I lavoratori della società Minosse si riuniranno venerdì 20 dicembre alle ore 9.00 davanti al Comune di Civitavecchia per manifestare il loro forte disagio e la crescente preoccupazione riguardo alla loro situazione lavorativa. Questa protesta ha l’obiettivo di richiamare l’attenzione su una condizione critica, legata a prospettive occupazionali sempre più incerte e all’inefficacia delle misure implementate a livello regionale e nazionale.
Contratto di solidarietà: un accordo fragile in un contesto precario
Negli ultimi giorni, le organizzazioni sindacali, insieme alle Rappresentanze Sindacali Aziendali , hanno raggiunto un accordo con Minosse per un Contratto di Solidarietà, un passo fondamentale per contrastare i 14 licenziamenti previsti dall’azienda. Questo accordo, sebbene rappresenti una boccata d’ossigeno per i lavoratori, solleva interrogativi sulla reale efficacia di tali misure nel lungo termine. La garanzia di mantenere il posto di lavoro è una vittoria temporanea, ma i rischi rimangono elevati.
Sotto il profilo occupazionale, la situazione è già critica e sembra destinata a peggiorare nei prossimi mesi. Infatti, il contratto di servizio recentemente rinnovato da Enel nei confronti della società Minosse ha una scadenza fissata al termine delle operazioni della Centrale Torrevaldaliga Nord. La mancanza di chiarezza sulle modalità e sulle tempistiche di chiusura dell’impianto amplifica le ansie dei lavoratori, da tempo in attesa di notizie più certe sul loro futuro.
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La compagnia è attualmente dipendente esclusivamente da Enel, e il rischio che si presenta è allarmante: la chiusura della centrale potrebbe portare alla perdita della propria fonte di lavoro per i dipendenti addetti allo scarico del carbone. Questa relazione unilaterale con un unico committente mette a serio rischio non solo i posti di lavoro, ma l’esistenza stessa dell’azienda.
Un futuro incerto: licenziamenti e cassa integrazione
Nonostante il Contratto di Solidarietà abbia evitato per ora 14 licenziamenti, le previsioni sono tutt’altro che rosee. Entro pochi mesi, la somma dei licenziamenti potrebbe aumentare drasticamente, con ben 36 posti di lavoro a rischio, che rappresentano l’intero organico della Minosse. I lavoratori sono quindi costretti a considerare la cassa integrazione per cessata attività come ultima possibilità di sostentamento.
Questa prospettiva disperata è avvertita come un’ingiustizia da parte dei lavoratori. Ogni giorno che passa senza un piano concreto da parte delle istituzioni rischia di compromettere definitivamente il loro futuro. La mancanza di alternative lavorative e l’assenza di nuovi appalti, nonostante le dichiarazioni della dirigenza di Minosse sul voler continuare l’attività al di là di Enel, rendono la loro situazione sempre più insostenibile.
La manifestazione di venerdì rappresenta un urlo di dolore e di protesta di fronte a una prospettiva di lavoro ridotto a nulla. I manifestanti intendono farsi sentire non solo per salvaguardare il loro posto di lavoro, ma anche per richiamare l’attenzione su una questione più ampia, che coinvolge l’intera comunità e il suo diritto a un futuro lavorativo dignitoso.
Una chiamata all’azione: lavoratori e comunità unite
L’appuntamento di venerdì non è solo una protesta, ma una chiamata all’azione indirizzata a tutte le istituzioni, dal Governo alla Regione, affinché possano finalmente tracciare una rotta chiara per accompagnare i lavoratori in una transizione che finora sembra solo mimato a parole. C’è una richiesta di azione tempestiva e coerente, affinché la precarietà non ricada sulle spalle dei più deboli.
Inoltre, i lavoratori intendono denunciare il disimpegno percepito da parte di Enel nei confronti del territorio locale. Questo silenzio assordante e mancanza di iniziative concrete gioca a favore di un clima di insicurezza che, da tempo, aleggia nel cuore della comunità. Il presidio intende coinvolgere non solo i dipendenti di Minosse, ma anche tutti coloro che sono legati all’impianto produttivo, affinché si uniscano in una lotta comune per la tutela occupazionale.
Il messaggio è chiaro: il tempo delle promesse è finito. È necessaria una risposta da parte della politica, un impegno reale e investimenti significativi per garantire un futuro stabilire per tutti i lavoratori. Le azioni devono seguire le parole, e la comunità deve unirsi per fare sentire la propria voce e il proprio diritto al lavoro.