Risarcimento per ferimento da arma da fuoco: la causa di Magaiber Sulejmanovic in appello

Risarcimento per ferimento da arma da fuoco: la causa di Magaiber Sulejmanovic in appello

Il caso di Magaiber Sulejmanovic, ferito da un colpo di pistola durante un intervento di polizia nel 2013, riemerge in tribunale per il risarcimento mai ricevuto e la proposta di mediazione.
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Risarcimento per ferimento da arma da fuoco: la causa di Magaiber Sulejmanovic in appello - Gaeta.it

Il caso di Magaiber Sulejmanovic, uomo ferito gravemente da un colpo di pistola durante un intervento di polizia a Torino nel 2013, è tornato alla ribalta nelle aule di giustizia. Sulejmanovic, residente in un campo nomadi nel centro Italia, ha avviato un processo per ottenere un risarcimento dopo che, in primo grado, gli era stata riconosciuta una somma di 480 mila euro, mai ricevuta. All’origine dell’incidente ci sono le circostanze di un furto in fuga, culminato in un evento che ha segnato drammaticamente la vita dell’uomo.

Dettagli dell’incidente e conseguenze legali

La vicenda risale all’aprile del 2013, quando Sulejmanovic, mentre fuggiva a bordo di un’auto dopo un furto, è stato colpito da un agente di polizia. Questo colpo ha causato ferite gravi e ha lasciato il richiedente con un’invalidità dell’80%. Nel 2018, la Corte d’appello ha confermato la responsabilità dell’agente, che è stato condannato a sei mesi di reclusione con la condizionale. La condanna ha messo in luce non solo il rischio a cui i poliziotti possono trovarsi di fronte, ma anche le implicazioni legali e morali legate all’uso della forza.

Il contrasto legale di Sulejmanovic ha preso avvio presso il tribunale di Roma, ma il caso è stato trasferito a Torino dopo che il giudice capitolino ha dichiarato la propria incompetenza territoriale. Nonostante il riconoscimento iniziale di 50 mila euro come provvisionale – un acconto sul risarcimento totale – la somma principale è rimasta imprigionata in un limbo burocratico. Gli avvocati di Sulejmanovic, Domenico Peila ed Enrico Usseglio Min, hanno cercato più volte di aprire una negoziazione con le parti coinvolte senza ottenere alcun risultato apprezzabile.

L’importanza della mediazione nel contesto legale

In un’udienza recente, il giudice istruttore torinese, Francesco Eugenio Rizzi, ha esortato le parti coinvolte a considerare la possibilità di una conciliazione, sottolineando l’importanza di risolvere le controversie in modo pacifico per evitare ulteriori escalation legali. Questo riconoscimento dimostra l’approccio del sistema legale italiano verso la mediazione, mirando a ridurre l’onere sui tribunali e a velocizzare le risoluzioni delle controversie.

La proposta di mediazione avviene dopo anni di tensione e mancate intese tra le parti, ponendo interrogativi sull’efficacia delle strategie di negoziazione adottate finora. Gli avvocati di Sulejmanovic continuano a ribadire la necessità di un accordo, chiedendosi se l’atteggiamento di chiusura da parte delle controparti sia realmente vantaggioso per lo Stato o se, al contrario, contribuisca ad aggravare la situazione legale e finanziaria.

Le condizioni di vita di Sulejmanovic post-incidente

Dopo l’incidente, le condizioni di vita di Sulejmanovic sono notevolmente cambiate. Il ferimento ha compromesso la sua mobilità, costringendolo a camminare con notevoli difficoltà e con l’ausilio di stecche speciali. Questi dettagli non rappresentano solo un tragico sviluppo personale, ma evidenziano anche le conseguenze dirette che un intervento di polizia mal gestito può avere su un individuo.

La vicenda di Sulejmanovic non è solo una questione di risarcimento, ma mette in discussione l’intero sistema legale e la responsabilità delle forze dell’ordine. La speranza è che una risoluzione possa essere trovata nel prossimo aggiornamento della causa, previsto per gennaio, offrendo finalmente un’alternativa ai lunghi e complessi percorsi legali che hanno caratterizzato la sua vicenda.

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