Oltre 70 studenti dell’Istituto “De Nino-Morandi” di Sulmona si sono riuniti in piazza questa mattina per chiedere la riapertura della loro scuola, chiusa il 17 ottobre 2014 a seguito di lavori ritenuti inadeguati dopo un terremoto. L’inchiesta legata ai lavori si è conclusa con la prescrizione per i sette imputati, ma a distanza di un decennio dall’evento sismico, i lavori di ristrutturazione non sono ancora iniziati e non è stata avviata alcuna gara d’appalto a causa di problematiche nel progetto. Il comitato presieduto dall’ex docente Franco D’Amico ha organizzato la manifestazione per far sentire forte la voce degli studenti.
Il contesto della chiusura della scuola
La chiusura dell’Istituto “De Nino-Morandi” è avvenuta a dieci anni dal terremoto che ha colpito la regione, e che ha reso necessario un intervento per garantire la sicurezza degli edifici scolastici. A seguito di vari accertamenti, il crollo di alcune strutture e l’emergere di gravi irregolarità hanno portato alla decisione di chiudere la scuola. Questo evento ha avuto ripercussioni profonde sulla vita degli studenti, costretti a spostarsi in altre sedi. Nonostante la magistratura abbia chiuso l’inchiesta senza condanne, le conseguenze della chiusura continuano a pesare.
Nel corso degli anni, diversi tentativi sono stati effettuati per avviare i lavori di ristrutturazione, ma fino ad oggi nessuno ha portato a risultati tangibili. Le anomalie nel progetto di ristrutturazione hanno ostacolato l’avvio dei lavori e le promesse fatte da amministratori e autorità scolastiche si sono scontrate con la cruda realtà . Gli studenti e le loro famiglie si sono spesso trovati a gestire situazioni complessivamente difficili, in una ricerca costante di una soluzione che garantisca un ambiente di studio adeguato.
Le voci degli studenti e il supporto delle istituzioni
La manifestazione organizzata oggi ha visto la partecipazione di un ampio gruppo di studenti, che hanno espresso il loro malcontento attraverso slogan e cartelli. “Non ci accontentiamo più delle promesse. Vogliamo vedere i fatti,” ha affermato Franco D’Amico, il quale ha guidato il comitato di genitori e docenti. Con queste parole, ha sottolineato un messaggio di determinazione e impegno, rinnovando la richiesta di riapertura della scuola. Gli studenti stessi hanno parlato di una situazione insostenibile, esprimendo il loro desiderio di riavere un luogo di apprendimento e crescita, dopo anni di ritorni e adattamenti nelle sedi alternative.
Alcuni studenti hanno paragonato la loro condizione a quella di “nomadi,” sottolineando che l’attuale sede non solo offre spazi inadeguati, ma ha anche diverse problematiche che rendono difficile la vita scolastica quotidiana. La partecipazione attiva dei ragazzi ha messo in risalto l’impatto emotivo e psicologico che la chiusura della scuola ha avuto su di loro. Un forte senso di comunità e solidarietà ha permeato la piazza, richiamando anche l’attenzione delle autorità locali e dei cittadini.
Il ruolo delle istituzioni nella questione della scuola
La protesta ha visto la presenza di importanti figure politiche locali, tra cui il sindaco Gianfranco Di Piero, il presidente del Consiglio comunale Cristiano Gerosolimo e l’ex primo cittadino Peppino Ranalli. La loro partecipazione ha dimostrato l’attenzione delle istituzioni verso la questione dell’istruzione a Sulmona. Durante la manifestazione, i rappresentanti delle istituzioni hanno rassicurato gli studenti sulla volontà di accelerare il processo di verifica e approvazione del progetto di ristrutturazione.
Le dichiarazioni dei politici suggeriscono una disponibilità a collaborare con la comunità scolastica per superare gli ostacoli che hanno portato alla situazione attuale. È chiaro che senza un intervento diretto e una strategia concreta, gli studenti continueranno a vivere in questo limbo di incertezze. La protesta di oggi rappresenta non solo una richiesta di riapertura della scuola, ma anche un appello a tutte le forze politiche per affrontare in modo decisivo e tempestivo le problematiche legate all’istruzione in città , affinché non ci sia più spazio per promesse disattese e attese infruttuose.