La questione del suicidio assistito torna a farsi sentire con forza nella città di Napoli, dove un presidio davanti alla Regione Campania ha richiamato l’attenzione sullo stallo istituzionale che blocca una proposta di legge cruciale. L’iniziativa nasce dall’impegno dell’associazione Luca Coscioni e dal suo tesoriere Marco Cappato, che insieme a decine di persone hanno chiesto che il Consiglio Regionale discuta con urgenza il testo “Liberi Subito”. La proposta, frutto di iniziativa popolare, punta a introdurre tempi precisi e tutele certe per malati che chiedono sostegno per il fine vita.
La richiesta di discussione della proposta di legge “liberi subito” alla regione campania
Il gruppo guidato da Marco Cappato ha indicato chiaramente al Consiglio Regionale di Campania ciò che si attende: la convocazione immediata del dibattito e la votazione della legge popolare denominata “Liberi Subito”. Questo testo mira a garantire a malati con sofferenze impossibili da alleviare procedure veloci e trasparenti per accedere al suicidio assistito, in conformità con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale italiana.
Un appello deciso durante il presidio
Cappato, durante il presidio, ha sottolineato come il Consiglio Regionale continui a evitare un confronto serio sulla proposta ancora ferma al palo. Ha denunciato che oltre settanta persone stanno portando avanti uno sciopero della fame, per sensibilizzare e non lasciare cadere l’attenzione sull’urgenza di questa legge. Il messaggio rivolto ai consiglieri è chiaro: non possono ignorare la sofferenza di chi vorrebbe la possibilità di scegliere dignitosamente il proprio fine vita, oppure manifestare apertamente un no a questa richiesta. La legge regionale si collocherebbe così come applicazione concreta di un diritto già riconosciuto a livello nazionale.
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Lo stallo politico e l’interruzione del dibattito in consiglio regionale
Il summit regionale del 25 marzo aveva segnato un momento importante, quando la proposta “Liberi Subito” è stata formalmente portata in aula. La discussione sembrava sul punto di partire ma è stata sospesa per un argomento tecnico sollevato dal presidente del Consiglio Regionale, Gennaro Oliviero. Oliviero aveva assicurato che la questione sarebbe stata ripresa subito dopo, un impegno però non mantenuto nei tempi auspicati. Questo ritardo ha favorito l’instaurarsi di un blocco pesante che fino ad oggi impedisce ogni progresso sulla proposta di legge.
Tentativi di mediazione e contrasti
In parallelo, il governatore Vincenzo De Luca ha avviato consultazioni con diversi soggetti, compresa la Conferenza Episcopale della Campania. Questo passaggio ha prodotto, di fatto, un congelamento dell’esame legislativo. Le rilevanti opposizioni di natura etica e religiosa, messe sul tavolo in sede di confronto, hanno rallentato ulteriormente ogni avanzamento decisionale. Cosí la proposta rimane agganciata a una discussione che appare infinita, senza risposte concrete per chi attende.
Lo sciopero della fame a staffetta come strumento di protesta e sensibilizzazione
Da metà aprile, l’associazione Luca Coscioni ha promosso uno sciopero della fame a staffetta per rompere questo immobilismo. Oltre 75 persone di vario profilo – cittadini comuni, attivisti, giornalisti e rappresentanti istituzionali della Campania – si sono alternate nel digiuno servendo le proprie energie per sottolineare l’estrema urgenza del tema. Questa scelta, delicata e impegnativa, punta non soltanto a richiamare attenzione mediatica ma anche a mettere pressione morale sulle istituzioni regionali.
Un appello alla dignità e al rispetto della legge
La protesta vuole scuotere le coscienze di chi detiene il potere legislativo affinché non voltino le spalle alle persone che chiedono leggi che tutelino una decisione personale delicata come quella del fine vita. Il presidio e il digiuno segnano un appello diretto, che richiama l’Italia a rispettare i tempi e i principi sanciti dalla Corte Costituzionale. Non sono passati in secondo piano i riferimenti alla dignità umana e al diritto a scegliere quando sofferenze estreme diventano insopportabili e non curabili.
La mobilitazione non mostra segnali di cedimento, anzi accompagna il confronto pubblico su un tema che resta ancora controverso in Campania e nel resto del Paese, ma che interessa da vicino moltissime vite. Il silenzio del Consiglio Regionale e il rinvio del dibattito aumentano la pressione sulle autorità, mentre i manifestanti continuano a chiedere un passo avanti concreto sulla legge sul suicidio assistito.