Rischio per il futuro degli stabilimenti ex Ilva, Fiom Cgil chiede al governo risorse per la messa in sicurezza e la transizione

Rischio per il futuro degli stabilimenti ex Ilva, Fiom Cgil chiede al governo risorse per la messa in sicurezza e la transizione

La Fiom Cgil denuncia la crisi dello stabilimento ex Ilva di Genova Cornigliano, chiede al governo risorse e un piano industriale chiaro per garantire produzione, occupazione e transizione ecologica nel settore acciaio.
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La Fiom Cgil denuncia la crisi dello stabilimento ex Ilva di Genova Cornigliano, chiedendo al governo risorse e un piano industriale chiaro per garantire la continuità produttiva, la tutela dei lavoratori e la transizione ecologica. - Gaeta.it

Lo stabilimento ex Ilva nella zona di Genova Cornigliano è al centro di una crisi che mette a rischio il piano di salvaguardia, messa in sicurezza e transizione della produzione di acciaio. La Fiom Cgil chiede al governo un intervento urgente per garantire risorse e un approccio chiaro sulle strategie industriali e occupazionali. Questi sono elementi fondamentali per la continuità dell’azienda e per la tutela dei lavoratori coinvolti.

Crisi negli stabilimenti ex ilva e richieste di sospensione del tavolo di confronto

Michele De Palma, segretario generale della Fiom Cgil, ha sottolineato durante l’assemblea davanti allo stabilimento di Genova Cornigliano che il progetto di messa in sicurezza di tutti gli impianti ex Ilva rischia di saltare. Secondo De Palma, manca una chiara disponibilità di risorse e questo compromette seriamente il piano di rilancio e la transizione verso processi produttivi meno inquinanti, in linea con le attuali esigenze di decarbonizzazione.

La richiesta è stata quella di sospendere la riunione in corso e rinviarla alla settimana successiva per poter chiarire e definire meglio la dotazione finanziaria necessaria. La preoccupazione è che senza fondi adeguati i lavoratori rischiano di pagare conseguenze dovute a scelte e errori di governi e gestioni precedenti. La tutela dell’occupazione e la continuità aziendale restano priorità irrinunciabili per il sindacato.

Necessità di un piano industriale che garantisca la produzione in italia

Un punto cruciale indicato da De Palma riguarda l’assenza di un piano industriale solido e credibile. Senza un’azienda stabile, infatti, è impossibile pianificare la gestione degli impianti e dei forni atti a garantire la produzione di acciaio secondo il modello di decarbonizzazione.

L’Italia importa ingenti quantità di acciaio dall’estero, nonostante abbia il potenziale per produrlo localmente nei suoi siti industriali. Questo squilibrio mette in discussione sia la sicurezza del settore manifatturiero sia la capacità del paese di sostenere processi produttivi meno impattanti sull’ambiente. Il sindacato insiste sull’urgenza di definire obiettivi chiari e concreti per mantenere attiva la produzione interna.

Preoccupazioni sulla trattativa con baku steel e ipotesi di gestione statale

Le trattative con il gruppo azero Baku Steel appaiono in stallo. De Palma ha spiegato che la controparte chiede ora condizioni e garanzie molto più stringenti rispetto a quanto emerso in precedenza. Il cambio di atteggiamento e la mancata definizione dell’accordo entro giugno creano dubbi seri sul successo della cessione.

La sensazione è che il negoziato non abbia mai realmente preso il via. In questo contesto, la Fiom Cgil suggerisce che lo Stato valuti l’ipotesi di una gestione diretta degli stabilimenti. Solo così si potrà assicurare la continuità produttiva e tutelare l’occupazione in un settore strategico per l’economia nazionale.

Lo stato e il futuro di un settore strategico per l’industria italiana

L’acciaio resta un materiale primario per l’economia italiana, dalla produzione industriale all’edilizia. Le difficoltà degli impianti ex Ilva si riflettono su molti settori collegati, rendendo necessario un intervento chiaro non solo da parte delle imprese ma anche da parte dello Stato.

La situazione in corso evidenzia la complessità di coniugare esigenze produttive, ambientali e occupazionali. Mantenere vivi gli stabilimenti italiani significa conservare un pezzo di una filiera industriale che, anche senza le gestioni passate, può rappresentare un vantaggio competitivo se sostenuta con politiche concrete e precise. I prossimi passi del governo e delle parti coinvolte determineranno l’assetto futuro del sito e di tanti lavoratori.

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