Protesta visiva alla Sapienza: studenti in azione contro la violenza di genere

Protesta visiva alla Sapienza: studenti in azione contro la violenza di genere

Il 13 ottobre, studenti dell’Università La Sapienza di Roma hanno manifestato contro la violenza sulle donne, ricordando Giulia Cecchettin e chiedendo maggiore sicurezza e libertà per tutte le donne.
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Protesta visiva alla Sapienza: studenti in azione contro la violenza di genere - Gaeta.it

Ogni anno, il 13 ottobre segna un momento di riflessione intensa sul tema della violenza contro le donne, in particolare per ricordare Giulia Cecchettin, giovane vittima di femminicidio. Nella mattinata odierna, gli studenti dell’Università La Sapienza di Roma hanno organizzato una manifestazione simbolica per denunciare il femminicidio e rivendicare maggiore sicurezza e libertà per tutte le donne.

Il contesto della manifestazione

Stamattina, un gruppo di attiviste e attivisti appartenenti al movimento “Bruciamo Tutto” ha scelto un luogo simbolico per la loro iniziativa, posizionando una panchina rossa, sovente utilizzata come simbolo della lotta contro la violenza su donne, davanti all’ingresso principale della facoltà di Lettere e Filosofia. L’installazione ha creato un forte impatto visivo, bloccando simbolicamente l’accesso all’edificio e catturando l’attenzione di chiunque passasse.

Un momento clou è stato rappresentato dall’urlo collettivo del gruppo, un gesto di unione e determinazione, volto a sensibilizzare tutti sulla drammatica problematica dei femminicidi. Le attiviste hanno voluto elevare il loro messaggio, rimarcando come la sicurezza delle donne debba essere prioritaria e come università e altri spazi formativi debbano farsi carico della diffusa cultura di violenza.

Simbolismo dell’azione: impronte e bambole

La componente visiva della manifestazione è stata ulteriormente accentuata dal gesto simbolico di spruzzare tempera nera sulla panchina, accompagnato da uno striscione con il logo del movimento. Questo atto è andato oltre la mera decorazione; ha rappresentato il segno permanente che la violenza lascia, non solo sulle vittime, ma sull’intera società.

In aggiunta, sono state lasciate impronte nere sul pavimento dell’ingresso, intese a rappresentare un indelibile segno di trauma e di dolore. La scelta di disporre bambole di pezza a terra ha reso il messaggio ancora più toccante, evocando fragilità e vulnerabilità, elementi centrali nella narrazione riguardante le vittime di femminicidio.

L’azione ha trovato il suo culmine nel minuto di rumore organizzato dal collettivo “Non una di meno”, un’ulteriore prova di solidarietà e resistenza contro ogni forma di violenza. Qui, i partecipanti hanno sollevato cartelli con slogan chiari e incisivi, esprimendo il rifiuto a vivere nella paura: “Vogliamo essere libere – di camminare per strada senza paura, di amare senza essere uccise.”

Impatto e continuità del messaggio

Questa manifestazione ha rappresentato non solo un gesto di protesta, ma è anche stata un’importante dimostrazione di come i luoghi di formazione possano diventare piattaforme di attivismo sociale. La manifestazione si è svolta in modo pacifico e organizzato, senza generare tensioni, facendo comunque sentire il peso del messaggio reciproco.

Il movimento “Bruciamo Tutto” ha ribadito che l’azione non è meramente legata all’anniversario di un tragico evento singolo, ma si fa portavoce di una lotta incessante. Ogni giorno, molteplici donne affrontano la violenza e la discriminazione. Questa manifestazione, semplice ma ricca di significato, ha voluto enfatizzare come la lotta contro la violenza di genere debba diventare parte integrante della cultura e della vita quotidiana, specialmente nei contesti educativi.

La manifestazione di questa mattina si è conclusa senza problemi, ma con un chiaro e potente richiamo all’azione. La questione della sicurezza e della libertà delle donne continua a essere un tema centrale, non solo nelle strade, ma anche nei luoghi che preparano le future generazioni.

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