Rinnovo del contratto per gli statali: nuove misure e il rifiuto di Cgil e Uil

Rinnovo del contratto per gli statali: nuove misure e il rifiuto di Cgil e Uil

Rinnovo del contratto per 195mila statali italiani prevede aumenti salariali e una settimana corta opzionale, ma suscita dissenso tra Cgil e Uil, che chiedono ulteriori miglioramenti.
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Rinnovo del contratto per gli statali: nuove misure e il rifiuto di Cgil e Uil - Gaeta.it

Il settore pubblico italiano è al centro di importanti cambiamenti con la stipula di un accordo per il rinnovo del contratto degli statali, che coinvolge circa 195mila dipendenti delle funzioni centrali. Questo accordo, che si applicherà per il triennio 2022-2024, introduce diverse novità tra cui una settimana corta opzionale e aumenti salariali significativi. Tuttavia, l’intesa è stata siglata senza il consenso dei sindacati Cgil e Uil, che contestano le scelte fatte e chiedono ulteriori miglioramenti.

Dettagli del contratto: nuove misure e aumenti salariali

Il nuovo contratto prevede un incremento mensile medio di 165 euro, per un totale di tredici mensilità, tradotto in un aumento del 6%. Inoltre, i dipendenti riceveranno arretrati medi mensili che ammontano a circa mille euro, calcolati fino a dicembre 2024. Queste misure finanziarie sono state chiarite da Antonio Naddeo, presidente dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni , in seguito all’accordo siglato con le organizzazioni sindacali.

Tra le principali novità vi è la possibilità di una settimana lavorativa di quattro giorni, su base volontaria. Questa modifica non solo introduce un orario più flessibile, ma impone anche giornate lavorative più lunghe, con un totale di nove ore. Qualsiasi implementazione richiederà il consenso del lavoratore e dovrà considerare le necessità operative delle amministrazioni.

Altra importante innovazione è rappresentata dalla maggiore flessibilità in merito al lavoro da remoto. Le norme stabilite favoriscono un uso più articolato del smart working, che può anche superare il numero di giorni richiesti di presenza in ufficio. Ciò consente alle amministrazioni di adattarsi maggiormente alle esigenze del personale, promuovendo un ambiente lavorativo più dinamico e reattivo.

Rinnovamento generazionale e benessere lavorativo

Il concetto di “age management” è una delle nuove iniziative incluse nel contratto, che mira a migliorare la coesione intergenerazionale all’interno delle pubbliche amministrazioni. Questa misura prevede che i dipendenti più esperti possano fare da mentori ai colleghi più giovani, trasferendo conoscenze e competenze. Viceversa, i lavoratori più giovani potrebbero offrire formazione sulle competenze digitali, creando così un ambiente collaborativo e di apprendimento reciproco.

Le previsioni del contratto non si fermano qui, poiché si pongono anche obiettivi ben definiti per le nuove assunzioni. È previsto un focus particolare sulla contrattazione integrativa, con l’introduzione di indennità specifiche e opportunità relative al welfare aziendale, con l’obiettivo di rendere il lavoro nelle pubbliche amministrazioni più attraente.

Naddeo ha espresso il suo ottimismo riguardo a queste modifiche, sottolineando l’importanza di modernizzare la Pubblica amministrazione e di apprezzare maggiormente il lavoro di chi si occupa di garantire servizi fondamentali per la collettività.

Il dissenso di Cgil e Uil: accuse di fretta

Cgil e Uil hanno espresso un netto dissenso nei confronti dell’accordo, ritenendo che il governo e Aran abbiano preso una decisione prematura, nonostante le trattative fossero ancora in corso. Serena Sorrentino e Sandro Colombi, segretari generali di Fp Cgil e Uil Pa, hanno dichiarato che l’intesa non affronta adeguatamente le problematiche salariali e lavorative dei dipendenti pubblici. Sottolineano la necessità di maggiori risorse e di un dialogo aperto sui temi legati alla Legge di Bilancio.

Hanno anche pianificato assemblee in tutto il Paese per spiegare ai lavoratori le ragioni della loro opposizione e preparare uno sciopero per il 29 novembre, rivendicando risposte concrete su salari e condizioni di lavoro. Argomentano che gli statali, che forniscono servizi essenziali alla società, meritano una retribuzione giusta e che l’attuale aumento non copre neanche un terzo dell’inflazione subita negli ultimi due anni.

Le dichiarazioni di Cgil e Uil evidenziano un forte richiamo al governo e al Parlamento affinché si trovino soluzioni economiche e normative più soddisfacenti per il personale. Gli stessi leader sindacali hanno proposto l’idea di un referendum tra i lavoratori per permettere loro di esprimere la loro opinione sul contratto appena firmato, portando avanti una visione di maggiore democrazia e partecipazione.

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