Il tema della povertà tra i lavoratori italiani torna al centro del dibattito pubblico con numeri che indicano come quasi un lavoratore su dieci rischi di vivere sotto la soglia di povertà nonostante l’aumento del tasso di occupazione. La crescita degli impieghi, spesso precari e con paghe contenute, si traduce in una condizione economica fragile per molte persone, soprattutto in settori dove i contratti flessibili sembrano prevalere. A Lavis, il confronto promosso da Filcams del Trentino e dell’Alto Adige ha portato all’attenzione la situazione di chi lavora con retribuzioni insufficienti, evidenziando tendenze che riguardano tutto il Paese.
Lavoro povero e appalti: condizioni e stipendi nei servizi
Durante l’incontro di Lavis, Luigi Bozzato, segretario della Filcams del Trentino, ha descritto la realtà di molti lavoratori occupati negli appalti pubblici e privati, ambiti in cui la paga oraria spesso scende sotto soglie critiche. Negli appalti di servizio, il salario lordo si assesta intorno ai 10 euro l’ora, con picchi sotto gli 8 euro nei casi di pulizie o servizi presso musei provinciali e biblioteche. Questi dati indicano un quadro dove la stabilità contrattuale non si traduce quasi mai in una sicurezza economica reale.
La diffusione dei contratti flessibili
La diffusione crescente di contratti flessibili, part-time involontario e lavori temporanei o irregolari, spesso così detti ‘lavoretti’, alimenta questa situazione. I settori dei servizi, non a caso tra i più in espansione in Italia, sono anche i più vulnerabili alla diffusione di contratto a basso salario. Le persone che lavorano in questi ambiti possono trovarsi a vivere con stipendi insufficienti per sostenere una vita dignitosa. L’insieme di questi elementi ha contribuito a far esplodere il fenomeno della povertà lavorativa nelle regioni del Nord Est, ma anche in tutto il Paese.
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Divari crescenti: la crescita della povertà tra i lavoratori italiani
Paolo Barbieri, docente all’Università di Trento nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, ha sottolineato l’ampliamento delle disuguaglianze in Italia, dove la forbice economica tra chi è benestante e chi è povero si allarga da anni. Il numero di lavoratori che si trovano in condizione di povertà relativa supera ormai i due milioni e mezzo. Il fenomeno riguarda non solo chi ha un impiego saltuario o part time, ma anche chi svolge un lavoro full time e continua a ricevere remunerazioni insufficienti.
Barbieri ha posto l’accento sulle famiglie composte da un solo reddito, spesso maggiormente esposte al rischio povertà, situazione che si riflette anche nelle statistiche nazionali. “La crescita dei lavoratori poveri full time è più rapida rispetto alla media europea”, segnalando un problema specifico italiano e di alcune aree regionali, in cui le condizioni economiche faticano a migliorare anche grazie all’attivazione del mercato del lavoro.
Qualità del lavoro e produttività in calo in italia e trentino
Andrea Grosselli, segretario della Cgil del Trentino, ha evidenziato un paradosso: nel 2023 l’occupazione aumenta mentre la produttività diminuisce del 2,5%. Questo significa che si crea lavoro, ma senza un reale aumento della ricchezza prodotta. La spiegazione risiede in una crescita di posti di lavoro di bassa qualità, senza investimenti in settori che richiedono competenze elevate e tecnologie avanzate.
Nel contesto del Trentino, Grosselli ha richiamato l’attenzione sulla necessità di puntare su occupazioni stabili, con retribuzioni più adeguate e condizioni che permettano reali prospettive di carriera. “Senza questo cambio di passo, il rischio è di mantenere invariata o peggiorare la situazione di tanti lavoratori che oggi sopravvivono con contratti precari e pochi diritti.”
La sfida della stabilità lavorativa
Precarietà e lavoro sporadico in alto adige: il dato del 30% di occupati instabili
Cristina Masera, segretaria della Cgil dell’Alto Adige, ha segnalato un dato significativo per la provincia di Bolzano, dove il 30% dei lavoratori ha un contratto precario. Questa quota alta mette in evidenza come una parte consistente della forza lavoro regionale non goda di condizioni stabili né garantite nel tempo.
La situazione di precarietà riguarda diversi segmenti lavorativi, dal settore dei servizi a quello industriale. Il fenomeno ha impatti evidenti sulla qualità della vita, con ripercussioni su reddito, accesso ai servizi sociali e sicurezza economica. A Bolzano, come in altre zone del Nord Italia, questo problema diventa un tema centrale da affrontare nei prossimi anni per migliorare la condizione dei lavoratori e ridurre la sofferenza generata dalla mancanza di stabilità.
Le riflessioni emerse durante la tavola rotonda mettono in luce i diversi aspetti di un problema che interessa tutta l’Italia. La crescita dell’occupazione non basta, se dietro non ci sono garanzie e salari che consentano un’esistenza dignitosa. Questi dati rappresentano un banco di prova per le politiche del lavoro e sociali del Paese nel 2025.