Recovery of illegal fishing nets in Trieste: efforts to protect marine life continue

Recovery of illegal fishing nets in Trieste: efforts to protect marine life continue

Operazione di recupero a Trieste: Capitaneria di Porto e ricercatori rimuovono una rete da pesca illegale per proteggere l’ecosistema marino, affrontando sfide e garantendo la sostenibilità della fauna locale.
Recovery Of Illegal Fishing Ne Recovery Of Illegal Fishing Ne
Recovery of illegal fishing nets in Trieste: efforts to protect marine life continue - Gaeta.it

Un’importante operazione di recupero di reti da pesca in mare ha avuto luogo recente a Trieste, dove la Capitaneria di Porto e l’Area Marina Protetta di Miramare, assieme ai ricercatori della cooperativa Shoreline, hanno identificato e iniziato il recupero di una rete da pesca illegale. Questa attività si inserisce nei più ampi sforzi per tutelare l’ecosistema marino e preservare la fauna locale.

Identificazione della rete illegale

Durante un monitoraggio ambientale, i ricercatori a bordo dell’unità da pesca “Spaccamari” hanno notato la presenza di una rete da pesca del tipo tramaglio, conosciuta per il suo uso nella cattura di pesci. Questa rete, lunga oltre 2000 metri e realizzata in nylon resistente con una maglia di circa 20 cm, è stata localizzata vicino allo scarico a mare del depuratore di Servola. In una zona in cui è vietata la pesca, è probabile che la rete fosse stata calata dai pescatori per cercare rombi e passere.

La scoperta ha immediatamente portato all’allerta della Capitaneria di Porto di Trieste, la quale ha attivato dispositif per intervenire e prevenire ulteriori danni all’ambiente marino. Il recupero della rete è essenziale non solo per rimuovere un potenziale rischio per la fauna ittica, ma anche per garantire una pesca sostenibile nella regione.

Le sfide durante il recupero

L’operazione di recupero ha richiesto notevoli sforzi. L’intervento è stato effettuato dalla motovedetta CP 564, che ha raggiunto l’area di intervento per assistere nel recupero della rete. Il lavoro, però, si è dimostrato impegnativo e ha richiesto diverse ore di attività. I marinai e i ricercatori hanno dovuto affrontare numerose difficoltà, tra cui l’incastro della rete sul fondale, che ha rallentato il processo.

Durante le operazioni, un evento sorprendente ha catturato l’attenzione di tutti gli intervenuti. Una femmina di delfino, che nei mesi precedenti aveva mostrato comportamenti distintivi nel Golfo di Trieste, è apparsa nelle vicinanze. Questo mamifero marino è particolarmente noto per le sue esibizioni solitarie che vanno dalle acque di Grignano alle coste istriane. Magari spinta dalla curiosità, la delfina si è avvicinata alla zona in cui stava avvenendo il recupero della rete, suscitando timori tra i presenti riguardo alla possibilità che potesse restare impigliata o ferirsi.

L’interruzione dell’operazione e i prossimi passi

Considerato il calar della notte e il rischio rappresentato dalla presenza della delfina, si è deciso di interrompere temporaneamente l’operazione dopo aver recuperato circa 2 km di rete. Nonostante il recupero sia stato parziale, i risultati ottenuti sono un passo importante verso la rimozione di elementi nocivi per l’ambiente e per la fauna marina dell’area.

La parte restante della rete, il cui recupero è previsto nei prossimi giorni, rappresenta una sfida che le autorità intendono affrontare con determinazione. Questa situazione evidenzia quanto sia cruciale monitorare le attività di pesca e lavorare congiuntamente per salvaguardare l’ecosistema marino, un patrimonio sempre più vulnerabile. Il presente intervento illustra bene come la collaborazione tra enti e volontari possa portare a risultati significativi nella protezione dei mari e della loro biodiversità. La speranza è che tali sforzi possano continuare a garantire un futuro migliore per le acque triestine e tutte le creature che vi abitano.

Change privacy settings
×