La Puglia si trova ad affrontare una questione sempre più urgente legata alla presenza dei cinghiali sul suo territorio. Con l’approvazione del Piano straordinario per la gestione e il contenimento di questi animali, le autorità regionali stanno iniziando a implementare misure concrete per alleviare le difficoltà degli agricoltori e garantire la sicurezza per i cittadini. Durante un recente evento a Castellaneta, protagonisti della discussione sono stati esperti, agricoltori e rappresentanti politici, tutti concordi nell’affrontare la situazione critica legata alla fauna selvatica.
Il ruolo dell’assessore regionale all’agricoltura
Durante l’incontro, l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, ha ribadito l’importanza di un coordinamento tra i vari Ambiti Territoriali di Caccia e gli altri enti coinvolti. Secondo Pentassuglia, il piano non mira solo a ridurre il numero di cinghiali ma anche a garantire la serenità negli ambienti rurali. “Abbiamo bisogno di riequilibrare il numero di cinghiali per permettere alle aziende agricole di vivere e lavorare più serenamente,” ha affermato, riferendosi alla necessità di abbattere circa 4.000 esemplari rimasti attualmente sui 2.800 in meno dopo le prime azioni. Gli agricoltori preoccupati per i danni alle coltivazioni possono finalmente sentirsi ascoltati, con l’assessorato pronto a redigere emendamenti di legge che promuovano anche la filiera corta.
La voce degli esperti
Un ruolo centrale in questa questione è ricoperto dagli esperti del settore. Il professor Antonio Camarda dell’Università degli Studi di Bari ha messo in evidenza le strategie per depopolare la fauna selvatica, sottolineando come l’incontro tra cinghiali e altre specie animali possa portare a malattie gravi come la Peste suina africana. “È fondamentale ridurre questo contatto per prevenire emergenze sanitarie,” ha dichiarato Camarda in merito alla situazione attuale e alle misure di contenimento che devono essere adottate.
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Inoltre, il dottor Domenico Campanile ha esposto il piano di contenimento, evidenziando come i diversi attori coinvolti debbano avere ruoli definiti in base alla loro competenza: “I soggetti responsabili devono operare in modo sinergico,” sottolinea Campanile. Ogni attore, dai soci degli Ambiti Territoriali di Caccia agli enti gestori, ha competenze specifiche operative nei rispettivi ambiti d’azione. La luce su una gestione ben organizzata come risposta all’aumento della popolazione di cinghiali sul territorio nazionale è determinante per il futuro agricolo della regione.
Le problematiche oltre i cinghiali
Il confronto ha messo in luce anche altre problematiche afferenti al mondo della fauna selvatica. Giannicola D’Amico, vicepresidente vicario di CIA Puglia, ha allertato riguardo a situazioni critiche riguardanti i lupi, gli storni e il parrocchetto monaco, a cui bisogna prestare attenzione. La collaborazione tra enti e aziende agricole è cruciale per un approccio integrato alla gestione della fauna selvatica, evitando che l’emergenza si allarghi ad altre specie problematiche.
La partecipazione della comunità e la strada da percorrere
L’evento ha visto una partecipazione attiva di sindaci, cacciatori, veterinari e membri delle comunità locali. “È fondamentale continuare a lavorare insieme senza abbassare mai la guardia su queste questioni,” ha aggiunto il dottor Onofrio Mongelli di Regione Puglia, evidenziando l’importanza di un’alleanza tra istituzioni e cittadini nella lotta contro le sfide in ambito faunistico.
Si è parlato anche della proposta dei vertici della CIA di permettere la caccia durante tutto l’anno come risposta a un’emergenza in continua evoluzione. Manuel De Padova e Vito Rubino, i rappresentanti dell’Area Due Mari Taranto-Brindisi, hanno sollecitato l’adozione di misure straordinarie e proporzionali alla gravità della situazione, mirando a ripristinare un equilibrio tra la vita agricola e la fauna selvatica. La collaborazione tra varie istanze è ora vista come il modo migliore per affrontare una crisi che richiede risposte rapide e efficaci.