenti da distruggere”. Questa direttiva ha sollevato interrogativi etici. Anton ha definito questi ordini come un “crimine di guerra” e ha rifiutato di prendere parte a tale propaganda. Nonostante le sue obiezioni, è stato riassegnato a una brigata d’assalto, standard spesso attribuiti a soldati che si oppongono alla guerra, scontrandosi con le norme di comando.
Per sfuggire a queste dinamiche, Anton ha firmato per il termine del suo servizio militare e ha trovato assistenza nell’organizzazione che supporta i disertori, “Idite Lesom“, che accoglie un numero crescente di soldati in fuga dalla guerra. Questo gruppo è diventato un punto di riferimento per chi cerca una via di uscita dalle forze armate russe.
La realtà delle forze nucleari
Le forze nucleari russe sono tra le più importanti nel panorama globale, con circa 4.380 testate nucleari, secondo le stime. Tuttavia, solo 1.700 di esse sono attivamente dispiegate e pronte all’uso. Durante la sua esperienza, Anton ha confermato che il mantenimento di tali armi avviene senza sosta, contraddicendo l’idea di un arsenale obsoleto o in disuso.
Oltre alle testate strategiche, sono disponibili anche armi nucleari di tipo tattico, caratterizzate da una potenza esplosiva ridotta, che potrebbero essere utilizzate in un conflitto su piccola scala. Anton ha descritto la struttura interna della base, dove solo i membri di carriera possono operare, evidenziando l’intensità del controllo e della sicurezza all’interno delle strutture nucleari. Gli ordini di non portare dispositivi di comunicazione personale sottolineano la gravità della segretezza e la paranoia che circondano tali installazioni.
Il lavoro dietro le quinte delle forze nucleari
All’interno delle basi nucleari, il personale affronta continue esercitazioni di addestramento, con un tempo di risposta fissato a soli due minuti. Tale preparazione è considerata fondamentale per garantire una reazione rapida nel caso di un attacco, ma trasmette anche un clima di tensione costante tra il personale militare. Anton ha testimoniato che la vita quotidiana all’interno di queste strutture è isolata, con accesso limitato a informazioni esterne e un monitoraggio incessante della condotta del personale.
Le dichiarazioni di questo ex ufficiale offrono uno spaccato inquietante sulle dinamiche interne delle forze nucleari russe e sulle implicazioni etiche che le operazioni militari comportano. Mentre la guerra in Ucraina continua, le parole di Anton evidenziano le sfide morali e professionali affrontate da molti soldati. La trasparenza di queste rivelazioni invita a riflessioni profonde sull’uso della forza e sui diritti umani in contesti di conflitto.
Ultimo aggiornamento il 26 Novembre 2024 da Laura Rossi