Papa francesco e l’annuncio della fede: fraternità e presenza in un mondo in cambiamento

Papa francesco e l’annuncio della fede: fraternità e presenza in un mondo in cambiamento

papa francesco rilancia un annuncio di fede basato su fraternità e carità universale, valorizzando la presenza nei contesti periferici e l’eredità spirituale di roma come centro di accoglienza e solidarietà
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L'articolo illustra il messaggio di Papa Francesco, centrato su fraternità, carità universale e presenza attiva verso gli esclusi, rinnovando la missione della Chiesa come comunità solidale e inclusiva. - Gaeta.it

Nel contesto delle sfide contemporanee, il messaggio di papa francesco si concentra su un annuncio della fede animato da fraternità e carità universale. Seguendo le linee indicate dal Concilio Vaticano II, e con richiami espliciti alla sua esortazione apostolica Evangelii gaudium del 2013, il pontefice indica una strada diversa dall’inattività e dalla chiusura rituale. La presenza attiva, specie verso chi è considerato “scarto” dalla società, assume un valore simbolico e concreto nel suo pontificato.

La scelta dei cardinali e il valore della presenza nei “deserti” del mondo

Papa francesco ha rivoluzionato anche la composizione del collegio cardinalizio, puntando su nomine provenienti da luoghi meno rappresentati. Questa scelta riflette la sua convinzione che la presenza effettiva in contesti periferici abbia più peso della semplice quantità o del successo apparente. Il riferimento a Charles de Foucauld, a cui il pontefice spesso allude, indica l’importanza di testimoniare la fede anche in ambienti isolati o difficili, un richiamo a non dimenticare gli “scarti”, cioè coloro che la società tende a escludere.

In effetti, tali “scarti” non sono semplicemente persone ai margini. Nella simbologia cristiana diventano come la pietra scartata che, per la sua stessa natura, diventa pietra angolare del tempio della nuova umanità. È un’immagine potente che ribalta la logica della selezione sociale e religiosa: ciò che viene escluso da un sistema, nella visione cristiana proposta da francesco, assume un valore decisivo.

La presenza del papa nei deserti spirituali o materiali assume quindi la forma di un segno, di una testimonianza concreta di attenzione verso gli abbandonati. Attraverso questa impostazione, la missione della chiesa si sposta da un ruolo di istituzione che domina o giudica a una comunità che si fa vicina e solidale, capace di costruire ponti con chi vive in difficoltà.

Roma eterna e la benedizione urbi et orbi come eredità di fede e cultura

La benedizione urbi et orbi, che il vescovo di roma impartisce regolarmente, mantiene un valore simbolico e storico che travalica i confini della città. Roma si configura come un centro spirituale ma anche culturale, legato alla tradizione cristiana e alla sua storia profonda. Il papa sul soglio di pietro rappresenta infatti una continuità che parte dall’antica Roma celebrata da autori come Elio Aristide nel II secolo.

Nel suo elogio di roma, Aristide sottolineava come in questa civiltà “il centro è ovunque e la periferia da nessuna parte”. Questo concetto mantiene un’eco nella visione di francesco, per cui la chiamata alla presenza e alla cura deve estendersi ovunque, anche dove non si vedono centri apparenti. Dante stesso riconosceva l’importanza della città definendo roma come la radice di una identità universale .

Il colonnato del Bernini, che abbraccia piazza San Pietro, diventa così un simbolo tangibile di questa vocazione all’accoglienza senza confini, un compito che si prolunga nei gesti e nelle parole del papa. Il pontefice deve mantenere e rinnovare questo legame storico e spirituale, unendo radici antiche a un messaggio vivido e rivolto al mondo contemporaneo.

Lo zelo di fraternità e carità universale nell’annuncio della fede

Papa francesco propone una missione che coinvolge il cuore e le azioni dei credenti, richiamandosi alla lettera paolina ai Romani . Invita a evitare la pigrizia spirituale e a mostrare entusiasmo e forza nelle prove quotidiane, mantenendo viva la speranza. Questa tensione tra zelo e amicizia universale deve superare le resistenze delle “protette mura”, le abitudini consolidate e una routine che rende sterile la vita di comunità.

L’esortazione apostolica Evangelii gaudium sottolinea il rischio dell’“accidia egoista”, un atteggiamento che chiude le porte agli altri e costruisce barriere invisibili ma potenti. Francesco invita a spostarsi oltre queste barriere, aprendo la comunità cristiana ad accogliere e sostenere chiunque sia nel bisogno. Si tratta di un appello a trasformare la fede in un’esperienza viva e concreta, legata alla solidarietà e al sostegno reciproco, più che a formalismi o abitudini vuote.

In questo quadro, il messaggio diventa un invito alla responsabilità condivisa e a un coinvolgimento diretto nelle difficoltà altrui. La fraternità si esprime così non come un concetto astratto ma come scelta pratica e quotidiana che deve animare ogni credente. Questo richiede coraggio, cambiamento e disponibilità a uscire dalla propria zona di comfort.

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