Un recente ritrovamento nei ghiaioni del Monte Pelmo ha sorpreso esperti e locali: il ghiacciaio, considerato ormai estinto, riaffiora dai detriti, rivelando la sua presenza sotto gli strati di materiali che lo hanno coperto nel corso degli anni. Questa scoperta è stata fatta da un’escursionista locale che, esplorando la Val D’Arcia, ha notato le aree riemerse del ghiacciaio ad altitudini comprese tra i 2000 e i 2200 metri. Questo evento non solo offre un interessante spunto per la geologia locale, ma solleva anche interrogativi sul cambiamento climatico e sull’evoluzione dei ghiacciai nelle Dolomiti.
La scoperta del ghiacciaio riaffiorato
Il ghiacciaio del Monte Pelmo era considerato scomparso da tempo, ma una recente frana avvenuta nel 2023 ha riportato alla luce porzioni di questo antico ghiaccio. Le masse di pietre e detriti, che si sono spostate lungo un canale già compromesso, hanno fatto emergere costoni blu e grigi del ghiacciaio. Il fantastico fenomeno ha catturato l’attenzione, non solo per la sua rarità, ma anche per le implicazioni che ha con l’ambiente circostante. L’escursionista che ha avvistato il ghiacciaio era in una zona caratterizzata da un grande ghiaione che si è rivelato cruciale per il rinvenimento di questa antica formazione glaciale.
È interessante notare come questa area fosse stata in gran parte ignorata fino ad oggi, sommersa da detriti naturali che avevano reso difficile qualsiasi avvistamento del ghiacciaio stesso. La nuova colata di materiali ha quindi aperto una finestra sul passato glaciale della regione, portando alla luce un sistema ecologico che ha resistito per decenni al cambiamento climatico. Questo ritrovamento accende i riflettori sulla storia geologica del Monte Pelmo e, più in generale, sull’impatto delle frane e dei fenomeni naturali trasformativi.
Le morene e la storia glaciale del Monte Pelmo
Alla base del ghiacciaio riaffiorato, si possono osservare chiaramente i canali scavati dall’acqua di scioglimento, un chiaro segno della dinamicità del ghiacciaio e della sua interazione con l’ambiente circostante. In cima al massiccio, una morena alta circa 25 metri testimonia l’ultima avanzata del ghiacciaio, avvenuta circa 150 anni fa, intorno al 1850. Questo periodo segna l’ultima piccola ‘era glaciale’, un fenomeno che ha influenzato il paesaggio delle Dolomiti e, in particolare, del Monte Pelmo.
Da quel momento, i ghiacciai della regione, non solo il Pelmo ma anche l’Antelao e la Marmolada, sono stati soggetti a un declino costante e preoccupante. Il ghiaccio si è ritirato significativamente a causa dell’aumento delle temperature e della riduzione delle precipitazioni nevose, conseguenze dirette del cambiamento climatico globale. Il ritrovamento attuale, quindi, non è solo un segnale di resilienza della natura, ma anche un monito sui rapidi cambiamenti che affrontano gli ecosistemi montani.
La fragilità del ghiacciaio e le sue implicazioni
La riemersione del ghiacciaio del Monte Pelmo, ora esposto ai raggi del sole, sottolinea la fragilità di queste formazioni glaciali. La sua posizione, su un piano fortemente inclinato, non fa che aggravare la situazione: il rischio di un’ulteriore erosione e di un veloce scioglimento aumenta esponenzialmente. La scoperta del ghiacciaio costringe a riflettere su come i ghiacciai delle Dolomiti stiano cambiando e sul loro futuro.
Gli esperti avvertono che la continua scomparsa di queste risorse naturali non solo influisce sugli ecosistemi locali ma ha anche implicazioni più ampie per la gestione delle risorse idriche, la biodiversità e i modelli climatici. Il ghiacciaio, una risorsa preziosa per l’ambiente circostante, potrebbe subire un destino simile a quello di tanti altri ghiacciai, sempre più minacciati dal cambiamento climatico e dalle attività umane.
Il Monte Pelmo diventa così un simbolo della lotta contro il tempo del nostro ambiente, una sorta di registrazione storica di come il nostro pianeta stia cambiando. La scoperta pesca un parallelo tra memoria storica e futuro incerto, evidenziando la necessità di monitoraggi costanti e di un approccio più sostenibile nella gestione del territorio.
Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Sara Gatti