Un’importante scoperta archeologica ha preso forma grazie al professor Valentino Nizzo, etruscologo dell’Università di Napoli, che ha ritrovato uno specchio etrusco di grande valore. Il reperto, recuperato nel 2021 dalle Fiamme Gialle durante un’operazione contro il collezionismo illecito, afferma senza ombra di dubbio la ricchezza culturale del patrimonio etrusco italiano. Questo specchio, soggetto a indagini e verifiche, è risultato autentico e si è rivelato un importante tassello della storia.
L’operazione delle Fiamme Gialle e il recupero del tesoro
Nel 2021, un intervento mirato delle Fiamme Gialle della compagnia di Colleferro ha portato alla luce un’impressionante collezione di oltre 7.000 reperti storici, raccolti da un privato che gestiva un museo personale. La perquisizione, disposta dalla Procura della Repubblica di Velletri, ha fatto emergere una miriade di pezzi di rilevante interesse archeologico, ma privi di documentazione riguardante la loro provenienza. Questo ha portato al sequestro dell’intera raccolta, che è stata poi affidata al Museo Archeologico del territorio Toleriense.
La scoperta dello specchio etrusco ha destato l’attenzione degli esperti e del pubblico, ma è stata la giornalista e storica dell’arte Annalisa Venditti, attraverso un appello sui social della trasmissione “Chi l’ha visto?“, a mobilitare i professionisti del settore. La sua richiesta di aiuto ha trovato supporto anche nel direttore del Museo Toleriense, Angelo Luttazzi, il quale ha riconosciuto l’importanza di questo reperto per la storia della cultura etrusca e per la causa del recupero del patrimonio culturale nazionale.
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La storia dello specchio etrusco
Lo specchio etrusco in questione, realizzato in bronzo e caratterizzato da decorazioni figurate e iscrizioni, affonda le radici nell’epoca ellenistica, collocabile tra la seconda metà del III secolo e l’inizio del II secolo a.C.. Sul suo lato non riflettente, una scena unica ispirata dall’Iliade rappresenta il consiglio di famiglia che cerca di convincere Paride a combattere in singolar tenzone contro Menelao, il marito di Elena. Tale rappresentazione, oltre a essere di grande bellezza artistica, offre spunti di riflessione sulla cultura e i valori dell’epoca etrusca e su come questi si intrecciassero con le tradizioni greche.
Valentino Nizzo, già noto per la sua direzione al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, ha eseguito un’analisi approfondita del reperto, sia attraverso la visione delle immagini video sia tramite un’ispezione diretta. La sua verifica ha confermato l’autenticità dello specchio e ha permesso di ricostruire parte della sua storia. In passato, infatti, il manufatto era stato rinvenuto nel 1879 nella necropoli vulcente di Mandrione di Cavalupo, negli scavi diretti dal principe Alessandro Torlonia e da Francesco Marcelliani.
L’eredità della collezione Torlonia
Una volta scoperto, lo specchio venne collezionato e successivamente esposto al Museo Torlonia a Roma, dove era riunita una delle più note collezioni di arte etrusca d’Italia. Questi reperti, molti dei quali provenienti dalle suggestive necropoli di Vulci, costituiscono una testimonianza preziosa della storia etrusca. La collezione include anche affreschi celebri distaccati dalla Tomba François, rinvenuta nel 1857 e considerata uno dei pinnacoli dell’arte etrusca.
L’eredità dei Torlonia è simbolo di un’epoca in cui il collezionismo e la ricerca archeologica cominciavano proprio a entrare in sintonia con il concetto di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. La storia dello specchio etrusco viene quindi a collocarsi in un quadro più ampio di scoperte, studi e trafugamenti, sottolineando l’importanza del recupero e della tutela della cultura antica.
La recente identificazione di questo specchio rappresenta una vittoria per la comunità scientifica, poiché rielabora connessioni fondamentali con il contesto storico di provenienza, in contrapposizione ad altre opere di simile tipo che sono state acquisite illegalmente e senza adeguata documentazione. La lotta contro il traffico di beni culturali continua, e la riappropriazione di reperti storici come questo è un passo importante verso una maggiore consapevolezza e protezione del nostro patrimonio.