Nella giornata di oggi, circa centocinquanta persone provenienti da Roma, L’Aquila, Pescara e dalle Marche si sono radunate davanti al cantiere della centrale di compressione Snam di Case Pente, a Sulmona. L’incontro ha avuto come obiettivo principale quello di opporsi alla costruzione dell’impianto, rinnovando le preoccupazioni già espresse in passato riguardo a problematiche ambientali e archeologiche.
Motivi della protesta: rinvenimenti archeologici e taglio di alberi
I comitati di cittadini, coordinati dal portavoce Mario Pizzola, hanno presentato un nuovo esposto alla magistratura contenente una denuncia riguardante i rinvenimenti archeologici nell’area del cantiere. È stata infatti scoperta una necropoli con cento tombe e un villaggio risalente a tremila anni fa, un patrimonio storico che, secondo gli attivisti, non ha ricevuto la protezione adeguata. Questa mancanza di tutela ha spinto i manifestanti a richiedere un’azione legale.
Oltre a queste preoccupazioni, i manifestanti hanno anche sollevato la questione del taglio di oltre trecento alberi, operazione avvenuta, a loro dire, in violazione delle norme ambientali. Queste azioni sollevano interrogativi sulla reale volontà di rispettare l’ambiente da parte della Snam, in un tassello di interventi che, come affermato da Pizzola, non possono passare inosservati. “Noi non siamo sudditi di nessuno, né della Snam né dei politici che qui fanno le loro scelte e impongono regole,” ha affermato il portavoce, sottolineando che la lotta dei cittadini continuerà senza sosta.
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I segnali di un’esigenza collettiva
Durante la manifestazione, i partecipanti hanno mostrato striscioni e cartelli con frasi incisive, tra cui “cantiere abusivo sequestrato dai cittadini,” evidenziando una crescente consapevolezza e partecipazione attiva da parte della comunità. Questo fermento è sintomatico di una forte opposizione nei confronti di opere considerate invasive e dannose per il territorio e la sua storia.
La mobilitazione di oggi non è un episodio isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di disobbedienza civile, con i cittadini che si schierano in difesa dell’ambiente e del patrimonio storico. Le preoccupazioni espresse dai comitati manifestano un desiderio di maggiore attenzione e rispetto per le scelte collettive e locali, riflettendo una percezione di vulnerabilità nei confronti delle decisioni imposte dall’alto.
La risposta di Snam: impegno per l’ambiente e rispetto delle normative
In risposta alle contestazioni, Snam ha emesso un comunicato nel quale ricorda il proprio impegno per il completo ripristino naturalistico e paesaggistico dei territori interessati dai cantieri. Secondo la società, tutte le operazioni vengono eseguite “a tutela di vegetazione, fauna e biodiversità,” in linea con il Transition Plan del Gruppo, che prevede già dal 2027 obiettivi per migliorare gli ecosistemi coinvolti.
La compagnia ha sottolineato come operi “in stretto raccordo con le Soprintendenze,” rimettendosi alle loro decisioni per quanto riguarda ogni rinvenimento archeologico. Le affermazioni di Snam puntano a rassicurare la cittadinanza sulla legalità e la trasparenza del progetto Linea Adriatica, evidenziando che tutte le autorizzazioni necessarie sono state ottenute dall’ente preposto.
Questa comunicazione di Snam, sebbene ritenga di operare nel rispetto delle normative, deve però fare i conti con l’evidente dissenso popolare, che rimane forte e determinato nel rivendicare maggiore attenzione verso le istanze dei cittadini e del territorio stesso.