La marineria pescarese continua a contestare con forza il mancato dragaggio del fiume, situazione che da tempo compromette la sicurezza e la mobilità nel porto. La protesta, che coinvolge i pescherecci ormeggiati, punta a sollecitare interventi urgenti delle istituzioni. Al centro della discussione c’è un problema di sedimentazione che rende difficoltose le manovre dei natanti nel bacino portuale.
Sirene in porto e una protesta che non si ferma
Gli allarmi dei pescherecci del porto di pescara hanno richiamato l’attenzione della città e della politica, in particolare ieri mattina alle 11.30. Il suono delle sirene non è una semplice formalità ma un richiamo simbolico alle difficoltà ormai irrisolte che il settore della pesca sta vivendo. L’imbottimento dei fondali rende pericolose e complicate le operazioni di entrata e uscita dei pescherecci. Senza un intervento tempestivo, il rischio di danneggiamenti o blocchi permanenti aumenta, con gravi ripercussioni sull’economia locale e sull’attività della marineria.
Le proteste non sono nuove ma si fanno sentire con crescente intensità, segno della frustrazione accumulata. La marineria chiede di tornare a navigare liberamente e in sicurezza, eliminando gli ostacoli rappresentati dai sedimenti. Il presidio simbolico con le sirene serve a mantenere alta l’attenzione sulla questione, segnalando che la situazione potrebbe peggiorare senza provvedimenti concreti.
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Il tavolo tecnico e i nodi irrisolti della questione dragaggio
Il 26 aprile si è tenuto un incontro determinante presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, voluto dal presidente della regione abruzzo, marco marsilio. Il tavolo tecnico-istituzionale ha affrontato in modo diretto la crisi del porto di pescara causata dall’imbottimento dei fondali. Al centro del dibattito, le proposte per sbloccare la situazione e dare risposte tempestive agli operatori.
È emersa chiaramente la necessità di un dragaggio di emergenza, destinato a rimuovere una quantità stimata di 25 mila metri cubi di sedimenti. Secondo i rappresentanti della pesca, questo intervento resta però insufficiente. Il problema principale si concentra nei bassi fondali presenti nel porto canale e sulle banchine, dove la profondità continua a limitare la navigazione. Il progetto da presentare al ministero dell’ambiente è atteso da tempo e deve ancora ricevere l’approvazione necessaria per partire.
La marineria incoraggia i tecnici e le istituzioni a superare la fase delle discussioni preliminari, puntando su un piano organico e strutturale di interventi che garantisca la navigabilità a lungo termine. Il rischio è che misure temporanee finiscano per essere soltanto palliative, incapaci di risolvere un problema con radici profonde legate al trasporto di sedimenti del fiume.
La proposta di un impianto fisso per la manutenzione ordinaria
Oltre al dragaggio di emergenza, la marineria di pescara indica la necessità di una gestione continuativa dei fondali. L’accumulo di sedimenti non può essere affrontato con interventi sporadici ma richiede un sistema stabile per smaltire i fanghi e mantenere le vie di accesso al porto libere. Per questo si parla di impiantare un impianto fisso sul territorio, dedicato al trattamento dei sedimenti raccolti durante le operazioni di dragaggio.
Un sistema fisso permetterebbe di regolamentare la manutenzione del porto e del fiume in modo ordinato, evitando accumuli eccessivi che mandano in crisi le attività quotidiane dei pescherecci. Le aziende della pesca sottolineano che la gestione continua è indispensabile non solo per la sicurezza ma anche per rispettare i tempi del fermo biologico durante il quale la pesca è vietata. Senza un buon isolamento della situazione, si rischia di perdere giorni preziosi per il ritorno in mare.
Alla base di questa proposta c’è il riconoscimento del fiume pescara come fonte primaria di sedimenti. Se la sua manutenzione non si farà sistematica, la navigazione resterà compromessa per mesi o anni, causando un danno irreparabile all’intero settore della pesca e anche ad altre attività legate al porto. L’appello della marineria è chiaro: servono interventi strutturali e continui, non più rinvii o soluzioni temporanee.